Novell crede a Linux desktop. E il mercato?

Parla il presidente Hovsepian e delinea target e mercati di riferimento. Ma lo scetticismo degli osservatori sembra resistere.

Non ha il sapore della scaramanzia, ma della asserzione convinta.
Malgrado lo scetticismo che inevitabilmente serpeggia,
malgrado tutti coloro che ricordano i tentativi precedentemente falliti, il
presidente di Novell, Ron Hovsepian si dice convinto che tempo 12, 18 mesi ma
finalmente Linux comincerà a giocare un ruolo di alternativa reale a Windows
anche in ambiente desktop e sui mercati cosiddetti mainstream.


Secondo quanto riporta la stampa statunitense, nel corso di un incontro pubblico, il manager avrebbe evidenziato una serie di segnali che a suo avviso renderebbero per lo meno imminente il momento della svolta.
E laddove altri suoi colleghi preconizzavano generici
successi – non a caso si riconrdano Corel e Linspire – Hovsepian si lascia
andare ad analisi di scenario.


Tre, a suo avviso, i
mercati chiave nei quali Linux troverà accoglienza sui desktop.


In primo luogo il segmento enterprise, vale a dire tutte
quelle installazioni su numeri molto significativi di utenti, per i quali non è
tuttavia necessario un pc con un corredo software particolarmente completo o
complesso, perchè necessitano di funzionalità base, spesso solo il Web browsing.



In secondo luogo le aziende di piccole dimensioni
in questo momento particolarmente toccate dai costi legati all’acquisto dei
contratti di licenza di Microsoft.


Infine gli
utenti privati e le aziende dei Paesi in via di sviluppo, da sempre attenti alla
questione del prezzo e, soprattutto, non condizionate da investimenti in Windows
fatti in precedenza.


Appare chiaro che Hovsepian parla “pro domo sua”, e i riferimenti a Suse Linux sono stati tutt’altri che casuali.
Di sicuro il suo discorso, così come riportato dalla cronache, è stato condotto su toni convincenti.
Ma è altrettanto sicuro che gli analisti, per il momento,
da questi toni non si lasciano sedurre.


Tant’è che Gartner subito ha tenuto a precisare che per quanto riguarda le grandi aziende, gli investimenti in area Windows sono già stati fatti e non è ipotizzabile, in questa fase, una migrazione massiccia a Linux.
Per
quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, invece, l’analista ricorda che la
richiesta è quella di poter utilizzare le stesse dotazioni scelte dai Paesi più
avanzati. E in questa loro richiesta sta tutto il vantaggio di Windows.

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