L’organismo si sta prodigando per definire un formato di Uniform resource identifier da utilizzare per i servizi di directory distribuito.
9 gennaio 2003 L’Organizzazione per l’avanzamento degli standard per l’informazione strutturata (Oasis) ha lanciato un’iniziativa per la definizione di un formato di Uri (Uniform resource identifier) da utilizzare per i servizi di directory distribuito e la condivisione delle informazioni, in vista della futura implementazione dei servzi Internet. Ci sono però molti dubbi sull’adesione da parte di aziende come Ibm e Microsoft. L’Extensible resource identifier (Xri) technical committee di Oasis svilupperà un sistema di identificazione che dovrebbe essere adottato da domini, applicazioni e protocolli di trasporto. Il piano implica anche lo sviluppo di un meccanismo per la risoluzione degli Xri e per lo scambio di dati e metadati associati alle risorse che questi Xri identificheranno.
Il progetto consiste, insomma, nel realizzare un unico tipo di Uri riferito alle informazioni distribuite di ogni tipo, dagli oggetti che compongono un servizio di directory o dai file residenti su differenti server o ancora da tipi di documento dislocati su diversi sistemi. «Grazie al nuovo standard – ribadisce Justin Taylor, responsabile strategico dei servizi di directory in Novell – sarà possibile fare riferimento a ciascuno di questi oggetti con un unico tipo di Uri».
Naturalmente occorrerà che tutte le aziende coinvolte, con in testa i grandi nomi di Microsoft, Ibm, Sun e Bea Systems, i costruttori delle piattaforme per l’erogazione dei Web services, siano disposte ad adottare il nuovo schema. Mentre Bea e Ibm si sono già dette disposte a valutare Xri, non ci sono stati commenti da parte di Microsoft e Sun. Il timore è che Xri possa sovrapporsi a uno standard come Uddi, iniziativa promossa direttamente dall’industria dei servizi Internet. Taylor nega che ci siano problemi, affermando che Xri e Uddi sono del tutto complementari l’uno nei confronti dell’altro.
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