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PFU: la digitalizzazione del patrimonio degli archivi genera valore

Massimiliano Grippaldi, Regional Sales Manager di PFU (EMEA) Limited, spiega come la digitalizzazione del patrimonio degli archivi sia un generatore fondamentale di valore.

Sono 100 gli archivi di Stato in Italia collocati nel rispettivo capoluogo di altrettante delle 107 province italiane. A questi si aggiungono 35 sezioni di archivi di Stato, tutti in possesso di un patrimonio documentario importante.

Il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (PND), redatto dall’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library del Ministero della Cultura, costituisce la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, cogliendo l’opportunità offerta dal digitale per creare un ecosistema della cultura capace di incrementare la domanda potenziale e ampliare l’accessibilità per diversi segmenti di pubblico.

Ma, se una volta, la digitalizzazione non era altro che l’offerta di riproduzioni digitali di documenti, quasi 40 anni dopo non possiamo più considerare scansione e digitalizzazione come sinonimi: utilizzando la tecnologia di oggi, possiamo trasformare semplici documenti in dati elaborati con uno scopo e una struttura che forniscono valore reale, democratizzandone l’accesso e favorendo il processo di diffusione della cultura.

Massimiliano Grippaldi, Regional Sales Manager di PFU (EMEA) Limited
Massimiliano Grippaldi, Regional Sales Manager di PFU (EMEA) Limited

Le iniziative in tal senso non mancano.

Prendiamo ad esempio il Vaticano che ha adottato gli scanner fi-7900, supportati dal software Paperstream, per contribuire alla dematerializzazione dell’archivio del Dicastero per la Comunicazione. Il progetto comprendeva un’ampia varietà di documenti risalenti a oltre 100 anni fa, da newsletter rilegate in volumi, a libri e opuscoli fino ad annunci di eventi.

Trattandosi di documenti lunghi e dettagliati, qualsiasi errore nella digitalizzazione avrebbe potuto compromettere la comprensione di interi documenti. Da qui l’importanza di disporre di una soluzione in grado di dematerializzare accuratamente diverse tipologie di documenti, ma allo stesso tempo di garantire la corretta conservazione della delicata carta.

Una delle iniziative più recenti è quella di Invitalia che – in qualità di centrale di committenza unica per i progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale previsti dal PNRR – a inizio ottobre ha indetto una gara del valore di 27,9 milioni di euro per digitalizzare gli archivi del catasto e le biblioteche e costituisce uno degli interventi più significativi mai condotti nel settore a livello sia italiano sia europeo.

La digitalizzazione del patrimonio degli archivi è un generatore fondamentale di valore all’interno della società e una leva strategica atta a custodire quanto abbiamo ereditato dal passato per costruire il senso del presente e proiettare i nostri valori verso il futuro.

Grazie alle tecnologie digitali siamo in grado di delineare nuovi scenari di comunicazione, condivisione e scambio, dando luogo a un nuovo contesto valoriale e a nuove forme di funzione, salvaguardando al tempo stesso la memoria storica dai rischi di deperimento.

Tuttavia, sarà necessario dotarsi di una strategia atta ad armonizzare la dimensione culturale dei materiali da digitalizzare con la gestione tecnologica degli stessi in modo da garantire innovazione nelle modalità di consultazione degli utenti.

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