Osservatorio Webcam

La videoconferenza e le videochiamate attraverso Internet sono oggi alla portata di tutti, imprese e privati, ma non sempre il risultato soddisfa le aspettative. Ecco cosa offre il mercato per ottenere una comunicazione efficace

Luglio 2009 Se quasi tutti i notebook integrano una mini videocamera,
generalmente con risoluzione VGA, e non mancano smartphone anche meglio equipaggiati
degli stessi portatili, l’uso del video in ambito professionale e personale
per comunicare non è ancora diffusissimo. La causa è la modesta
efficienza delle reti ADSL italiane, spesso molto più lente nella pratica
di quanto ufficialmente dichiarato, e i costi elevati delle soluzioni dedicate.
L’allestimento di un’aula per videoconferenze può rappresentare
per un’azienda un esborso elevato, ma è quasi indispensabile per
ottimizzare i rapporti tra sedi distaccate.

Le piccole imprese e i professionisti che dispongono di connessioni a Internet
efficienti possono scegliere una tra le tante soluzioni semplici e aperte a
tutti, come quelle proposte da Skype, Google, Microsoft Messenger o Yahoo, cercando
un hardware che assicuri le prestazioni desiderate.

Potersi vedere durante una comunicazione a due è infatti una cosa relativamente
semplice per un computer, ma per creare vere e proprie conferenze in cui ciascun
interlocutore possa interagire attraverso il proprio video, è necessaria
un’infrastruttura solida e prestazioni elevate per l’hardware e
per la rete.

Altro elemento raramente soddisfatto è la qualità del video trasmesso.
Molte webcam abbinano alla risoluzione modesta una scarsa efficienza nel bilanciamento
del bianco e un sistema basato su messa a fuoco fissa, che costringe l’utente
a rimanere in un’area ristretta davanti all’obiettivo. La qualità
può essere drasticamente migliorata con modelli di videocamera più
sofisticati, rendendo davvero percepibile anche la comunicazione non verbale
per arricchire la conversazione. Inoltre webcam più sensibili consentono
di operare anche in ambienti dove l’illuminazione è imperfetta.

Il mercato della videoconferenza
Secondo l’associazione Wainhouse Research, che ha alle spalle tutti i
produttori di soluzioni per la videoconferenza, il mercato mondiale delle applicazioni
professionali di questo settore ha portato ricavi per 1,3 miliardi di dollari
nel 2008, con una crescita anno su anno del 13,3% in fatturato e del 4,8% in
termini di pezzi venduti. Un business che corre a due cifre, quindi, anche perché
consente alle aziende di risparmiare denaro per organizzare meeting proprio
quando la crisi suggerisce di ridurre le spese.

Per quanto riguarda infrastrutture e soluzioni altamente professionali, il
leader di mercato è Tandberg, che si aggira sul 40% di share, tallonato
da Polycom e seguito a maggiore distanza da Sony e dall’italiana Aethra.
Questi grandi produttori sono in grado di offrire soluzioni personalizzate per
le aziende creando quella che oggi viene definita “telepresenza”,
ovvero un livello di comunicazione capace di garantire sensazioni e produttività
simili a un incontro tra collaboratori in carne ed ossa.

Gli standard
Più che una singola tecnologia, a permettere la videocomunicazione è
una convergenza di sistemi diversi, che sfruttano le connessioni dati per creare
collegamenti temporanei, punto-punto o multi-punto, e far passare streaming
audio e video opportunamente compressi. I codec video adottati (come l’H.264)
possono ridurre di centinaia di volte il “peso” in byte del segnale
catturato dalla webcam. Un terminale capace di creare una videocomunicazione
può essere un sistema dedicato inserito in un aula apposita o più
semplicemente un PC trasformato con un accessorio hardware (la webcam) e software.
Generalmente lo standard adottato per le comunicazioni audio-video attraverso
una LAN o Internet per i sistemi desktop è quello conosciuto con la sigla
H.323, definito nel 1996.

I primi sistemi si servivano, per comunicare, di reti ISDN, ora tutto passa
attraverso IP, permettendo una versatilità prima impensabile e aiutando
la diffusione di sistemi privi di centraline di controllo, che per alcune soluzioni
sono ancora necessarie nelle comunicazioni multi-punto e spesso facevano da
collo di bottiglia alle prestazioni complessive del sistema. Lo standard H.323
consente, invece, collegamenti multi-punto in cui ogni postazione dialoga con
gli altri partecipanti senza dover passare da un nodo centrale, sprecando più
banda ma consentendo più facilmente comunicazioni video ad alta risoluzione
correndo meno rischi di saturare un’unità centralizzata.

Le soluzioni
Esistono sostanzialmente diversi tipi di soluzioni per la videoconferenza che
soddisfano esigenze ben diverse in termini di costi, affidabilità e qualità
della comunicazione.
Il primo consiste nel realizzare la connessione semplicemente adottando un apposito
software da installare sulle macchine. Spesso si tratta di applicazioni più
o meno gratuite che di fatto costituiscono veri e propri standard di comunicazione,
e l’unico onere di partenza è l’hardware di cattura dello
streaming audio-video, ovvero webcam e microfono. La qualità della conversazione
è molto variabile a seconda delle differenze nella dotazione dei diversi
utenti, e le funzioni più avanzate, qualora sia necessaria per esempio
più sicurezza e affidabilità, generalmente si pagano a parte.
Tra le funzionalità particolari c’è, ad esempio, il multicast,
interattivo o meno: è un sistema per inviare a più postazioni
lo stesso streaming, eventualmente regolando le risposte e la possibilità
di interagire dei partecipanti.

Ci sono, poi, i sistemi basati su scheda hardware aggiuntiva, dedicata ad alleggerire
il lavoro della CPU nella codifica del flusso di dati in streaming. Questa soluzione
è utile soprattutto per computer con limitate capacità di elaborazione,
mentre i sistemi più recenti non hanno bisogno di alcun aiuto per svolgere
un simile compito.
La soluzione più professionale è la creazione di un’aula
apposita in cui tutti i presenti possono essere messi in comunicazione con altre
aule in luoghi lontani. Questi sistemi dedicati sono abbastanza sofisticati
da realizzare quella che viene definita “telepresenza” grazie alle
precise impostazioni ambientali e alla qualità audio e video. Il costo
di simili installazioni è ovviamente elevato.

Le imprese di dimensioni medie e grandi cercano generalmente soluzioni da realizzare
ad hoc, che in passato non erano sempre compatibili con gli standard più
diffusi. Oggi il passaggio al protocollo IP e l’uso del medesimo standard
e degli stessi codec favorisce la compatibilità incrociata anche tra
diverse implementazioni professionali.

Tecnologia delle webcam
Per molti è un accessorio a basso costo da acquistare senza pensarci
troppo. Del resto le webcam sono state tra le prime applicazioni di sistemi
video digitali accessibili a tutti, e sono in circolazione, senza apparenti
rivoluzioni tecnologiche, fin dai primi anni ’90. Ma al di là del
design e dell’ergonomia, fattori comunque importanti, scegliere una webcam
con una marcia in più in termini di qualità audio e video significa
ottenere una videocomunicazione più fruibile e adatta all’evoluzione
dei sistemi di comunicazione.

Una webcam è costruita intorno a un sensore, generalmente di tipo CMOS,
con una risoluzione che attualmente va da 640×480 pixel a 30 FPS fino a circa
2 megapixel, anche se alcuni modelli molto vecchi raggiungevano appena i 320×240
punti. La risoluzione relativamente modesta e il tipo di sensore usato consentono
alla webcam una buona sensibilità in ambienti poco illuminati, spesso
superiore alle comuni videocamere e fotocamere. Da queste la webcam si differenzia
soprattutto per non essere dotata di un dispositivo di memorizzazione, ma solo
di una connessione USB per inviare direttamente il flusso di dati al PC o all’interlocutore
remoto attraverso la rete.

La lente, normalmente piccola e in plastica, spesso non è dotata di
autofocus, per cui è utile valutarne la profondità di campo (valore
alto dei diaframmi) così da non trovarsi con una parte della scena a
fuoco e un’altra sfocata. È comunque possibile intervenire manualmente
ruotando l’obiettivo.
Importante sarebbe anche valutare la reattività del bilanciamento del
bianco automatico alle variazioni di luce, la cui lentezza, in qualche caso,
genera fastidiose oscillazioni nella colorazione e nei contrasti delle immagini.

Quasi sempre le webcam incorporano un microfono ambientale di buona qualità.
Se è sufficientemente sensibile e ad ampio raggio consente a più
interlocutori dallo stesso lato del monitor di dialogare senza usare altri microfoni.
Quanto alla compatibilità, solo i modelli più recenti supportano
il plug&play con i più moderni sistemi operativi, come Vista, e alcune
vecchie versioni non possono addirittura essere usate con sistemi di ultima
generazione. Per contro la configurazione è ormai un processo quasi istantaneo.

Privacy e sicurezza
L’uso esteso delle webcam e della videocomunicazione in genere, se da
un lato può semplificare molte fasi di qualsiasi attività produttiva,
pone due ordini di problemi da non sottovalutare. Il primo è la violazione
della privacy, soprattutto laddove le videocamere installate possano essere
controllate a distanza o il sistema di videocomunicazione sia usato anche per
altri scopi da utenti ignari della possibilità di essere osservati, come
i bambini. Inoltre esistono virus e Trojan horse in grado di prendere possesso
delle webcam e carpire di nascosto immagini dell’utente e l’audio
delle sue conversazioni.

Per questo l’accesso a un sistema capace di videocomunicare dovrebbe
essere ben controllato e la sua integrità verificata periodicamente con
strumenti adeguati.
Per precauzione è meglio disattivare del tutto la webcam quando non è
in uso, scollegandola o usando un semplice tappo sull’obiettivo.

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