Open source con “distinguo”

Al LinuxWorldExpo Luciano Capitanio della Presidenza del Consiglio dei ministri illustra chiaramente lo “Stanca pensiero” a proposito di applicativi aperti.

Settembre 2005, «Preferire soluzioni software che partano
da una base open, sviluppate su piattaforme open source esistenti ma che
non siano un’evoluzione di tali piattaforme e non siano sviluppate sotto
licenze Gnu». Legge un testo istituzionale Luciano Capitanio,
del dipartimento risorse umane e strumentali della Presidenza del Consiglio
dei ministri, nel suo intervento all’ultimo LinuxWorldExpo, che chiarisce
perfettamente il significato del concetto open source per la Pubblica
amministrazione italiana. «Sul software sviluppato (dal fornitore
prescelto) secondo i requisiti richiesti dall’ufficio specifico

prosegue Capitanio – l’ufficio stesso mantiene la conoscenza sul codice
sorgente e acquisisce la proprietà del prodotto finito e del codice
sorgente mediante specifiche clausole contrattuali»
.
Il concetto espresso, dunque, è molto chiaro: l’operatore che vuole
sviluppare per la Pubblica amministrazione italiana deve essere pronto
a utilizzare piattaforme e specifiche predefinite dall’ufficio cliente
e deve rendere disponibile la proprietà del software e del codice
sorgente. «Questo approccio si è reso necessario
– spiega Capitanio – dopo aver verificato molte difficoltà
procedurali nel pagamento delle royalty ai diversi fornitori che, negli
anni, sono intervenuti o hanno sovrapposto singole componenti di software»
.
Inoltre, Capitanio pone l’accento sulla manutenzione del software come
voce di costo più incisiva, la scelta di avere la proprietà
del sorgente consente di poterci mettere le mani con più semplicità
svincolandosi dal produttore e dal fornitore specifico.

Soluzioni per le forniture

Seguendo queste regole, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha fatto
sviluppare alcune soluzioni specifiche totalmente Web based con l’intenzione
di unificarle successivamente in un portale integrato. Capitanio illustra
per primo il sistema di acquisizione dei beni e servizi on line per i
dipendenti della Presidenza del Consiglio dei ministri realizzato da Tai.
Si tratta di un sistema aperto anche ai fornitori dei beni e servizi che
prevede diversi criteri d’accesso a seconda del profilo dell’utente che
ci accede. Un altro applicativo gestisce l’utilizzo degli aerei per scopi
diplomatici o umanitari. Si tratta di una tipologia di bene che richiede
un sistema di autentificazione molto più complesso che, infatti,
richiede l’utilizzo di una smart card. Un altro applicativo consente la
gestione dei capitoli di spesa. Tutti i servizi sono stati realizzati
mantenendo una minima omogeneità sull’interfaccia, proprio per
garantire la futura unificazione. Altri ambiti in cui si è utilizzato
software open source sono la Business intelligence e il networking, in
particolare per il monitoraggio delle reti dati della Presidenza del Consiglio.
«È stato sviluppato un applicativo di Bi
– racconta
Capitanio – per l’analisi dei fenomeni economici locali in modo da
pianificare meglio gli investimenti sul territorio. Il software recupera
i dati provenienti da diverse fonti, per esempio i Comuni e la Banca d’Italia,
per raggrupparli in mappe tematiche»
. «Tutte queste
esperienze
– conclude Capitanio – devono essere rese pubbliche
a tutte le amministrazioni locali, ma, purtroppo, non esiste ancora un
repository comune, se ne sta occupando il Cnipa»
.

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