Opensource, cemento per il business

Non solo sistemi operativi, ma anche applicazioni: si può fondare un’azienda sull’open source, parola di Cto.

In questo spazio (Techne – Con parole mie) i protagonisti della tecnologia raccontano e si raccontano, portando alla luce la miscela virtuosa di tecnica ed esperienza al servizio delle esigenze dell’utenza. Parlano sulla base della conoscenza, evitando di fare riferimento alla propria produzione, bensì portando il discorso su un piano generale e fruibile da tutti.

Recentemente si è molto parlato di Pay Pal e dell’uso che in quell’azienda si fa dell’open source a supporto del business.

Tra i punti più interessanti del discorso, c’è il fatto che Scott Thompson ha lavorato per Visa prima di diventare Cto di Pay Pal. Probabilmente Visa non avrebbe mai utilizzato l’open source per processare le sue transazioni economiche. Ma Visa è partita anche molti anni prima di Pay Pal.

Si tratta di un esempio molto chiaro della differenza che c’è tra le architetture It pre-Web e post-Web. L’elaborazione delle transazioni nella fase pre-Web era tutta basata su mainframe, e su sistemi middleware che cercavano di duplicare l’ambiente mainframe in un mondo distribuito. L’open source qui sembra estraneo, perché non è cresciuto come parte di un ambiente tradizionale. L’elaborazione delle transazioni in ambiente post-Web invece si basa sulla scalabilità e sulla divisione delle risorse utilizzando hardware, considerato come una commodity, e open source.

I siti Web spesso partono in piccolo, usando tutte le risorse che hanno a disposizione (software open source gratuito, ad esempio) e si trovano a crescere sempre più, fino a volumi a volte del tutto inaspettati, cercando comunque di mantenere un controllo ragionevole dei costi. E le soluzioni tradizionali nate per supportare la crescita di una singola impresa raramente rivelano in grado di rispondere alle necessità di un ambiente Web, certo non a costi sostenibili.

Fondare un’azienda sull’open source? Si può, lo vediamo ogni giorno. Anche realtà che tradizionalmente non avrebbero considerato l’open source per i loro “gioielli di famiglia” stanno iniziando a utilizzarlo in alcuni progetti, a volte anche per applicazioni mission-critical. Le aziende Internet si sono rivelate dei veri apripista in questo senso.

La crescita del trend dell’open source non si ferma di certo al sistema operativo, e questo ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. Versioni open source di middleware, database, abilitazione ai servizi, e motori di routing e mediation stanno accrescendo continuamente la loro popolarità.

Il mercato ha visto l’hardware avviarsi verso un processo di “commoditizzazione”, nel quale le soluzioni più economiche vengono costruite con le migliori parti standard da fonti differenti. La concorrenza a livello di componenti (Cpu, dischi, schermi), ha aiutato ad abbassare i prezzi.

Ora anche il software enterprise sta seguendo lo stesso percorso, con Linux prossimo all’esplosione. Ancora, nello spirito della concorrenza, questo ha aiutato a ridurre i prezzi. E, come l’esperienza ha insegnato nel tempo, non conta solamente quante transazioni si possono processare, ma anche qual è il costo per ogni transazione.

A questo punto, è naturale “salire” nello stack, verso altre soluzioni open source, quali middleware, sistemi di gestione dei database, sistemi di messaggistica, abilitazione ai servizi, routing e mediation.

E sempre più, sono architetture It post-Web, come quelle implementate con successo presso Pay Pal, Amazon.com, Google, eBay ed altri ancora, quelle che vengono considerate esempi concreti di riduzione dei costi, miglioramento delle performance e della disponibilità dei sistemi, e di sostenimento al cambiamento.

(*) Cto Iona

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