Per Ibm Bcs, l’outsourcing spiana la strada all’e-business on demand

Con un approccio incrociato per settore d’industria e per solution area, la società individua i quattro principali aspetti che si pongono alla base del nuovo modello. Le aziende potranno, così, adattare in modo dinamico la propria organizzazione.

 


Per permettere alle aziende di reagire agli stimoli provenienti dal mercato, adattando in modo dinamico la propria organizzazione, Ibm Business Consulting Services propone l’e-business on demand. In un’evoluzione che sarà graduale, la società individua quattro caratteristiche principali del nuovo concetto: reattività nel percepire i cambiamenti in atto, flessibilità nell’adeguamento delle strutture di costo e dei processi, focalizzazione sulle proprie competenze core e sugli asset distintivi e, infine, rapidità di recupero rispetto alle innovazioni e ai rischi inaspettati. In questo modo, l’e-business on demand permette di vedere e gestire l’azienda come un’entità integrata.


Per diffondere il suo "verbo", Ibm Bcs, nata a seguito dell’acquisizione da parte di Ibm di PwC Consulting (l’unità di PricewaterhouseCoopers dedicata ai servizi di consulenza globale di management), che nel nostro Paese conta quasi 2mila risorse, si è organizzata secondo una struttura "matriciale", come spiegato da Marco Beltrami, Human Capital Solutions senior consultant, Ibm Bcs, che ha proseguito: "Posto che i progetti che noi affrontiamo spaziano dagli aspetti strategici a quelli implementativi, il nostro approccio al mercato avviene partendo da una prospettiva per area d’industria<".


In particolare, i settori seguiti sono Public, Industrial, Distribution, Financial service e Communication. A questi si aggiunge il comparto trasversale Small & medium business, che coinvolge le aziende che non superano i 500 milioni di euro di fatturato e che sono presidiate da una specifica unità dedicata.


In termini di servizi offerti, Ibm Bcs copre dal go-to-market, ai modelli organizzativi, allo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica, compreso l’outsourcing, che, nella visione della società, è deputato a spianare la strada all’e-business on demand.


"Declinata maggiormente, la nostra offerta si articola per solution area e l’e-business on demand rappresenta la naturale evoluzione di ciascuna di queste", ha proseguito Beltrami. Al fianco di Scs (Strategic change solution), che copre dalla definizione delle strategie, alla relativa implementazione, ai grossi progetti di revisione delle strutture organizzative, si pongono l’area Crm e quella di Fms (Financial management solution), per gli aspetti contabili e di controllo di gestione, i sistemi di pianificazione, la definizione del modello d’implementazione. A queste si aggiungono la Supply chain and operation solution (Scos), per gestire la filiera del processo manifatturiero, quella orientata alle risorse umane (Human capital), che affronta dallo sviluppo delle competenze, al learning, l’e-Bi (Business innovation), che presidia le competenze di carattere più tecnologico, e, infine, la Bto (Business transformation outsourcing).


"Al nostro interno – ha proseguito il manager – ogni persona si caratterizza per due variabili, vale a dire il sector a cui appartiene e la solution area per la quale presenta maggiori competenze. In pratica, si può dire che il mercato è affrontato per settore, mentre le solution area presidiano il know how e il profilo dell’offerta".


La scelta del team che dovrà realizzare il progetto è guidata dal settore di intevento, coinvolgendo le risorse più adatte in funzione delle competenze. "È raro che un progetto possa essere completamente seguito e risolto da una medesima solution area – ha puntualizzato Beltrami -. A capo della squadra, secondo un approccio abbastanza tradizionale, viene posto un project manager. Ci sono situazioni in cui si opera in stretta relazione con il cliente, creando un gruppo misto, ma non esiste una regola generale, se non quella che la nostra intenzione è di essere considerati dei veri e propri partner". L’approccio al servizio vede la convivenza di progetti di consulenza pura (spesso di dimensione ridotta ma a elevato contenuto specialistico) e di implementazione It (complessi e molto consistenti).

Il modello da adottare


Per orientarsi all’e-business on demand, l’impresa deve adottare un atteggiamento attivo nella gestione del rischio, privilegiando strade nuove, come il business transformation outsourcing, e gestendo le proprie operazioni attraverso il ricorso a servizi esterni che trasformano le strutture a costo fisso in costi variabili. Ma sono poche le aziende che possono ricominciare da capo. Dopo l’analisi del modello di business e della struttura manageriale si deve acquisire una reale conoscenza delle best practice e di come sono disegnati i processi.


"L’e-business on demand potrà essere interpretato solo quando sarà pienamente realizzato – ha proseguito il manager -. Per noi, costituisce un’evoluzione di quanto le aziende hanno fatto fino ad ora, in particolare, negli anni 90 con lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche, soprattutto sul Web">.


Ibm Bcs vede l’e-business on demand come una risposta anche al fatto che sempre più spesso, poi, le imprese operano secondo il concetto di network integrato. "L’unione della volontà di rendere più evolute le soluzioni e di lavorare in modo connesso – ha continuato Beltrami -, produce come risultato proprio l’e-business on demand. È questa la nostra scommessa e stiamo cercando di creare proposte e soluzioni secondo tale logica".


L’outsourcing costituisce il passaggio intermedio, da considerare in termini di strategia. "È una leva su cui intendiamo fare business per i prossimi cinque anni – ha concluso Beltrami -, e che assiste allo sviluppo, in particolare, della parte inerente alle applicazioni legate alle risorse umane". Ibm ha già una sua tradizione di outsourcing dei processi tecnologici e l’e-business on demand si affermerà seguendo una curva di crescita progressiva. Per giungere a tale meta, la società collabora con le varie aziende controllate e affiliate a Ibm.

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