Per Gartner, e-business equivale a integrazione tra asset fisici e digitali

All’ItXpo europeo, che si è svolto a Firenze, i principali analisti dell’istituto di ricerca hanno centrato buona parte dei propri interventi sui nuovi postulati della new economy. L’Europa, essendo partita più in ritardo rispetto agli Usa, può evitare errori di strategia verso il Web.

L’e-business è destinato in breve tempo a essere integrato nel core business aziendale e, quindi, a scomparire come entità a se stante. Questo è uno dei messaggi forti che il Gartner Group ha trasmesso al pubblico intervenuto al Symposium ItXpo, svoltosi a Firenze. Per definire le nuove aziende, che usciranno dal processo evolutivo oggi appena iniziato, l’istituto di ricerca ha coniato la nuova definizione di “Net Liberated Organization” (Nlo). Quelle che avranno successo dovrebbero riuscire a risparmiare sui costi operativi in percentuali oscillanti fra il 15 e il 40%. E l’Europa pare in buona posizione nella corsa, perché, rispetto agli Usa, può beneficiare oggi del conservatorismo mostrato rispetto alla prima onda della new economy, oggi in crisi. Il modello Nlo di Gartner richiede, ovviamente, un ridisegno pressoché completo delle organizzazioni di business, nel quale le aziende dovranno concentrarsi solo sulle attività realmente strategiche, demandando a terze parti tutto il resto.
Ma, attenzione a non parlare di outsourcing (concetto che non ha attecchito troppo, fino a oggi): anche qui Gartner ha mostrato di voler coniare in proprio, esponendo il concetto di “strategic sourcing”, che implica una stretta collaborazione con i partner prescelti.


Il cambiamento non sarà facile né indolore. Le aziende dovranno guardare a quanto raccolto fino a oggi e decidere cosa tenere. In prospettiva, saranno da mettere in conto dismissioni di attività e tagli di organici. L’obiettivo è di rendere più efficienti i processi di business, mettendo al centro le relazioni con fornitori, clienti e anche concorrenti, in qualche caso. Saranno le tecnologie Internet a liberare le aziende, piuttosto che il contrario. Ci vorranno, però, alcuni anni per completare il processo, il quale, dopo una fase di disillusione inevitabile, dovrebbe compiersi fra il 2004 e il 2006.
Come detto, l’Europa potrebbe trovarsi in posizione migliore rispetto agli Usa, in quest’ottica. Da noi, secondo il vice presidente Emea di Gartner, Alexander Drobik, il tempo è stato speso soprattutto a ponderare le opportunità dell’e-business, mentre gli americani sono partiti in quarta con la creazione di dotcom, buona parte delle quali oggi è in difficoltà. Il consiglio dell’analista ora è di non prendere iniziative affrettate e pensare, invece, a legare le strategie di business alla Rete, facendo leva sia sugli asset fisici che su quelli digitali.



Un B2B inferiore alle attese


Tuttavia, malgrado una crescita complessiva che sfiora il 300%, con 81 miliardi di euro di fatturato, il mercato europeo del commercio elettronico B2B non sta procedendo ai ritmi previsti nel recente passato. Gartner calcola, comunque, un potenziale di 1.940 miliardi di euro per questo tipo di attività nel 2005 a dispetto di un tasso di penetrazione non del tutto incoraggiante. Nell’anno passato, le transazioni on line hanno rappresentato appena lo 0,3% del valore totale degli scambi B2B tra le aziende europee. Entro il 2005 questa percentuale dovrebbe essere del 6%. “Nel 2000 ci sono stati molti annunci da parte di grandi aziende europee – ha riferito la responsabile della ricerca, Petra Gartzen -. Ma in genere si tratta solo della fase iniziale di piani che normalmente richiedono fino a un anno di lavoro. Nell’arco dei prossimi due anni vedremo i risultati dei primi progetti pilota, alcuni dei quali potrebbero generare un sensibile volume transazionale”.


Prima del 2003, dunque, secondo Gartner, i marketplace finora realizzati non dovrebbero raggiungere un valore molto cospicuo. Non solo. “L’Europa non è omogenea come gli Stati Uniti – ha concluso Gartzen -. Germania, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito sono i più avanzati, mentre Francia e Italia sono più lente. Specialmente l’Italia dove è accaduto ben poco in questo campo”.

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