Per il Censis il cellulare è solo per la voce

Il rapporto analizza la relazione fra italiani e comunicazione. E indica come marginali i servizi non voce. Non è proprio così

Gli italiani il telefonino lo usano sempre di più. Secondo
il quarto rapporto Censis sulla comunicazione il 70,9% lo utilizza
quotidianamente. Un balzo notevole rispetto al dato di un paio d’anni fa quando
chi aveva un cellulare e lo usava almeno una volta alla settimana il 75,3% degli
italiani, ma solo il 47,6% lo adoperava con maggiore frequenza.

Meglio ancora fanno i giovani. Il 94% dei
ragazzi
tra i 14 e i 17 anni lo usa, mentre tra i 18 e
i 29 anni si arriva al 96,2%. In quest’ultima fascia d’eta’ il consumo di
televisione, anche solo occasionale si attesta al 96,7%. Nelle persone anziane
l’uso del telefonino e’ fermo invece al 38,8%.





Ma qual è l’uso che gli italiani fanno del cellulare?
il 69,1% lo usa oltre che per le telefonate anche per scambiarsi sms mentre gli
altri impieghi sono ancora ”estremamente marginali”
secondo il Censis. Il 6,4% ci gioca (anche se tra i giovanissimi il dato arriva
al 27,5%) mentre il collegamento ad internet e’ estremamente raro: solo tra gli
uomini si arriva al 3,3% e nella fascia 30/44enni al 3,6%. Sulla marginalità di
servizi come la navigazione su Internet e le videochiamate è d’accordo anche
Forrester research che ha intervistato oltre 18mila consumatori europei che il
cellulare lo utilizzano soprattutto per parlare e mandare messaggi. Il
quadro però cambia
se diamo un’occhiata ai dati Assinform e del
Politecnico di Milano. Il rapporto dell’Associazione che riunisce i vendor del
Ict stima infatti una minima crescita dell’Arpu dei servizi voce e una più
forter accelerazione di quello relativo ai servizi voce.


L’Arpu, è la spesa media degli utenti che usufruiscono di determinati
servizi. L’Arpu voce è cresciuto dello 0,2% nel 2004 raggiungendo 329,7 euro
rispetto ai 328,9 del 2003 e 316,8 del 2002. L’Arpu non voce è cresciuto
invece del 17,3%
arrivando a 60,2 euro contro i 51,3 del 2003 e i 39,1
del 2002. Altri dati che danno un’idea della consistenza economica dell’area dei
servizi non legati alla voce arriva dall’osservatorio del Politecnico di
Milano
secondo il quale oltre seicento milioni di euro rappresentano la
stima del mercato dei mobile Vas, il 50% in più rispetto al 2003. in pratica,
afferma l’ateneo milanese, si tratta del 3% dei fatturati complessivi degli
operatori di telefonia mobile, ma è una cifra che in termini assoluti vale
cinque volte il mercato della pubblicità online e un terzo dell’intero mercato
dell’e-commerce business to consumer. Con una facile revisione il rapporto
indicava la musica come uno dei segmenti destinati a un forte
sviluppo

. Un’opinione confermata dalla sviluppo dei servizi di download dei vari carrier fra i quali, per citare un esempio, quello di 3, da gennaio 2004 a maggio 2005 ha registrato il download di 8,4 milioni di brani.

Sempre la ricerca del Censis divide gli italiani in cinque categorie a seconda del loro rapporto con la tecnologia.
Ci sono gli alieni, che valgono il 20% e che
con cellulari e Internet non ci azzeccano, gli attardati (24%) indifferenti o
diffidenti verso l’hi tech e che come la categoria precedente è popolata
soprattutto di donne, i tiepidi (25%) che utilizzano soprattutto il cellulare e
poco Internet, gli sperimentatori (17%) che utilizzano
intensamente la rete e i telefonini e cercano di personalizzare
le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e il 14% che fa parte dei “Semplicemente consumatori” che usano internet e i
telefoni cellulari con regolarità, per attività di lavoro e professionali e
anche in privato.

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