Il caso piu clamoroso e quello di Cisco, una volta inarrestabile corazzata e ora costretta a una nuova revisione al ribasso delle proprie cifre, con conseguente riduzione del 19% nell’organico. Ma sulla stessa lunghezza d’onda si sono poste anche Texas Instruments.
Si ripercuote soprattutto sull’occupazione la fase di recessione che
sta travolgendo il settore informatico, soprattutto negli Stati
Uniti. Le aziende, infatti, alle prese con risultati inferiori alle
aspettative e necessità di recuperare profittabilità, stanno
intervenendo sugli organici, cercando di ridurre il più possibile i
costi fissi.
Clamoroso appare il caso di Cisco, che ha di nuovo dovuto rivedere al
ribasso le stime di chiusura del terzo trimestre fiscale, nel quale
ora prevede di registrare un fatturato in calo del 30% rispetto al
quarter precedente. Anche gli utili saranno bassi, probabilmente
intorno agli 8 cent per azione. Conseguenza immediata di questa nuova
frenata è la decisione di tagliare il 19% del personale, equivalente
a circa 8.500 dipendenti (sugli oltre 43mila totali), inclusi 2.500
lavoratori temporanei o a contratto. In marzo Cisco aveva già
annunciato un taglio, ma contenuto nell’ordine delle 5mila unità.
L’azienda ha attribuito il momento difficile alla riduzione della
domanda proveniente da network e service provider, più accentuata
negli Usa (tra il 20 e il 40% rispetto al secondo trimestre), ma
presente anche in Europa (tra il 10 e il 30%). La decisione costerà
un’ulteriore cifra compresa fra i 300 e i 400 milioni di dollari, che
sarà caricata sulla prossima chiusura trimestrale. Tuttavia, il
costruttore ritiene di risparmiare così all’incirca 1 miliardo di
dollari di costi fissi.
Sulla scia di Cisco, altre aziende stanno provvedendo a riduzioni
d’organico, connesse alle situazioni di mercato nei rispettivi
settori di business. é il caso, ad esempio, di Texas Instruments, che
taglierà almeno 2mila dipendenti, causa il rallentamento della
domanda di semiconduttori. La manovra lascia pensare che il
costruttore stia incontrando problemi più seri di quelli evidenziati
qualche settimana fa, allorquando avvisò il mercato di attendersi un
fatturato del 20% inferiore a quello del trimestre precedente e avviò
un programma di prepensionamento per 2.600 dipendenti. Può anche
darsi che il citato programma abbia incontrato meno adesioni del
previsto e ora occorra un intervento "compensativo". L’utile atteso
dagli analisti è di 16 cent per azione, ovvero un dimezzamento
rispetto ai 31 cent del trimestre precedente. Ma qualcuno ritiene che
la previsione possa anche non essere rispettata, causa soprattutto la
scarsa domanda nel business wireless.
Buona ultima arriva Philips, che ha annunciato una riduzione
d’organico fra le 6 e le 7mila unità, pari al 3% della propria totale
forza lavoro. Il gigante olandese attraversa una prolungata fase di
rallentamento, già visibile nel precedente primo trimestre, chiuso
con un calo del 91% negli utili (106 milioni di euro) e dell’1% nel
fatturato (8,21 miliardi di euro) rispetto ai dati dell’anno
precedente. Ora le previsioni parlano addirittura di una perdita
netta. La riduzione d’organico costerà circa 350 milioni di euro. Il
diffuso sentimento negativo ha portato Philips a ridurre fino a 2,5
miliardi di euro le proprie spese di capitale.