Nuovi costi e tasse peseranno sulle Pmi per 5.000 euro l’anno

Secondo un’indagine di Confesercenti, un piccolo imprenditore dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3.530 euro e i 5.180, a seconda del luogo dove opera.

Da uno
studio di Confesercenti sulle ricadute fiscali degli ultimi provvedimenti si
ricava che un piccolo imprenditore (fatturato 50 mila euro, con un locale in cui svolge la sua attività di
100 mq.) dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3.530 euro e i 5.180 a
seconda del luogo dove opera.

Tutto ciò è la conseguenza dell’aumento dei contributi
sociali (450 euro nel 2012 e 1.200 nel 2018), dei costi amministrativi
conseguenti l’uscita dal regime dei minimi che riguarda 500 mila situazioni (1.500
euro), dell’aumento ormai prossimo dell’Imu (aper esempio, 700 euro a Milano e 1.600
euro a Roma), della nuova tassa dei rifiuti (30 euro) e del mancato
trasferimento sui prezzi di metà dell’aumento dell’Iva (850 euro).

Lo studio ha
inoltre preso in esame i più importanti capitoli delle varie manovre con gli
effetti che esse hanno provocato in particolare sulle Pmi.
L’innalzamento delle aliquote Iva porterà, dal primo
gennaio 2014, un aumento di prelievo di più di 20 miliardi e 600 milioni di
euro, ossia il 20% in più circa rispetto al 2011. Un aggravio che si rifletterà
sull’inflazione, per circa 2,5 punti.

Inoltre, sarà colpito anche il reddito
disponibile delle famiglie: l’impatto su ciascuno dei 24 milioni di nuclei
familiari italiani sarà di circa 680 euro l’anno. L’effetto non si è fatto
attendere sui consumi, come già testimoniato dai consuntivi 2011, che segnalano
un calo nell’ultimo trimestre rispetto alla media dei primi nove mesi del 2011.
A soffrire di questa situazione saranno gli operatori economici e in
particolare, secondo Confesercenti, le Pmi. Che per ovviare alla caduta di
redditi e consumi delle famiglie, sono spesso costrette ad “assorbire” gli
aumenti Iva per non aumentare i prezzi di vendita.

Le maggiori aliquote contributive pensionistiche
previste dal 2012 per gli artigiani e i commercianti iscritti alle gestioni
autonome dell’Inps aumenteranno poi l’onere complessivo dai poco più di 900 milioni
del 2012 ai 2,7 miliardi del 2014. La misura inciderà pesantemente sugli
equilibri economici e, secondo le stime, per un piccolo esercizio commerciale,
l’aggravio oscillerà a regime tra i 1.200 e i 2.000 euro l’anno.

Doppia la penalizzazione per il turismo. In primo luogo, a
causa della tassa di soggiorno; ma anche il previsto aumento dell’aliquota
intermedia, operativo da ottobre, accentuerà l’onere del prelievo su servizi
alberghieri e ristorazione, aprendo una forbice rispetto ai paesi concorrenti:
la media Ue delle aliquote Iva su alberghi e ristoranti è, infatti,
rispettivamente, dell’8,3% e del 12,2%. Dal 2014, quella italiana sarà del
12,5% in entrambi i settori.

Dal 2012, al regime fiscale dei minimi introdotto nel 2008
potranno accedere solo le persone di età inferiore a 35 anni e le startup. Di
conseguenza, verranno espulsi 500mila operatori, la metà dei quali esercenti
commerciali e artigiani. Secondo Confesercenti, per loro non ci sono
alternative: passare al regime semplificato, con un aumento di costi quantificabile
in non meno di 1.500 euro l’anno, oppure chiudere i battenti.

L’arrivo anticipato dell’Imu penalizzerà ulteriormente gli
immobili strumentali delle piccole e medie imprese, come anche gli immobili
posseduti da società di capitali, in virtù dell’aumento della base imponibile
per immobili classificati come negozi e botteghe e l’aumento dell’aliquota base
(a 7,6 per mille, contro la vecchia Ici di 6,4 per mille). A queste
maggiorazioni di spesa si aggiungerà, dal 2013, anche la rivisitazione della
tassazione comunale sui rifiuti, da cui si attende un aumento di gettito di 1
miliardo l’anno che graverà in larga parte sui locali adibiti a esercizi
commerciali e laboratori artigianali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome