Per avere tutto sotto controllo

La domotica avanza e porta con sé sistemi di sicurezza collegati a computer a molti livelli. In attesa che il canale specializzato si organizzi con una propria offerta…

Aprile 2003,
Sotto controllo ormai ci siamo un po’ tutti. Telecamere a circuito chiuso o aperto
spuntano dappertutto. Le città ne sono ormai piene. Ne regolano il traffico,
gli accessi a luoghi più o meno sicuri, forse a breve entreranno anche
nelle classi per poter monitorare gli studenti e di sicuro sono una fonte di sicurezza
per quelli che iniziano a essere definiti edifici intelligenti (aggettivo che
fa riferimento ad altra tecnologia, ma che tutto sommato chiama in causa anche
i sistemi di monitoraggio a tutti i livelli). E fa sì che il business della
domotica, anche in questo caso, lieviti. In Italia, nei prossimi 10 anni, secondo
dati rilevati da Promo e DemoCenter, si costruiranno un milione e mezzo di nuove
abitazioni, due milioni e mezzo saranno ristrutturate e circa 8 milioni riqualificate.
Si prevede che verranno installati circa 3 milioni e mezzo di impianti domotici
per un fatturato complessivo di circa 8 miliardi e mezzo di euro. Continuando
su questa strada è da evidenziare come, mentre i costi di un impianto integrato
incidono sulla spesa complessiva di un appartamento del 5-10%, il valore dell’immobile
cresce dal 5 al 20%.

Sulla base di una ricerca condotta a livello europeo sulla "e-home"
da Booz-Allen & Hamilton su un campione di mille consumatori di cinque Paesi
(Italia, Francia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi) è poi emerso il
crescente interesse dei cittadini Ue verso la domotica. Tra i settori indicati
come più interessanti e utili, al primo posto, con una preferenza accordata
pari all’83%, svettano i servizi relativi all’assistenza medica, e
alla salute in generale, a distanza e quelli per la telesicurezza. Indicato come
importante anche il telecontrollo su guasti, fughe di gas, intrusioni, rischi
di elettrocuzione e allagamenti in casa.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, oltre i servizi a distanza
per salute e sicurezza, è stato evidenziato anche l’interesse per
il videocontrollo, cioè la possibilità di trasmettere le immagini
della casa (il cosiddetto "pictures on demand") sul monitor del computer
o sul display dei cellulari di prossima generazione (Gprs e Umts). I telefoni,
infatti, insieme a pc e televisione, sono indicati tra gli strumenti "ideali"
per la gestione dei servizi.

Uscito da una fase pionieristica, il settore della domotica sta cercando imprenditori
e rivenditori all’avanguardia. Secondo quanto rilevato da Bticino la diffusione
della tecnologia parte da operatori che sperimentano le applicazioni nei settori
del terziario e trasferiscono l’esperienza maturata verso l’ambito domestico.
«Ovviamente
– così come rileva Bruno Pavesi,
amministratore delegato di Bticino – le motivazioni del committente terziario
sono differenti da quelle del residenziale. Il primo è fortemente interessato
al "total cost" dell’impianto, e dunque ai vantaggi di abbattimento
dei costi di riconfigurazione e manutenzione, mentre l’utente finale è
mosso da esigenze principalmente orientate alla sicurezza e al comfort»
.
Un tassello da "mettere a posto" è però rappresentato
dal fatto che manca ancora uno standard qualificato per diffondere con enfasi
la tecnologia. Sempre secondo Bruno Pavesi «in questo momento esistono
varie soluzioni nell’ambito dei media di comunicazione per l’automazione domestica:
il bus su doppino telefonico, le onde radio e le onde convogliate. Questo scenario
forse ha un po’ rallentato l’affermazione di uno standard internazionale»
.
Ciò implica la necessità di una forte preparazione tecnologica da
parte dei rivenditori e di un attento esame delle soluzioni che si vanno a offrire
sul mercato.

Il controllo degli accessi
Abbandonando il settore della domotica pura che sta dando ottime risposte anche
al servizio dell’handicap, va sottolineato che un altro dei temi caldi di
questo periodo è il controllo degli accessi. Si parla ancora di sicurezza,
ovviamente, ma il fronte si sposta nell’ambito della gestione del parco
informatico tout court. Anche in questo caso il problema sicurezza (inteso nelle
sue diverse declinazioni, sicurezza delle apparecchiature informatiche, quindi
protezione dagli accessi non autorizzati, sicurezza dell’ambiente lavorativo
e controllo degli accessi fisici), vede in prospettiva un naturale accostamento
di diverse competenze e professionalità. Come nel caso dell’integrazione
tra informatica e telecomunicazioni, tra qualche anno assisteremo a una integrazione
tra il canale distributivo tipicamente informatico e quello formato dagli installatori
specializzati in strumentazione di controllo. Ma solo tra qualche anno. In questo
momento il problema è soprattutto quello di costruire una cultura e una
consapevolezza delle problematiche in senso più largo rispetto alle questioni
tipicamente legate alla proliferazione di virus o di attacchi verso le reti e
i dati sensibili di una azienda.
«La sicurezza in termini di accessi fisici e di videosorveglianza è
il passo successivo, solo ora inizia appena a manifestarsi una sensibilizzazione
rispetto alle tematiche legate alla sicurezza delle apparecchiature informatiche»
.
È questa la prima riflessione di Fabrizio Bressani, direttore marketing
del distributore Itway Vad, che a Infosecurity Italia, manifestazione interamente
dedicata alla sicurezza, ci ha parlato delle nuove opportunità per il canale
in termini di sicurezza. L’azienda di Ravenna si appresta a raggiungere i 50 milioni
di euro di fatturato nel 2003, la metà di questo proviene da prodotti e
soluzioni per la sicurezza e sono circa 400 i rivenditori Itway certificati in
questo settore.

«Si registra sicuramente un incremento della fisicità, delle
presenze in azienda e del valore legato ad apparecchiature e sistemi, ma rimane
comunque molta ignoranza in materia. Per esempio, è incredibile come si
sia perfettamente consci dei rischi derivanti da un virus o un attacco esterno
all’azienda, ma non ci si renda conto che il 70% dei reati avviene da parte dei
dipendenti. Solo ora, grazie anche all’enorme battage dato dai mezzi di informazione,
le aziende prendono consapevolezza dei rischi a cui vanno incontro a causa di
un virus o di un attacco alla rete interna. Verrà il momento che ci si
renderà conto che le prime persone da controllare sono i dipendenti».

Secondo Bressani manca ancora una precisa policy aziendale, un budget dedicato
e sistemi di enforcement. Le ultime normative in materia prevedono regole precise,
fondi e personale dedicato, ma pochissime aziende hanno provveduto a recepirle.
Può esserci una policy con regole chiare e precise, ma mancano ancora le
persone che le fanno rispettare.
«Prima di arrivare a un totale controllo degli accessi, sia durante
la normale attività lavorativa sia quando gli uffici sono chiusi, è
necessario che il canale lavori molto per diffondere una cultura della sicurezza

– prosegue Bressani -. Noi, come distributori, non ci interessiamo ancora
ai sistemi di videosorveglianza, ma stiamo tenendo sotto controllo l’evoluzione
dei sistemi biometrici per il controllo degli accessi»
. In un futuro
non molto lontano, in tutte le aziende, non solo gli enti militari o le multinazionali,
l’accesso agli edifici aziendali avverrà grazie a dei dispositivi in grado
di analizzare il pollice, il palmo della mano o la retina.
«Attualmente questi sistemi sono ancora troppo costosi per essere proposti
– ci dice Bressani – e, come nel caso del controllo della retina, introducono
problematiche complesse legate alla salute. Secondo noi, c’è ancora molto
da fare in termini di protezione dei computer, le smart card e i token sono ancora
poco diffusi nonostante rappresentino degli ottimi sistemi di protezione»
.

Il business parte da 150 euro
Le smart card e i token sono degli ottimi prodotti da proporre alle aziende e
rappresentano una buona opportunità di business. Se pensiamo, infatti,
che mediamente un token costa intorno ai 150 euro, a questo dobbiamo accostare
l’applicativo da installare sul server che può costare intorno ai 3.000
euro, un antivirus, un firewall e i servizi di manutenzione, la soluzione complessiva,
con un margine interessante del 30%, diventa decisamente appetibile. «In
ogni caso
– prosegue Bressani – ho notato che il livello di consapevolezza
in termini di target si sta abbassando, certe preoccupazioni che prima erano tipiche
di grandi realtà, si stanno facendo strada anche tra le piccole e le medie
aziende. Questo cambiamento è dovuto principalmente al fatto che tutte
le realtà del mercato (vendor, distributori e rivenditori) hanno lavorato
insieme per sensibilizzare il cliente rispetto a queste problematiche»
.

Il ruolo del rivenditore, allora, diventa determinante in quanto è lui
che può mettere insieme la proposta articolata in base alle personali esigenze
di ogni cliente.
La fase di consulenza prevendita diventa fondamentale. «L’approccio
prevendita
– conclude Bressani – deve partire assolutamente da una attenta
analisi dei rischi in cui incorre un’azienda senza sistemi di protezione e controllo.
Prima di tutto è necessario un inventario completo delle risorse e delle
strutture, si deve capire cosa c’è da proteggere e quanto vale. Solo dopo
il rivenditore può personalizzare la giusta proposta in un’ottica assolutamente
cliente-centrica»
.

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