Stando a Piccola Industria di Confindustria, il modello industriale forgiato negli anni Settanta non è più in grado di competere nello scenario globale postcrisi e nella nuova stagione dello sviluppo sostenibile.
Mai come oggi la crescita dimensionale delle aziende diventa necessaria e passa, prima ancora che da fatturato e numero di addetti, da un salto culturale da realizzare in termini di conoscenza, governance e struttura aziendale. Se ne parla nel volume “Costruire il futuro: le Pmi protagoniste“, realizzato dalla Piccola Industria di Confindustria, all’interno del quale viene analizzata la situazione della piccola impresa italiana e confrontata con la realtà economica del Paese dopo la crisi.
Proprio gli industriali indicano le priorità per “adeguarsi ai tempi” e la strada per competere nel mercato globale dove, “la piccola dimensione dell’impresa risulta negativamente correlata con tutti gli elementi scelti per rappresentare i punti di forza di un sistema industriale moderno: l’apertura del sistema proprietario a capitali e soggetti esterni alla famiglia, la struttura manageriale della gestione, un rapporto innovativo con i mercati esteri, un’elevata innovazione di prodotto e di processo”.
In questo scenario, sempre secondo gli interpreti di Confindustria, anche il sistema delle piccole imprese localizzate in distretto diventa insufficiente, tanto che l’invito è a “immaginare un nuovo modello di industria, caratterizzato da lineamenti originali, all’altezza delle nuove sfide globali e di un nuovo ruolo dell’economia italiana nella divisione internazionale del lavoro”. Anche perché, in una fase in cui si affronta il tema della riforma delle relazioni industriali, l’assetto organizzativo dell’associazione e dei servizi alle imprese torna ad assumere un ruolo di particolare importanza.
In tal senso, per tornare a crescere, il sistema manifatturiero italiano richiede che la propria rete venga meglio conosciuta e gestita, così da recuperare una leadership di mercato sulla scena internazionale attraverso più coraggiose logiche di filiera. Ancora una volta, la strada indicata da Piccola Industria passa dalla cooperazione consapevole, da una maggiore integrazione con l’università e la ricerca scientifica e dalla creazione di infrastrutture e servizi di qualità sul territorio.





