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Per Red Hat il futuro della virtualizzazione è cloud native

La virtualizzazione cambia, consente la convivenza di container e macchine virtuali e si orienta sempre di più al cloud native. Nel corso degli ultimi anni, il mercato ha assistito a una notevole trasformazione nell’ambito della virtualizzazione, complici anche le scelte strategiche di alcuni dei protagonisti di questo settore, spingendo le imprese a rivedere le proprie di strategie e adottare approcci più moderni e agili. Se in passato la virtualizzazione era principalmente basata su virtual machine, oggi sta crescendo sempre di più l’interesse verso approcci cloud-native che combinano macchine virtuali e container sulla stessa piattaforma.

 

Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia

Questo è proprio quanto Red Hat si prospetta di fare la propria piattaforma Openshift Virtualization, offrendo un approccio integrato alla virtualizzazione cloud-native, consentendo alle aziende di utilizzare tecnologie all’avanguardia e rimanere competitive attraverso una migrazione facilitata delle proprie applicazioni e architetture, in un mercato che è sempre più orientato al cloud.

Sono nel cloud i maggiori investimenti delle aziende. E lì vogliono migrare

Il mercato sta puntando sempre di più su tecnologie abilitanti come l’AI, la blockchain e il cloud, e così sarà anche per i prossimi anni – commenta Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia -. L’intelligenza artificiale, in particolare, consente l’automazione di processi che prima richiedevano intervento umano, e per questo sta ottenendo grande attenzione dal mercato, pur riscontrando investimenti ancora bassi. Anche di blockchain se ne parla molto più rispetto al suo utilizzo effettivo. Mentre è il cloud computing che domina il panorama aziendale sia in termini di spesa che di intenzioni di investimento, concentrandosi soprattutto su cybersecurity e sulla migrazione delle applicazioni, considerando che già oggi oltre la metà delle applicazioni aziendali risiede nel cloud. La tendenza è di migrare verso un hybrid cloud, con una suddivisione del mercato che evidenzia l’importanza della scelta tra cloud virtuale e privato, oltre alla crescente necessità di automatizzare i data center, visti gli alti costi necessari per mantenerne l’efficienza operativa”.

Il mercato del cloud in Italia

Parallelamente, il Worldwide Virtual Machine Software Forecast, 2023–2027, prevede che i sistemi di virtualizzazione tradizionali mostreranno un andamento stabile con un CAGR del 1,3%, mentre si osserva un notevole aumento nell’adozione della containerizzazione, con un CAGR del +23,4%, indicando come la tendenza attuale sia quella di virtualizzare direttamente sui container, un cambiamento che impone agli operatori IT, inclusi partner e reseller, di adottare le tecnologie più innovative per rimanere al passo con i tempi.

Il mercato delle virtual machine a confronto con il mercato dei container

Al momento, la scelta più perseguibile, secondo Red Hat, è quella di fare coesistere virtual machine e container in ambienti ibridi per poterne semplificare la gestione.

Red Hat OpenShift Virtualization, un’unica piattaforma per VM e container

L’adozione di una singola piattaforma per la gestione sia delle virtual machine sia dei container offre vantaggi sia in termini operativi che di gestione dei costi – specifica Rinaldo Bergamini, OpenShift Platform Leader di Red Hat -, consentendo di consolidare tutti gli aspetti della gestione sotto la responsabilità di un’unico team ed evitare silos. Red Hat OpenShift Virtualization, è la piattaforma che permette la gestione convergente di macchine virtuali e container, portando a una standardizzazione dei processi che facilita e velocizza l’accesso agli amministratori grazie a configurazioni predefinite”.

Rinaldo Bergamini, OpenShift Platform Leader di Red Hat

Il percorso di migrazione che Red Hat propone è altamente flessibile e adattabile in base alle singole esigenze o scelte delle aziende.

Nel caso che la migrazione delle applicazioni sia impossibile da effettuare mediante refactoring, considerato il metodo ottimale, che implica la loro modernizzazione attraverso la transizione da macchine virtuali a container, si può comunque optare per un “lift and shift” della macchina virtuale all’interno di OpenShift.

Opportunità per i partner che offrono alternative ai lock-in

In questo modo vengono estesi i benefici di Openshift anche alle macchine virtuali all’interno della stessa piattaforma, utile per quelle tante aziende che attualmente utilizzano ambienti tradizionali di virtualizzazione e che non vogliono rimanere ostaggi di lock-in e adottare tecnologie alternative che il mercato offre. Un’opzione che ha messo in fermento anche il canale dei partner, che su input dei clienti sta cercando di valutare alternative a tecnologie di virtualizzazione tradizionali” conclude Bergamini.

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