Nessuna elasticità sulla direttiva per i ritardi di pagamento della Pa

Il vicepresidente della Commissione Ue Tajani è categorico: siamo responsabili verso le imprese e il lavoro, la Pa si deve adeguare. L’Italia deve sanare le ambiguità del recepimento, pena procedura di infrazione. Ma le associazioni sono scettiche.

Stanno per scadere i termini del recepimento
della direttiva europea tesa a contrastare i ritardi di pagamento:
il 16 marzo.

Italia, Cipro, Malta, Olanda e
Irlanda hanno già notificato alla Commissione europea le proprie azioni a
riguardo e i relativi testi sono al vaglio.

La Commissione europea ha attuato una
forte campagna di sensibilizzazione che ha portato il vicepresidente Antonio
Tajani
a parlarne a Milano in un convegno dedicato al tema in cui sono
intervenuti parlamentari europei e rappresentanti delle associazioni
imprenditoriali.

Gli elementi cardine della direttiva sono
noti: la Pa deve pagare le fatture alle imprese in 30 giorni. In casi
eccezionali e concordati si può arrivare a 60 giorni.

Le imprese dovranno pagarsi le fatture entro 60
giorni.

Dopodiché, per tutti, scattano gli interessi
legali: almeno l’8,75% annuo.

Il punto sui ritardi in atto

Per avere un quadro della situazione Davide
Magri
, Ad di Intrum Justitia, società di recupero crediti, ha
illustrato l’European Payment Index 2012, indagine che ha raccolto risposte da
oltre 8.000 persone fra Cfo, credit manager e imprenditori europei.

Lo scorso anno in Europa si è avuto un aumento
delle perdite sui crediti, che hanno raggiunto i 340 miliardi di euro.

Il 53% delle aziende patisce perdite di reddito e
il 57% ha contrazione di liquidità.

Solamente il 52% delle fatture è pagato
nei 30 giorni.

L’indice stabilisce il tasso di rischio: tenuto
conto che il valore 100 corrisponde a rischi nullo, in Italia è 164, Grecia e
Portogallo 190.

Le perdite sui crediti in Italia sono del 2,6%,
la media europea è 2,8, Finlandia e svizzera sono al 2%. Il Regno Unito è sopra
il 3%, ma perchè ha procedure di segnalazione piu serrate.

Pagamenti medi: nel consumo in
Italia si arriva a 75 giorni, in Europa a 63, in Finlandia 15; nel B2B in
Italia si sale a 96 giorni (la media europea è 91), in Finlandia è di 27.

Nei rapporti con la Pa in Italia si sale a 180
giorni, contro i 32 giorni dei paesi nordici.

Tajani: nessuna ambigutà sarà tollerata

Per Antonio Tajani, dunque, «la
direttiva è fondamentale per uscire dalla crisi. I crediti accumulati delle
imprese vanno liberati. L’Italia tutto sommato è avanti nel recepimento, anche
se vanno chiariti alcuni aspetti. Le politiche che facciamo su Pmi, spirito
imprenditoriale, ripresa industriale europea possono essere vanificate se non
vengono effettuati i pagamenti
».

Nel testo italiano, rileva Tajani, esistono
ancora ambiguità che vanno sanate: «Non devono esistere settori
esentati. Dopo il chiarimento fornito dal governo abbiamo capito che l’edilizia
è compresa. Ma non è chiaro ancora il termine ultimo di pagamento. Non è
accettabile, la direttiva è chiara e la legge comunitaria prevale sulle altre
norme
».

Tajani è tranchant: «Non esiste spazio per
un’interpretazione elastica. I dubbi interpretativi vanno sanati entro il 16
marzo. Se ciò non avverrà, avvierò una procedura di infrazione contro l’Italia.
Noi lavoriamo per economia reale e monitoriamo la direttiva in tutti i paesi.
Bisogna battersi contro la sciatteria procedurale
».

E ce n’è anche per il patto di stabilità.
«Noi mettiamo le regole di contabilità di stato al servizio della forma e
non della sostanza. Sbagliato. Devono essere al servizio dell’economia reale.
Dobbiamo intervenire su un’interpretazione diversa del patto di stabilita,
specie per i debiti pregressi. Ne ho già parlato con il Commissario Olli Rehn.
Non sarà facile, ma con un’azione forte di stati membri verso il consiglio, si
può fare
».

Idee per la pratica: dalla compensazione alla
cartolarizzazione

Come trovare una sintesi concreta, allora?
«Pare buona l’idea spagnola di compensare i crediti vantati verso la Pa con
le tasse e gli oneri dovuti. Altra idea è avere una contabilità di bilancio
separata per gli arretrati, per non aggravare deficit e debito pubblico nel
momento del pagamento degli arretrati. Ancora: la cartolarizzazione dei crediti
in cui banche e Cassa Depositi e Prestiti anticipano i pagamenti alle imprese facendosi
poi rimborsare dallo Stato»
.

Le attese degli europarlamentari italiani

Per l’eurodeputato Raffaele Baldassarre «Intanto
la direttiva c’è, è una base di partenza. Il problema è la mentalità: la Pa non
si sente al servizio di cittadino e impresa. La direttiva è un’arma. Esistono
perplessità sull’applicazione, non si capisce come in Italia lo si voglia fare
a fondo e in quali tempi. Non sono state fatte le misure di accompagnamento
della direttiva che intervengono sui tempi di attribuzione delle risorse. Il
Patto di stabilità? A volte è una scusa. Chi ha debiti passati non può pensare
di portarli avanti a infinito. Siamo pagatori netti con Europa, almeno
svincoliamo le risorse non fruite dal patto di stabilità
».

Secondo Francesco De Angelis, «il problema
è che se non siamo efficaci sui pagamenti salta tutto il paese. Sgombriamo il
campo da alibi peró: spesso si dice che il problema di fronte non lo si può
risolvere. Non va bene. Serve certezza di diritto: chi lavora deve essere
pagato. Non dobbiamo consentire deroghe. Dobbiamo accompagnarla con norme sulla
finanza pubblica. Liberiamo le risorse non utilizzate dal patto di stabilità
».

Le associazioni in attesa

Per Vincenzo Boccia presidente Piccola

Industria di Confindustria: «Siamo
il secondo paese manifatturiero di Europa nonostante il tax rate piu alto, le
spese energetiche piu alte, lo spread. Il debito pregresso, è da cartolarizzare
per pagare subito le imprese
».

Per Paolo Buzzetti, presidente Ance,
Associazione nazionale costruttori edili «siamo arrivati a 500mila posti di
lavoro persi considerando l’indotto. La crisi di liquidità è determinata da
banche che non danno credito e da ritardi di pagamenti. Nessun altro paese ha
bloccato il motore dell’edilizia, noi sì».

I ritardi di pagamento non sono di oggi, hanno
radici antiche: «pragmaticamente e provocatoriamente, oserei dire, che mi
accontenterei di ritornare al ritardo cronico che c’era una volta, pur di
sanare il credito pregresso
».

Giorgio Merletti,
portavoce di Rete imprese Italia e presidente Confartigianato Imprese,
trova che la direttiva sia «un trattato di educazione civica. Abbiamo
attivato in Confartigianato un osservatorio e renderemo pubblici i casi di
cattivi pagatori
».

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