Per Cofferati la tecnologia non è sufficiente

Il sidaco di Bologna spiega perché l’Ict favorisce il dialogo con i cittadini. Anche se non basta

Linea Edp ha chiesto a Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, di definire il peso esercitato dalla tecnologia nel processo di modernizzazione della sua Amministrazione. Ne emerge un comune attento al corretto bilanciamento tra qualità dei nuovi servizi offerti e ritorno sugli investimenti.


Nella sua Amministrazione che peso esercita la tecnologia Ict, sia per agevolare il rapporto con il cittadino sia per far funzionare meglio la macchina amministrativa?


«Il Comune di Bologna crede fortemente, e non da adesso, che il ricorso alla tecnologia rappresenti un’opportunità unica per favorire il continuo processo d’innovazione della Pubblica amministrazione. Negli anni 70 l’Amministrazione aveva provveduto alla meccanizzazione di importanti servizi come quelli demografici. Da quell’epoca il processo di automazione è proseguito senza soste, toccando tutti gli ambiti di attività dell’Ente. Oggi è ormai vicino il rapporto di un pc per ogni addetto che opera all’interno della macchina comunale; collegarsi alla posta elettronica, navigare in Internet, interrogare una banca dati, ottenere stampe sono ormai considerati servizi di base indispensabili. Il ricorso alle tecnologie informatiche ha permesso di ridisegnare i servizi erogati in termini di modalità di accesso, tempi di erogazione, trasparenza e di rivedere interi processi gestionali. Si pensi alla gestione della mobilità, ormai basata sull’uso di soluzioni informatiche che consentono di governare il sistema semaforico, il sistema dei parcheggi, il sistema di controllo degli accessi».


In questo processo di modernizza-zione, quanto ha inciso la capacità di gestire il cambiamento organizzativo?


«È giusto affermare che la tecnologia da sola non è in grado di esercitare un reale cambiamento. I risultati passati e ancor più quelli futuri, non sarebbero possibili se l’introduzione della tecnologia non fosse accompagnata da una capacità dell’Amministrazione di innovazione amministrativa, di gestione del cambiamento, di coinvolgimento degli addetti. Da questo punto di vista è ampiamente condivisibile l’accento posto sulla gestione del cambiamento organizzativo dal ministro Nicolais nel proprio documento programmatico. È evidente che la tecnologia è necessaria, ma che solo la capacità delle Amministrazioni nel creare le condizioni professionali e organizzative al cambiamento è decisiva per raggiungere risultati significativi. In questa direzione è possibile portare due esempi di attualità per quanto riguarda Bologna: l’attivazione della intranet aziendale e l’introduzione di un sistema di Citizen relationship management. Per entrambi i progetti, mirati a migliorare la comunicazione e il lavoro collaborativo all’interno degli uffici e la gestione dei rapporti con i cittadini e le imprese, è importante l’adozione di strumenti tecnologici in grado di supportare i nostri operatori, ma certamente più determinante sarà la capacità di accompagnare la loro attivazione con azioni volte a ridisegnare le modalità operative dei nostri uffici.


È, infine, importante sottolineare come il ricorso alla tecnologia per un Comune vuol anche dire creare le condizioni affinché nel territorio siano presenti infrastrutture utilizzabili da tutti i soggetti che vi operano. In questo senso si ricorda l’importanza che ebbe la creazione di Iperbole, la prima rete civica italiana, che consentì a molti cittadini di accedere gratuitamente al mondo Internet. Oggi nello stesso solco si stanno portando avanti iniziative quali il Wi-Fi cittadino, che permette di accedere a Internet in una vasta area del centro della città, e il progetto di rete a banda larga, che inizialmente collegherà gli enti del territorio tramite questa infrastruttura di comunicazione, ma che rappresenta anche il primo passo per avere una diffusione più ampia della rete wireless per l’accesso ad Internet».


Quanti sono i fondi destinati
in tecnologia? Avete un modo per calcolare quanto fruttano i vostri investimenti, se non in entrate, almeno in termini di risparmi?


«I costi per l’Ict si attestano ormai su valori del 3% della spesa corrente, quella per cittadino è di 30 euro, mentre per addetto raggiunge i 2.100 euro all’anno. Avendo un notevole tasso di automazione dei servizi, la maggior parte della spesa è assorbita dalla gestione delle piattaforme operative, della rete, della manutenzione degli applicativi e da nuovi investimenti, anche se la ristrettezza delle risorse manifestata negli ultimi anni ha impedito consistenti innovazioni nel settore Ict. In questo contesto diventa ancora più determinante la capacità di agire in base a un’accurata selezione delle priorità. Non essendo più sostenibile una strategia dell’innovazione guidata dall’obiettivo di far crescere in modo omogeneo l’automazione dei servizi rivolti agli utenti, è ora necessario far prevalere nei processi decisionali criteri che guardino in modo combinato l’impatto sulla qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese e il ritorno economico dell’investimento».


A chi vi appoggiate per realizzare
il piano di rinnovamento tecnologico? Avete personale interno, e in questo caso, è costantemente aggiornato?


«All’interno della nostra Amministrazione le tecnologie informatiche e di telecomunicazione sono presidiate dal Settore Sistemi Informativi e Tlc. Oltre alla gestione, tale struttura coordina il programma degli interventi nell’area Ict. Ha al suo interno personale altamente qualificato e specializzato, capace di gestire l’adozione delle più avanzate tecnologie e di realizzare progetti ad alta complessità, quali l’attivazione dell’Ordinativo Informatico, del Wi-Fi cittadino o di soluzioni di Business intelligence. Ovviamente, ci si avvale di consulenze specialistiche, cercando di scegliere le migliori opportunità di mercato, ma anche guardando con attenzione alla realtà del software opensource, ormai in grado di mettere a disposizioni soluzioni di assoluta affidabilità. Quasi completamente a fornitori esterni è affidata la realizzazione dei progetti, assicurando alla struttura interna la funzione di coordinamento e controllo».


A livello comunale, quanto siete liberi di compiere le vostre scelte di e-goverment, svincolandovi dalle linee strategiche del sistema nazionale o da pressioni politiche interne?


«Il Comune di Bologna ha tradizionalmente assunto il ruolo di laboratorio italiano in grado di progettare e verificare sul campo nuovi modelli operativi e questo è stato vero anche relativamente all’e-government come per le sperimentazioni fatte nell’applicazione della firma digitale e nella gestione elettronica dei flussi documentali. L’idea di fondo è sempre stata di partecipare al processo di definizione delle linee evolutive del quadro tecnico-normativo, portando esperienze e, possibilmente, buone pratiche. È, infatti, evidente che molte scelte nel campo dell’innovazione tecnologica possono essere compiute in modo indipendente dal contesto nazionale, ma è indubbio che quest’ultimo è il necessario riferimento per creare condizioni positive per l’innovazione organizzativa e tecnologica per il peso degli aspetti sia normativi sia infrastrutturali di un simile ragionamento. Crediamo sia fondamentale “fare sistema” con gli altri soggetti della Pubbilica amministrazione, partecipando a progetti congiunti, ma soprattutto favorendo la nascita di contesti di collaborazione con gli altri enti del territorio di riferimento, finalizzati, oltre che allo scambio di esperienze, alla diffusione di una cultura dell’innovazione che aiuti chi opera negli enti, politico o tecnico che sia, a cogliere le opportunità presenti».

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