Per Ibm Global Financing la normativa Basilea 2 premia la trasparenza

Dalla unit di Big Blue arriva un concreto incoraggiamento alle Pmi: nessuna penalizzazione viene dal nuovo accordo sottoscritto dalle banche centrali dei Paesi più industrializzati. Anzi, va visto come un meccanismo che incentiva le società a perseguire la strada del rigore.

 


 


C’è parecchia perplessità tra le piccole e medie imprese italiane su Basilea 2. L’accordo, sottoscritto tra le banche centrali dei Paesi più industrializzati, richiede agli istituti di credito l’accantonamento di quote di capitale proporzionali al rischio derivante dai crediti concessi.


Le banche devono, cioè, creare delle riserve di credito non più su base proporzionale ai capitali impegnati, ma in base alla tipologia e al rischio dei crediti concessi ai loro clienti.


Ciò significa che l’accesso al credito per le aziende è oggi subordinato a un’analisi e all’attribuzione di un rating, basato sia sui dati di bilancio sia su piani industriali, di sviluppo o di risanamento.


È chiaro che le piccole e medie imprese si sentano in qualche modo minacciate da questo meccanismo e temano nei loro confronti una restrizione nell’accesso al credito o, per lo meno, una costante applicazione di tassi di interessi più elevati a causa della loro scarsa patrimonializzazione.


Ibm Global Financing (Igf), l’organizzazione finanziaria di Ibm, non è però di questo avviso e invita le piccole e medie imprese a considerare i requisiti di Basilea 2 come un’opportunità per rendere più efficace l’allocazione delle risorse finanziarie, facilitando l’accesso al credito (peraltro a condizioni più favorevoli) alle aziende più meritevoli.


"La trasparenza – sottolinea Luca Chiarito, direttore Ibm Global Financing per il Sud Europa – deve diventare premiante e deve essere incentivata la capacità delle aziende di mantenere rigore nei propri bilanci e di comunicare piani previsionali e di sviluppo".


Cosa che del resto i clienti di Igf dovrebbero già saper fare, dal momento che l’azienda utilizza dei criteri di concessione del credito in linea con i requisiti di Basilea 2. Ed, evidentemente, la trasparenza non è una logica così "spaventosa" se nel corso del 2003 Ibm ha visto crescere in modo significativo il numero di richieste di accesso al credito da parte di clienti e partner e se oggi finanzia due server su tre venduti, oltre a un pc ogni 3. Lo scorso anno la unit ha rappresentato il 4% del bilancio totale di Ibm e oltre il 12% del profitto e per quest’anno conta di mostrare tassi di crescita interessanti. Igf si propone come leva di congiunzione tra domanda e offerta di tecnologia, avendo come ritorni sia i margini finanziari derivanti dall’attività diretta, sia tutte le opportunità che nascono dalla gestione degli asset e dal remarketing dell’usato a fine locazione. Offre, infatti, servizi finanziari (leasing, locazione, prestito commerciale) a clienti a partire da 10mila euro, e servizi ai partner, incluso il finanziamento del capitale circolante nel breve periodo. "La leva finanziaria – sostiene Chiarito – è diventata determinante nelle relazioni commerciali. E ancora di più nelle strategie di un’azienda, che ha la possibilità di indirizzare il capitale disponibile verso l’acquisto di beni destinati all’attività primaria, come macchinari e strumentazione, e di accedere ai finanziamenti per l’infrastruttura tecnologica".

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