Piemonte: esperimento pilota sul prestito partecipativo

La Regione ha approvato un bando finalizzato a rendere più solida la struttura patrimoniale delle piccole e medie imprese e a diversificarne le fonti di finanziamento, mantenendone inalterata l’autonomia gestionale.

Per la prima volta (finalmente!) una misura pubblica volta a favorire la ricapitalizzazione d’impresa coglie nel segno. Nella fattispecie si tratta dell’iniziativa di Regione Piemonte, riconducibile ai fondi derivanti dalla legge 34/2004, Piano straordinario per l’occupazione, Asse IV, misura IV.1. Durante l’estate la Giunta Regionale piemontese ha approvato la linea che mira a incentivare un miglior equilibrio finanziario delle Pmi. La misura è divenuta operativa il 20 luglio 2010 e ha immediatamente incontrato il favore degli operatori economici. Lo sportello telematico (la presentazione è effettuabile tramite internet, con carta a seguire) è stato letteralmente preso d’assalto, tanto che a distanza di 3 mesi dall’apertura del bando le domande hanno già ampiamente saturato la dotazione finanziaria. Oltre 60 milioni di euro di richieste contro una dote di circa 18 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione. Al di là della concessione o meno del finanziamento partecipativo agevolato, che avverrà comunque in tempi congrui (si parla di circa 60 giorni dalla presentazione della domanda) rimane il nodo dell’erogazione. Le prime stime identificano in circa un anno e mezzo il periodo d’attesa per vedersi materialmente accreditati i soldi sul proprio conto corrente. Ovviamente stiamo parlando di tutte quelle richieste pervenute allo sportello telematico a risorse esaurite (per le prime domande, fino al raggiungimento della soglia dei 18 milioni di euro il problema non si pone). Fa fede l’ordine cronologico di presentazione della domanda. La procedura assegna un protocollo telematico al momento dell’inserimento della richiesta di agevolazione da parte dell’impresa.

Le chiavi di successo
Più d’una, a mio parere. Innanzitutto Regione Piemonte ha scelto bene i tempi. La sensibilità da parte del mercato (Piccole e Medie imprese) riguardo al tema dell’equilibrio finanziario è massima in questo momento. Basilea 2 a regime, lo spettro di Basilea 3 sempre più tangibile, la stretta creditizia, la crisi economica perdurante… Tutto sembra giocare a favore di una presa di coscienza da parte dell’imprenditore riguardo all’importanza di capitalizzare adeguatamente il proprio business, la propria azienda. Tutti ormai hanno capito che dipendere troppo dal sistema finanziario può essere estremamente pericoloso e foriero di cadute irrimediabili. Creata la cultura, il successo del prodotto viene da sé.
L’elasticità dello strumento costituisce un’altra chiave di successo. A differenza di altri precedenti esperimenti, la misura regionale prevede la possibilità di costruire l’aumento del patrimonio netto societario utilizzando strumenti variegati. Non più soltanto l’aumento di capitale sociale in senso stretto, con apporti più o meno immediati dei soci, che devono disinvestire dal proprio patrimonio personale risorse che hanno già subito in passato una tassazione. Ora l’imprenditore ha un’arma in più per raggiungere l’obiettivo della misura agevolativa: utilizzare gli utili netti, inviandoli a riserva. Niente più nuovi apporti, quindi, ma la rinuncia alla distribuzioni di dividendi futuri. Molto più facile da far digerire.
Da non sottovalutare anche l’aspetto della destinazione delle risorse: il finanziamento agevolato può essere concesso a fronte di generici “programmi di miglioramento aziendale”. Necessitano dunque degli investimenti, ma ad ampio spettro e anche molto variegati. Rientrano tipologie di spesa escluse da quasi tutte le altre forme agevolative, quali ad esempio le spese sostenute sugli immobili aziendali. Ma rientra anche la riqualificazione energetica, i macchinari, le spese per fiere ed eventi, la costruzioni di una rete commerciale…
In ultimo l’abbinamento di un buon prodotto finanziario (un finanziamento appetibile), con un bonus finale (contributo a fondo perduto). Il primo è costruito in maniera intelligente: 70% con risorse regionali a tasso zero; 30% con fondi bancari a tassi comunque contenuti e preventivamente definiti in base a convenzioni tra la finanziaria regionale e gli istituti di credito. La quota a tasso zero abbina inoltre la gratuità al fatto di permettere all’impresa di indebitarsi ad un tasso fisso per la stragrande maggioranza del debito, mettendola al riparo di incrementi del costo del denaro. Il bonus finale pari al 5% della quota di finanziamento erogata con fondi pubblici rappresenta la ciliegina sulla torta.
La durata dell’operazione finanziaria è congrua, si parla di 60 mesi, di cui 12 di preammortamento. L’impresa ha, seppur con step di controllo intermedi, un arco temporale adeguato per trasformare la propria redditività netta in patrimonio. Alla fine dell’operazione l’impresa potrà alternativamente imputare a capitale sociale gli accantonamenti effettuati, piuttosto che iscriverli ad apposita riserva (Riserva ex Misura IV.1). Anche qui un’opzione interessante, che permette all’imprenditore di gestire secondo le sue preferenze (capitale sociale al di sopra o al di sotto di una certa soglia) la suddivisione del patrimonio netto aziendale, senza incidere sul suo livello complessivo.

Gli elementi di criticità
Il tempo, prima di tutto. La misura ha incontrato, come già detto, il favore del mercato. 18 milioni di stanziamento, oltre 60 milioni di euro richiesti dalle Pmi a tre mesi dall’apertura della misura. Si parla di un anno e mezzo per ottenere l’effettiva erogazione del finanziamento. Bisogna vedere se l’impresa può aspettare tanto. Se può procrastinare gli investimenti o affrontarli con risorse proprie (o con prefinanziamenti bancari).
La richiesta telematica con cui si accede all’agevolazione non è esattamente quanto di più lineare ci si possa aspettare. Un po’ ingarbugliata e confusionaria, mette alla prova chi intende utilizzare la misura.
L’aumento di patrimonio netto non basta da solo a permettere l’accesso alla misura. Deve essere accompagnato da un programma di investimenti. Niente investimenti, niente agevolazione. In tempo di crisi e di incertezza, quanti investono?

Analisi della misura

Identificazione. Programma 2006/2010 per le attività produttive; Lg 34/2004. Piano straordinario per l’occupazione Asse IV misura IV.1 approvato dalla Giunta Regionale Piemontese in data 21 giugno 2010.

Dotazione finanziaria. Euro 18.350.000,00.

Beneficiari. Piccole e Medie imprese Piemontesi costituite sotto forma di Spa, Srl e Sapa. Escluse le imprese cosiddette “in difficoltà” ai sensi dell’art. 1 paragrafo 7 del Reg. Ce 800/2008.

Iniziative ammissibili. Concessione di un finanziamento agevolato alle imprese che abbiano deliberato un aumento di capitale non inferiore a euro 50.000 a fronte di programmi di miglioramento aziendale.
L’aumento di capitale dovrà rispettare alcuni parametri:

  • nel caso in cui dall’ultimo bilancio approvato il rapporto tra patrimonio netto e totale passivo sia minore o uguale al 10%, sarà necessario che post aumento il rapporto migliori, crescendo oltre il 10%, tenuto conto anche delle nuove grandezze poste in essere (nuovo finanziamento e aumento di capitale);
  • nel caso in cui dall’ultimo bilancio approvato il rapporto tra patrimonio netto e totale passivo sia maggiore del 10% , l’aumento di capitale dovrà essere uguale o maggiore del 20% del totale del patrimonio netto preesistente.

L’aumento di capitale dovrà risultare da apposita delibera di assemblea dell’impresa richiedente. Non sono consentiti apporti di beni in natura o di crediti. Sono consentiti apporti in denaro e/o accantonamenti a riserva di utili realizzati a partire dall’esercizio in corso alla data di presentazione della domanda. In caso si opti per l’accantonamento a riserva degli utili, entro 24 mesi dalla data di concessione dell’agevolazione si dovranno effettuare accantonamenti per un importo pari ad almeno il 50% dell’importo del finanziamento richiesto. Entro 48 mesi dalla data di concessione dell’agevolazione l’operazione di aumento di capitale tramite accantonamenti a riserva dovrà essere interamente completata.
Riguardo al “programma di miglioramento aziendale”, possano rientrare tra le spese finanziabili, a titolo esemplificativo, i macchinari, gli impianti, le spese per fiere ed eventi, il rifacimento o la costruzione di una rete commerciale, le spese sugli immobili aziendale, le scorte.

Forma ed entità agevolazione. L’agevolazione è costituita da un finanziamento agevolato a copertura del 100% dell’aumento di capitale, oltre a un contributo a fondo perduto fino ad un massimo del 5% della quota di finanziamento erogata con fondi pubblici regionali. Esso viene erogato in unica soluzione alla conclusione dell’operazione.
Il finanziamento in questione viene erogato in un’unica soluzione ed è costituito:

  • per il 70% da fondi regionali a tasso zero;
  • per il 30% da fondi bancari a tassi convenzionati in funzione di accordi tra la finanziaria regionale Finpiemonte e il mondo bancario.

Non è richiesta a priori la garanzia di un consorzio fidi, ma se presente deve essere estesa anche ai fondi regionali.
La durata del finanziamento è di 60 mesi, di cui 12 di preammortamento.

Procedura di accesso all’agevolazione. Le domande devono essere inoltrate via internet compilando l’apposito modulo telematico reperibile sul sito http://www.regione.piemone.it/industria/por/procedura.htm a partire dal 20 luglio 2010.
La versione cartacea della domanda, messa a disposizione dal sistema a conclusione della compilazione in modalità telematica, deve essere sottoscritta dal legale rappresentante dell’impresa e inviata, con apposizione di una marca da bollo ogni 4 pagine, tramite raccomandata A/R a Finpiemonte Spa entro cinque giorni lavorativi dall’invio telematico. Devono essere allegati:

  • copia conforme all’originale della delibera dell’assemblea dei soci relativa all’aumento di capitale;
  • copia dell’ultimo bilancio approvato prima della delibera di aumento di capitale;
  • fotocopia di un documento di identità del legale rappresentante dell’impresa che sottoscrive la domanda in corso di validità.

La procedura è a sportello, vale a dire che l’ordine cronologico stabilisce la ripartizione delle risorse.
Entro 60 giorni il Gruppo Tecnico di Valutazione si esprime sulla ammissibilità della domanda. In caso di valutazione positiva l’esito viene comunicato all’istituto finanziario indicato dall’impresa richiedente, al fine di stabilire la “bancabilità” dell’operazione. A sua volta la banca delibera entro 60 giorni. Seguono concessione dell’agevolazione, da parte di Finpiemonte (finanziaria regionale) e, secondo disponibilità, erogazione del finanziamento.

Obblighi dell’impresa beneficiaria. L’imprese è obbligata ad effettuare l’aumento di capitale mediante versamento dei soci e/o accantonamenti di utili corrispondenti al finanziamento percepito, da imputarsi al capitale sociale o, in alternativa, ad apposita riserva denominata “Riserva ex Misura IV.1 Piano straordinario per l’occupazione Regione Piemonte”. Deve inoltre:

  • per almeno sette anni dal perfezionamento dell’operazione, mantenere l’attività nell’unità locale produttiva presente in Piemonte;
  • fatti salvi i casi di copertura di perdite accertate in bilancio, non effettuare riduzioni di capitale sociale o di altre riserve di patrimonio netto mediante distribuzione di utili ai soci che determinino un valore di patrimonio netto inferiore al valore raggiunto con il perfezionamento dell’operazione di aumento di capitale. Tale condizione deve essere mantenuta per cinque anni dalla data di erogazione del finanziamento.

Glossario

Covenant: obbligo a mantenere determinate politiche di bilancio o determinati rapporti economico finanziari all’interno del bilancio d’esercizio
Business Plan: analisi economico finanziaria prospettica dell’impresa in virtù di un nuovo investimento o di una manovra che modifichi in modo sostanziale l’attuale situazione dell’azienda.
Duration: durata del periodo di ammortamento di un prestito
Leverage: rapporto di leva; rapporto tra i debiti finanziari (debiti verso le banche a medio e breve termine) e il patrimonio netto (capitale sociale + riserve + utili non distribuiti + finanziamenti soci in conto futuro aumento di capitale).

 

(per maggiori approfondimenti vedi Finanziamenti e credito, Novecento Media)

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