Nuova pirateria ma vecchi modelli al tempo del cloud

A colloquio con Dinis Couto, World Wide Anti Piracy in Microsoft. Il cloud può aiutare a contenre i fenomeni illeciti, ma è fondamentale continuare a lavorare con il canale, con le imprese, con i Governi.

Può l’adozione di modelli cloud essere d’aiuto anche nella lotta alla pirateria e alla contraffazione del software?

In qualche misura si, dal momento che il modello di delivery cambia radicalmente.
Non bisogna però illudersi: il tema della pirateria e della contraffazione è in primo luogo culturale.
Ne è convinto Dinis Couto, World Wide Anti Piracy Manager in Microsoft.
“Parliamo sempre di una combinazione di forze – sostiene – che spesso vede coinvolti anche i partner di canale”.
Nel modello tradizionale di vendita del software, l’azione illecita del rivenditore si ha quando questi cerca di prendere un vantaggio sul proprio cliente, vendendogli software contraffatto o piratato senza che questi ne sia consapevole.
In qualche altro caso, invece, esiste un livello di corresponsabilità del cliente, che accetta un acquisto, anche quando non ha certezze o garanzie sulla sua effettiva liceità.
“Per fronteggiare questi tipi di comportamenti – prosegue Couto – negli anni avevamo dato il via alle nostre iniziative genuine software. Ora però dobbiamo riallineare le nostre strategie a modelli nuovi, anche sul fronte della contraffazione”.
Se in passato le organizzazioni attive nell’ambito della contraffazione investivano molto nel realizzare copie di qualità dei software, oggi i modelli as a service e cloud “spostano l’attenzione dalla scatola al sito Web. Oggi l’inganno si gioca sul prezzo, cercando di attirare utenti convinti di acquistare software genuino in promozione”
Al mercato delle scatole contraffatte si sta sostituendo dunque un fenomeno importante di contraffazione dei codici, che implicano un livello di rischio importante per le imprese.
“Bisogna considerare il modello in the cloud in modo non dissimile da quanto accade con un utenza telefonica: si smette di pagare? Si sospende il servizio. Noi, è evidente, stiamo lavorando molto dal punto di vista ingegneristico per rendere sempre più sicuro il processo di autenticazione e validazione dei codici. Oggi siamo in grado di bloccare i codici fasulli in tempi molto brevi. Per questo sono convinto che sul lungo termine questo aiuterà ad arginare il fenomeno della contraffazione. Non è però un processo immediato. Perché la consapevolezza si diffonda resta fondamentale il percorso di educazione dei partner”.

Ciò che può mettere in maggiore difficoltà l’utente finale, secondo Couto, è il proliferare di soggetti autorizzati a erogare il software in modalità cloud o as a service: in qualche caso l’interlocutore è Microsoft, in qualche caso il rivenditore, “in qualche caso entrano in gioco gli hosting partner o i syndication partner, e non tutti giocano pulito”
Il lavoro di education, secondo Couto, va svolto lungo due direttrici.
Da un lato il cliente e soprattutto le imprese, alle quali è sempre importante far capire il valore di pagare il software che utilizzano.
Dall’altro i partner cercando di identificare “le realtà che non si comportano correttamente e investendo di converso su quei partner le cui pratiche commerciali sono sempre state lecite”
L’investimento, nella strategia di Microsoft, sta nel rapporto di collaborazione che si instaura insieme ai partner: partecipano alle campagne, beneficiano delle iniziative di comunicazione che l’azienda sceglie di intraprendere.
“Non solo. Noi continuiamo a lavorare in stretta collaborazione con i Governi e con le associazioni di categoria perché chi non ha comportamenti leciti subisca le conseguenze di legge del suo operato. È importante che anche a livello istituzionale si diffonda la convinzione che a ogni punto percentuale di riduzione del tasso di pirateria corrisponde un innalzamento del Pil, perché è l’intero sistema Paese che ne beneficia”.

Non c’è invece, di questo Couto è più che certo, alcuna tentazione di portare il controllo delle vendite direttamente in mano a Microsoft, proprio con l’obiettivo di arginare i fenomeni illeciti.
“Stiamo parlando di un modello di business nuovo per tutti, nel quale tutti avranno spazio. Microsoft non è certo in grado di garantire servizio e assistenza diretti a tutti i suoi clienti. Siamo una partner based organisation e continuiamo a esserlo. Quello che cambia, rispetto alla passato, è il modo in cui il business viene gestito: ci si sposta in un’ottica di business ricorrente. Ma per tutti nostri servizi on line non è previsto l’approccio diretto, i partner non sono mai messi da parte. Sono nel modello. Ne fanno parte”.

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