Passa dal digitale la nuova rivoluzione industriale europea

A Bruxelles una conferenza promossa da Tajani. Partecipano, fra gli altri, Squinzi, Moavero e Rifkin.

Se il mondo dovesse continuare con le tecnologie di oggi e l’attuale dipendenza da idrocarburi (80%), le emissioni climalteranti aumenterebbero del 50% entro il 2050. Sicurezza energetica e accesso alle materie prime, insieme alla speculazione, minerebbero la crescita e la base industriale europea. Non solo: c’è un problema demografico e di accesso al lavoro.
Sono sfide, ma anche opportunità, per intercettare nuova domanda di beni e servizi e creare lavoro.
Però la politica deve puntare con decisione su una nuova rivoluzione industriale, che sta toccando molti settori economici: dalla produzione manifatturiera ai servizi, dall’energia alle materie prime, trasporti ed edilizia, fino alla chimica, e avrà come filo conduttore lo sviluppo tecnologico e nuove figure professionali.

Lo pensa la Commissione europea e lo pensa Antonio Tajani, vicepresidente e commissario all’industria, che ha promosso per il 29 maggio una cosiddetta conferenza di alto livello a Bruxelles alla quale partecipano esponenti dell’economia e dell’industria europee e mondiale.

QUI il programma.

Sull’argomento interverranno, fra gli altri, il Presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, il Presidente di Confindustria, Ceo di Mapei e presidende del Cefic, Giorgio Squinzi, l’economista Jeremy Rifkin, il ministro Enzo Moavero Milanesi, il ceo di Enel Fulvio Conti.

Temi: la ricerca su nuovi materiali e nanotecnologie potremmo per sostituire alcune materie e rendere le rinnovabili meno care e più efficienti; edifici a minor consumo di energia; sistemi di trasporto e di trasmissione di elettricità più intelligenti; fabbriche e le città a meno emissioni; tecnologie digitali, creatività, design pronte a rivoluzionare beni e servizi.

L’assunto di base: politiche e investimenti per la ricerca e l’educazione saranno le armi di una competizione globale tra vecchie e nuove potenze industriali e l’Europa deve giocare con convinzione questa partita.
Prima di tutto creando nuovo lavoro e prospettive per le nuove generazioni.

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