Oracle vuole uccidere Android?

Nella querelle tra Oracle e Google, accusata di violazione di 44 brevetti Java, si comincia a parlare di denaro. E le richieste di Oracle potrebbero superare i guadagni fin qui realizzati a Mountain View.

Fa sul serio Oracle, nella causa intentata lo scorso mese di ottobre contro Google per violazione di brevetti.
Talmente sul serio che, alla luce degli ultimi passi compiuti dall’azienda guidata da Larry Ellison, alcuni blogger e osservatori americani ora parlano di una precisa “volontà di uccidere Android“.

Perché non si tratta solo della presentazione di una accusa formale per la violazione di 44 brevetti inerenti il codice Java, acquisito insieme agli asset di Sun Microsystems, e la Java Virtual Machine.
No.
Ora Oracle ha chiamato a supporto James Cockburn, un legale esperto in materia, il quale ha depositato una memoria nella quale si dice disposto a calcolare l’entità del danno che Google potrebbe essere chiamata a risarcire qualora la Corte federale concludesse che violazione di brevetto c’è in effetti stata.

Google mette le mani avanti e a sua volta chiede alla corte di rifiutare il contributo di Cockburn, evitando che finisca in mano alla giuria, giudicandolo “inappropriato e fuorviante”.

La posta in gioco è alta. Altissima.
Secondo Cockburne, Google dovrebbe corrispondere a Oracle il 50% di quanto finora guadagnato con Android (la piatatforma è aperta e gli introiti derivano da attività pubblicitarie).

A questo 50% dovrebbe poi aggiungersi una ulteriore cifra chiesta a titolo di risarcimento da Oracle, convinta che la violazione da parte di Google sia stata volontaria e consapevole.


La somma delle due richieste di danni supererebbe l’intero guadagno realizzato da Google con Android, rendendo di fatto il business insostenibile.

A meno di non rendere la piatatforma a pagamento, snaturandone la natura.
A meno di non adottare (dopo aver pagato il dovuto) una nuova Java Virtual Machine, diversa dalla Jvm Dalvik al centro della contesa, creando non poche difficoltà agli sviluppatori.


In attesa delle decisioni della Corte, la prima contromossa di Google è stata quella di presentare una richiesta alla Corte, perché il business legato alla piattaforma sia considerato separato da quello legato agli introiti pubblicitari generati sui dispositivi Android.

Perché nell’un caso, vale a dire prendendo in considerazione il solo business legato alla piattaforma, gli introiti di Google sono pari a zero.
E Oracle potrà anche chiedere il 150% di zero. Ma nulla le verrebbe in tasca.
Resterebbe però aperta la questione sull’utilizzo della Jvm e sulla necessità di cambiarla: un percorso che potrebbe penalizzare non poco la piattaforma sulla quale si sta concentrando il più forte consenso nel mondo della mobility.

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