Non ci sarà la fusione fra Alcatel e Lucent

Le serrate trattative, durate circa un mese, si sono bloccate soprattutto per le perplessità avanzate da Lucent, che avrebbe gradito un merge egalitario e non l’assorbimento che si andava profilando. Per la casa francese rimandato il sogno di diventare numero uno mondiale delle Tlc.

Poteva essere la fusione più importante nella storia delle telecomunicazioni e invece, almeno per ora non se ne farà niente. Dopo un periodo di intense trattative, di recente rese ufficiali, Alcatel e Lucent hanno deciso di soprassedere a un progetto di merge, che aveva trovato una propria definizione finanziaria, ma che è naufragato proprio sulla natura dell’operazione in se stessa. È stata infatti Lucent a lasciare il tavolo dei negoziati, dopo aver constatato che quella che si stava costruendo non era una fusione "fra eguali" e che non avrebbe avuto una corrispondente rappresentanza nel consiglio d’amministrazione della nuova azienda. In un primo tempo, era sembrato definito almeno il prezzo della transazione, 23,5 miliardi di dollari via scambio azionario, ma anche su questo punto sono sorti poi dei problemi. In particolare, gli azionisti Lucent avrebbe voluto un primo versamento immediato, per evitare di vedersi diluire le quote nella nuove entità. Qualche analista ha avanzato però il sospetto che non tutti fossero d’accordo sulla valutazione dell’azienda, in realtà sottostimata, rispetto ai 32 miliardi di dollari giudicati come valore reale. In una parola, più che una fusione, quella che si stava profilando era un’acquisizione a tutti gli effetti, che avrebbe dovuto far leva sull’urgenza per Lucent di trovare liquidità e stabilità, dopo un difficile periodo finanziario, numerosi spin off e un crollo del valore complessivo, che ammontava nel 1999 a 222 miliardi di dollari.

Sovrapposizioni di troppo


Nell’inopinata fine delle trattative avrebbero pesato anche gli aspetti sociali, legati a un’indubbia ridondanza degli organici, in settori produttivi come la commutazione e le trasmissioni. Un altro terreno di sovrapposizione era rappresentato dalle tecnologie ottiche e, in effetti, le due parti non si sarebbero trovate d’accordo su quale delle due linee far sopravvivere alla fusione. In sospeso, poi, era rimasta l’acquisizione dei Bell Labs, il celebre laboratorio di ricerca di Lucent, all’origine du numerosi brevetti informatici (il transistor, il laser, il linguaggio C, Unix), ma anche impegnato in sviluppi giudicati strategici dal Governo americano, in particolare nel delicatissimo settore della difesa.

Due aziende con problemi


Non è detto che per Alcatel questo stop sia del tutto definitivo, ma certo vengono così bloccati i sogni di ascesa al primo posto mondiale nelle telecomunicazioni, seppure attraverso un’acquisizione. Più in generale, la casa transalpina sta da tempo lavorando per sfondare Oltreoceano, dove oggi realizza il 22% del proprio giro d’affari e dove ha già portato a termine le acquisizioni di Dsc, Xylan e Newbridge. Peraltro, anche per Alcatel la situazione finanziaria non è brillante, tant’è che per il secondo trimestre è attesa una perdita di circa tre miliardi di euro nelle attività collegate alle telecomunicazioni.


Per Lucent si prospetta, invece, la possibilità di vendere qualche altro pezzo delle proprie attività. Durante la fase di trattative con Alcatel, per esempio, si era diffusa la voce che Ericsson sarebbe interessata ad acquistare il braccio wireless di Lucent, con Nokia a giocare il ruolo di eventuale competitor nell’operazione. Con l’acquisizione del business delle apparecchiature per reti senza fili di Lucent, tuttavia, Ericsson si garantirebbe il 65% del mercato statunitense, una posizione decisamente “dominante” destinata a sollevare dubbi e perplessità in merito al reale rispetto della libertà di concorrenza.

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