Outsourcing e offshoring Mercati sempre più radicati in Oriente

Il comprensorio asiatico come nuova frontiera dei servizi gestiti in esterno. Non più solo l’India con la sua tecnologia, ma anche le Filippine, per call center e Bpo, la Cina, con un Pil che cresce del 9,2% e la Corea del Nord, con interessanti potenzialità. Ma attenzione ai rischi.

Profondo conoscitore del continente asiatico, Federico Bazzoni, operatore finanziario, più precisamente head of Asian Security di Bnp Paribas, rilascia un’interessante testimonianza a proposito delle opportunità offerte dall’Asia come continente privilegiato per le attività di outsourcing, soprattutto grazie al basso costo della manodopera. E parla dell’India e delle Filippine che sfornano il più alto numero di persone altamente qualificate, della Cina con i suoi cambiamenti economico-politici, della Corea del Nord da tenere d’occhio e delle potenzialità di Malesia, Indonesia e Indocina, tutte di grande interesse in questo enorme continente.


Bazzoni parte da una considerazione di base: “La percezione della regione asiatica come centro di produzione manifatturiera è destinata a cambiare come area di consumo e le attività di esternalizzazione dovranno considerare questo trend. Negli ultimi anni, molte aziende hanno cercato di fare dell’outsourcing in Asia il proprio vantaggio competitivo, senza tuttavia considerare possibili rischi di questa decisione. Il framework legale in Asia è in via di sviluppo, fattore molto importante per la protezione dei brevetti e delle proprietà intelletuali”. La domanda da porsi non è dunque se l’outsourcing sia un vantaggio competitivo, ma dove spostarsi per ottenere questo servizio. Per i più interessanti Paesi asiatici bisogna, quindi, considerare non solo le opportunità ma anche le difficoltà.

India


È uno dei maggiori mercati, con forti capacità di soddisfare esigenze di outsourcing. Le stime parlano di una crescita del mercato da 6 miliardi di dollari a 50 nei prossimi cinque anni. I punti di forza sono vari. In primo luogo l’infrastruttura di telecomunicazione è all’avanguardia e a costi molto bassi. Inoltre, ogni anno 3.500 giovani si laureano nei sette maggiori istituti tecnologici e altri 2mila presso i quattro principali istituti di management. Tutti parlano correttamente l’inglese e un terzo parla almeno due lingue straniere. I fornitori di servizi di outsourcing mirano a rispecchiare i più alti standard di qualità. Un altro punto di forza di questo grande e contradditorio Paese è che il governo supporta il settore, in quanto lo considera un elemento di stimolo alla crescita economica. “Ma attenzione – puntualizza Bazzoni – perché l’outsourcing sia efficace occorre abbinare le abilità offerte dai fornitori del servizio con le necessità dell’utente, tanto è vero che molte società che forniscono servizi di call center per clienti americani si trovano nelle Filippine che, tra le nazioni asiatiche, è quella culturalmente più vicina agli Usa. Questo permette comunicazione chiara e gestione dei problemi”.

Filippine


Il Paese sta crescendo come alternativa all’India. La dimensione del mercato, nel 2002, era di 173 milioni di dollari e si pensa possa raggiungere i 10 miliardi nei prossimi sette anni, con una crescita del 66%. I servizi attualmente offerti sono due: call center e Business process outsourcing (Bpo). Si parla di 40mila call center, ma l’aumento dovrebbe essere pari al 100% nel prossimo anno, secondo il Dipartimento del Commercio locale. I servizi di Business process outsourcing sono agli inizi, ma cresceranno e includeranno finance & accounting, human resources e ricerca personale. Tra i vantaggi competitivi di questo mercato, Bazzoni segnala il ruolo di back-up per le molte multinazionali con centri di outsourcing in Irlanda e India, il basso costo del lavoro (per i call center fino al 70% in meno dei costi operativi) e delle infrastrutture di comunicazione (sceso del 70% negli ultimi quattro anni), incentivi fiscali, alto livello di formazione e basso turnover.

Cina


Il Pil cinese cresce a ritmi vertiginosi, ovvero +9,3% nel 2003 e +9,2% nel 2004 e le previsioni parlano di un incremento superiore a quello di qualsiasi altra economia. “È evidente – spiega Bazzoni – che il mercato locale ha enormi potenzialità, grazie alla formazione di un ceto medio con redditi procapite superiore a 25mila dollari e consumatori cinesi che cominciano ad acquistare prodotti che vanno oltre i fabbisogni di prima necessità”. Finora si è guardato al mercato cinese per fare un outsourcing di tipo logistico o produttivo, ma la Cina rappresenta un’opportunità anche in veste di mercato di sbocco (come già la considerano gli americani e i tedeschi). “Inoltre – prosegue ancora -, il successo dell’India nell’outsourcing ha oscurato le potenzialità della Cina, ma l’apertura delle politiche governative, con l’entrata nel Wto, e un sistema giuridico più trasparente, l’emergere della classe media, gli investimenti in formazione tecnica, il basso costo della forza lavoro e la vicinanza geografica al Giappone sono elementi che creano un ambiente perfetto per le attività di offshore outsourcing”.

Corea del Nord


È un’ulteriore fonte di manodopera a basso costo e ha un livello di preparazione tecnica adeguato per alcune attività di outsourcing. Restano, tuttavia, da superare le forti tensioni politiche, anche se emergono i primi segnali di apertura a riforme economiche di mercato. “Per ora è prematuro parlare di questo Paese come un mercato interessante per l’outsourcing, ma le potenzialità ci sono tutte” conclude Bazzoni.

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