Office, la sfida si gioca a partire dal formato

Open Document Format è diventato uno standard Iso. Microsoft ha ora a che fare con un concorrente più forte

All’inizio di maggio i membri dell’Iso (International Organization for Standardization) hanno approvato l’Open Document Format (Odf) a larga maggioranza e senza nessun voto contrario. Si tratta del primo passo di un complesso processo di ratifica, iniziato con la richiesta formale presentata lo scorso ottobre, che porterà a promuovere il formato di file nato in seno all’Oasis (Organization for the advancment of structured information standards) come standard a livello mondiale. Anche se, precisano i promotori, prima che il testo venga definitivamente formalizzato e pubblicato sono necessari altri passi. Per questo motivo l’annuncio ufficiale difficilmente avverrà prima del mese di settembre. La Odf Alliance, consorzio nato all’inizio di marzo per promuovere Odf nel settore pubblico, che al momento raccoglie oltre 140 aziende, ha salutato ovviamente con favore l’approvazione delle specifiche da parte dell’Iso.


Odf, lo ricordiamo, è un formato di file basato su XML, aperto e libero da royalty, per documenti di testo, fogli elettronici, presentazioni, documenti grafici. Ciò che sta accadendo, quindi, riguarda la produzione e l’interscambio di file utilizzati quotidianamente in tutto il mondo nel business come nel privato: ha a che fare praticamente con chiunque utilizzi un pc per la propria produttività quotidiana. Con l’entrata in scena dell’Iso a “sponsorizzare” Odf, l’attuale stradominio di Microsoft Office potrebbe subire qualche colpo, soprattutto per il favore che i software basati su Odf potrebbero trovare nelle amministrazioni pubbliche.
Attualmente Odf è supportato da OpenOffice 2.0, StarOffice e Workplace (dietro ai quali stanno, rispettivamente, Sun e Ibm), ma nella schiera dei sostenitori figurano altri importanti nomi, come Novell e Oracle. Il motivo di interesse è ovvio: la possibilità di sviluppare, sopra uno standard libero e aperto, tutta una serie di applicazioni e funzionalità senza dover per forza passare da Redmond.


Le contromosse di Office Open XML


Microsoft sta, nel frattempo, attuando una serie di mosse di controffensiva, ambendo a una ratifica a standard internazionale per il proprio formato Office Open XML, quello che animerà il futuro Office 2007 (ex Office 12). Anche il colosso di Redmond, ovviamente, ha una propria “alliance”: si chiama Open XML Formats Developer Group e include una quarantina di aziende, tra le quali Apple, Intel e Toshiba.


Le attività pro standardizzazione sono iniziate ufficialmente lo scorso autunno, quando Microsoft ha deciso di sottoporre all’Ecma (ente europeo dedicato alla standardizzazione in ambito Ict e consumer electronics) le specifiche relative al suo formato, avviando un percorso che, negli intenti, dovrebbe poi approdare all’Iso. Una mossa, questa, che qualcuno ha confuso con l’intenzione, tout court, di “aprire” i formati.


I giochi si sono complicati a metà marzo, quando la casa di Bill Gates ha deciso di partecipare al comitato tecnico che, all’interno dell’ente statunitense International Committee for Information Technology Standards (Incits), ha il compito di uniformare i pareri sul fatto che Open Document Format abbia o meno i requisiti necessari per diventare uno standard (con possibilità, anche, di influire sulle decisioni dell’Iso). Qualcuno ha urlato al sabotaggio, qualcun’altro ha invece pensato che Microsoft avesse improvvisamente fatto dietro front decidendo di appoggiare lo standard rivale. Molto semplicemente, la società dice di essere entrata in gioco per prepararsi a effettuare tutti i passi necessari per arrivare all’Iso con il suo Office Open XML.


Microsoft, recentemente, ha affermato che valuterà l’interoperabilità con il formato Open Document senza opporsi al suo processo di standardizzazione e al suo utilizzo. Il director of standard affairs di Redmond, Jason Matusow, si dice comunque convinto che Odf sia “limitato” e che non riuscirà mai a soddisfare gli utenti Microsoft Office. Quale sarà lo standard documentale del futuro è ancora da stabilire. Per ora, di certo c’è il fatto che chi decide di utilizzare Odf non compie un azzardo.

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