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Pagamenti digitali tra dispositivi indossabili e biometria

Da una parte la diffusione di smartphone e dispositivi indossabili, dall’altra applicazioni di mobile payment sempre più sicure e affidabili e usabili: il prodotto di questo incontro sta impattando sui modelli di business del mondo retail e delle banche.

Uno studio di Mastercard in collaborazione con GCT Research dice che un cittadino europeo su quattro, per un totale ci circa 175 milioni di persone, è pronto ad utilizzare i pagamenti contactless, sempre ed ovunque, per acquisti in movimento tramite smartwatch, braccialetti, e altri dispositivi indossabili abilitati.

Questo dato, come osserva Elena Di Simone, Senior Communications Consultant di equensWorldline testimonia la diversa considerazione che gli utenti stanno avendo nei confronti dei dispositivi indossabili, che finora erano rimasti relegati a funzioni semplici e secondarie come, il conteggio dei passi e la misurazione della frequenza cardiaca.

Elena Di Simone, EquensWorldline

Complice la diffusione della tecnologia contactless per i pagamenti, questi dispositivi sono sulla strada per diventare in poco tempo un vero e proprio prodotto di massa.

Un esempio di pagamento tramite dispositivi indossabili in Italia è rappresentato da Letspay.

Lanciato da Unipol Banca, Visa e Nexi, è un bracciale che, utilizzando un chip e una carta virtuale collegata a una carta di debito Visa, permette a chi lo indossa di fare acquisti.

Al momento del pagamento l’importo viene inserito sulla tastiera del POS dall’addetto alla vendita, quindi il bracciale viene avvicinato al lettore contactless: i successivi segnali acustici e luminosi indicano che l’operazione è stata eseguita.

Sotto i 25 euro di spesa non è necessario digitare il PIN, come per le carte contactless, e la ricevuta viene rilasciata solo su esplicita richiesta. Al di sopra di tale importo, è invece necessario comporre il codice e la ricevuta è rilasciata automaticamente.

E se quando si parla di pagamenti digitali ancora restano i timori relativi alle frodi, De Simone osserva che molta strada è stata fatta in questo senso, grazie alle più recenti innovazioni. Tra queste, in particolare, l’utilizzo della biometria, considerata con sempre maggiore favore dagli utenti quando si tratta di autorizzare un pagamento, ad esempio, attraverso un device mobile, o per dare il via libera a un prelievo da uno sportello bancomat.

Scendendo nel campo delle tecnologie disponibili a questo scopo, la biometria mette a disposizione diverse soluzioni.

La più vecchia e diffusa è sicuramente il riconoscimento dell’impronta digitale, che identifica le caratteristiche chiave dell’impronta e le traduce in codici unici per ciascun utente.

La scansione dell’iride è il metodo attualmente riconosciuto come il più affidabile per la verifica dell’identità di un utente: anche in questo caso, l’acquisizione della rappresentazione dettagliata della porzione colorata dell’occhio dà come esito un codice univoco per ciascun utente. Per altro, diversamente dal passato, il sistema non richiede più l’adozione di hardware specializzato, semplificando e aumentando l’adozione.

C’è poi il riconoscimento vocale, trova applicazione in tutte quelle situazioni nelle quali serve una autenticazione da remoto. I sensori “leggono” le impronte vocali e i ritmi, anch’essi unici per ciascun individuo e, dunque, impossibili da contraffare.

Tuttavia, l’autenticazione vocale viene tendenzialmente utilizzata solo in combinazione con altri sistemi. Il riconoscimento facciale, d’altra parte, è ampiamente utilizzato non solo come strumento di sblocco per i dispositivi mobili, ma anche per identificare gli utenti agli sportelli automatici. Si tratta di un sistema considerato meno efficace di altri, in quanto può essere influenzato da fattori esterni come la luce, l’orientamento del viso o altri elementi.

Il riconoscimento della mano è un metodo sviluppato ormai da una ventina di anni e si basa sulla misurazione delle caratteristiche fisiche della mano e delle dita, quali lunghezza, larghezza, spessore e superficie.

Infine, il riconoscimento venoso: come l’impronta digitale, anche il reticolo delle vene è unico per ciascun individuo e per questo il metodo viene considerato altamente sicuro. La rilevazione può avvenire sul palmo, sul dito o sull’occhio. Oltre che innovativa, la biometria vascolare viene considerata altamente sicura anche rispetto ad altre tecnologie biometriche.

Al momento, osserva Di Simone, la biometria, nelle sue diverse sfaccettature, è riconosciuta come il miglior metodo per la protezione dell’identità.

I dati biometrici non possono essere contraffatti o duplicati e, se integrati con dati comportamentali, aggiungono ulteriori livelli di sicurezza, impedendo, ad esempio, l’uso di impronte digitali o registrazioni rubate impropriamente, mentre, in termini di user experience, garantiscono usabilità e semplicità.

Un esempio di sicurezza integrata arriva sicuramente da Samsung Pay, il servizio di wallet digitale che, grazie all’accordo siglato con Visa, Samsung ha lanciato lo scorso anno anche in Italia.

Utilizzando il servizio Visa Token Service, i titolari di account Visa possono effettuare facilmente acquisti in tutto il mondo attraverso il proprio smartphone Samsung compatibile.

La piattaforma sviluppata consente di aggiungere le proprie carte di credito e di debito Visa al portafoglio Samsung Pay e di pagare comodamente e in sicurezza in qualsiasi punto vendita che accetta le carte di debito o credito Visa che effettuano operazioni bancarie con gli operatori aderenti.

Oltre al livello di sicurezza incorporato in Samsung Pay, attraverso Samsung Knox e alla verifica biometrica, l’innovativa tecnologia token sviluppata da Visa rende i pagamenti in mobilità più pratici e sicuri attraverso la sostituzione dei dati della carta di pagamento con un identificativo digitale unico. Se il telefono viene compromesso o rubato, il token non può essere utilizzato in nessun altro ambiente e può essere facilmente disattivato senza richiedere la cancellazione dell’account Visa.

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