Ossimori vincenti: Telecom, la rainforest e la Teoria Pratica dell’innovazione

Se la Silicon Valley può essere esportata, perché nessuno c’è riuscito? Greg Horowitt dice che si sta sbagliando approccio e propone la foresta pluviale. Telecom lo porta in Italia, Twitter lo commenta.

Greg Horowitt è un esperto di programmi di innovazione su larga scala per World Bank e altri organismi internazionali, oltre che venture capitalist e tante altre cose. Insieme a Victor Hwang, Greg è coautore di “Rainforest: the secret to building the next Silicon Valley”, un bestseller che ha generato un dibattito internazionale e che sarà al centro del prossimo Global Innovation Summit in California.
La foresta pluviale è un ambiente dinamico nel quale le strategie non sono quelle che vediamo nella consueta economia, ma si basano su regole e segreti diversi che liberano l’innovazione grazie alla collaborazione tra gruppi basati sulla fiducia.
Con Italian Rainforest – I segreti della Silicon Valley: per una nuova Teoria Pratica dell’innovazione Telecom Italia ha provato ad instillare subito in noi quel nuovo germe che potrebbe liberare la creatività anche in Italia. Nella foresta pluviale non contano i singoli ingredienti (tra i tanti: investitori, startupper, legislazione) ma il modo in cui vengono mescolati in un ecosistema privo di costi di transazione. Horowitt ha sviluppato un modello grafico di rainforest, stampabile su un ampio foglio di carta, un canvas.
Per raccontare l’evento abbiamo deciso di affidarci a twitter.

Anteprima
In questo genere di eventi, le aspettative sono sempre le stesse: una nuova descrizione di ciò che già sappiamo dell’Italia, una nuova chiave di lettura che ci dia successo e un rinnovamento generale della classe dirigente e della società. E i primi tweet vanno proprio in questa direzione “Fenomenologia della Silicon Valley e ipotesi di lavoro per un modello italiano”, si aspetta quondamm (Matteo Menin). “C’è gente che si prepara a dire cose che potrebbero cambiare il paese. Sarà vero?”, s’interroga cinquenove(Ernesto Palermini). “Mi aspettavo qualche volto più giovane e qualche startupper per in più…”, osserva dalla sala silviogulizia
. “Spero per una volta di sentire proposte e non la solita evocazione di modelli inapplicabili e exploit imprevedibili”, twittiamo noi come leosorge.

Partenza
Inizia il live e Gianluca Dettori presenta Greg Horowitt. Parte un video che ne racconta la storia e l’idea: “Greg Horowitt confronta startup e nuove specie, un parallelo esplicativo molto semplice, ma di forte impatto”, sintetizza telecomitaliaTw.
La prima fase è molto teorica, cerca di coinvolgere, entusiasmare. Greg tira fuori un dato con l’interpretazione inclusa: “In Italia sapete fare community, aggregare utenti con i social network puntando sulla fiducia”, riporta futurap (Futura Pagano). Certo usiamo molto i network, ma sulla capacità di fare community forse non siamo d’accordo.
Si passa quindi ad Annibale D’Elia di Bollenti Spiriti, una grande attività della Regione Puglia. “Applausi a scena aperta per Annibale D’Elia”, condivide markingegno: “ognuno è nemico delle pianificazioni dell’altro”. Ma qualche commento più caustico si trova e scoppia la magagna socialmediatica: “Annibale D’Elia è nei trending topic senza avere un account twitter, fate qualcosa! 😀 “.

Al centro della foresta

Arriva il link alle slide dell’intervento di Horowitt e dagli entusiasmi ci si muove verso i propositi. “Continuiamo a cercare idee ma tentiamo di farne accadere alcune”, twitta i_realize le parole di Marco Patuano (Telecom Italia). Da Francesco Sacco (Università Bocconi) si passa a Carlo Medaglia (Università Sapienza), che “ci parla dei bandi del Miur, dice la NuvolaItaliana.
Qui la conversazione si apre un po’ e per rappresentarla servono commenti sparsi. “In USA in prima elementare esistono mentor ed esperti di tecnologie”, riferisce dal pubblico gcarnovale (Gianmarco Carnovale), imprenditore e startup mentor. “Si fa accenno anche a Giusi Carini e di quanto sta facendo a Palermo”, cita TingADV riprendendo le parole di salvomizzi.

Crowdcanvassing
A questo punto parte un’interessante esperienza di crowdcanvassing, termine appena coniato. Il modello rainforest è graficato in un gran foglio, un canvas appunto, che viene portato in sala. Si propone ai presenti di riempirlo con dei post-it e si chiede anche alla folla in rete di partecipare inviando contributi per ciascuna delle categorie. Il pubblico collabora: ”Il canvas si sta riempiendo!”, si entusiasma funkysurfer (Marco Zamperini).
Siamo ai saluti. “Non abbiate timore di essere diversi ma condividete questa vostra diversità”, traduce NuvolaItaliana il saluto di Horovitt. “The more you share, the more you get back”, lascia in lingua originale workingcapital, postando anche una foto.

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