Per Apple solo un concorrente in meno?

L’acquisizione di Power Computing sancisce la probabile fine della brevestagione dei cloni Macintosh. Steve Jobs non ritiene profittevole quest’apertura, ma non e da escludere il sospetto di un pericoloso ritorno al passato…

Come anticipato ieri da Linea EDP On line, Apple ha acquisito Power
Computing, per la somma di 100 milioni di dollari pagati in azioni. Per
questa cifra, l’azienda di Cupertino si è portata in casa la struttura di
direct marketing, il database clienti e la licenza di distribuzione del
sistema operativo Macintosh. Restano fuori dall’accordo gli asset
produttivi.
L’operazione chiarisce in modo definitivo che la nuova Apple di Steve Jobs
non gradisce la concorrenza interna. Il rilascio del MacOs aveva acceso le
polemiche fra il costruttore degli "originali" e i pur autorizzati
"clonatori": l’accusa era legata al ritardo nel rilascio delle licenze del
nuovo sistema operativo. I rapporti si sono deteriorati nelle settimane
successive e Power Computing è rimasta in prima linea fra gli accusatori d
i
Apple. Due settimane fa, tuttavia, il presidente Joel Kocher si è dimesso
per contrasti con il proprio management proprio su questo tema e da qui
sono iniziati i sospetti che qualcosa stava cambiando.
In una conferenza stampa, Steve Jobs ha spiegato l’acquisizione affermando
che "Power Computing non ha favorito l’espansione del mercato
MacOs".
E uno dei primi effetti dell’operazione sarà che Power
Computing non potrà più produrre compatibili Macintosh dopo il prossimo
31
dicembre. Il marchio, invece, sarà mantenuto, probabilmente per proseguire
nello sviluppo, per ora solo annunciato, di portatili a base Wintel,
verosimilmente già dotati del nuovo chip Mobile Pentium Mmx. Incerto appar
e
anche il destino degli altri "clonatori" significativi in attività, ovvero
Motorola e Umax, della cui attività Apple non è contenta, anche perch
é
ritiene che le vendite siano andate a rosicchiare la base installata
Macintosh e non, come si auspicava, quella dei pc Windows.
Il Ceo "in pectore" di Apple, Fred Anderson, ha precisato come "nuovo
accordo di licensing debba includere precisi piani di espansione del
mercato Mac"
, ma non si vede chi possa oggi sentirsi in grado di
sottoscrivere simili intese. Umax, invece, ha tenuto a sottolineare come, a
differenza di Power Computing, abbia sin dall’inizio voluto essere "un
partner di canale"
per il Macintosh, ad esempio battendo il mercato
asiatico meglio di quanto faccia Apple, andando sulla fascia non-Chrp
(Common Hardware Reference Platform), ma anche (e questo può essere
considerato più "fastidioso") proponendo macchine al di sotto dei 1.000
dollari. Motorola si trova maggiormente nell’occhio del ciclone, stante il
fatto che Apple non intende certificare la recente serie StarMax 6000,
basata su Chrp e PowerPc 750. L’effetto di "cannibalizzazione" è stato uno
dei punti forti delle decsione Apple. Dati alla mano, Fred Anderson ha
parlato di un milione in meno di pezzi venduti per l’anno in corso rispetto
al 1996. Ma, secondo alcuni analisti, non sarebbe superiore al 50% la
percentuale di perdite finite alla concorrenza interna.
Un vantaggio sicuro dell’operazione per Apple sarà l’eredità di una soli
da
rete di direct marketing, che potrebbe lasciar presagire una maggiore
apertura verso nuove formule di vendita o aree come il consumer. Restano da
fugare, per contrasto, i dubbi che questo nuovo "accentramento",
chiaramente destinato a reintrodurre un pur legittimo monopolio possa
riportare in auge le antiche politiche "vessatorie" dell’azienda su prezzi
e sostituzioni di modelli.

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