Nelle medie imprese italiane, crescono produzione, fatturato, export e occupazione

Secondo l’indagine Mediobanca Unioncamere “Medie imprese leader nel 2011″, più del 60% delle aziende ha visto crescere il fatturato nel 2010, oltre il 70% ha in programma investimenti per quest’anno e il 30% ha aumentato l’occupazione.

Le 4.030 medie
imprese industriali, monitorate dal 2000 da Mediobanca e Unionncamere in una periodica indagine annuale, hanno ripreso fiato nel 2010 e prevedono
per quest’anno un ulteriore miglioramento di tutti gli indicatori economici.

L’indagine mostra che nel 2011 il 63,7% di questa tipologia aziendale
prevede un aumento del fatturato (era il 61,7% nel 2010 e solo l’11,4% nel
2009) e il 55,9% un incremento della produzione. Le medie imprese hanno
ulteriormente accresciuto la propensione all’export, tanto che la quota di
aziende esportatrici è passata dall’83% del 2009 al 94% del 2010. Per quest’anno c’è la convizione che le vendite all’estero continueranno ad aumentare (lo prevede
il 57,3%) ma, allo stesso tempo, per il 42% riprenderà energia anche il
mercato domestico.

D’altro canto, queste aziende, che nel tempo hanno allargato
la propria diffusione sui mercati mondiali anche attraverso processi di
acquisizione di imprese estere (1.834 le realtàestere controllate, di cui 355
manifatturiere), hanno risposto alla crisi della domanda internazionale
ampliando i propri mercati di sbocco. E se nel 2008 un terzo delle medie
imprese esportava solo nell’Unione europea, nel 2010 questa quota si è ridotta
al 3%. Lo scorso anno, l’88% delle medie aziende operava sia nella Ue siasui
mercati extraeuropei (13% con gli Usa, 11% con Russia ed Est Europa, 9% con
Brasile, India e Cina, 7% con i Paesi del Mediterraneo e con quelli arabi).

Quest’anno, poi, le medie imprese intravvedono migliori prospettive soprattutto
negli Usa e nei Paesi emergenti, mentre nuvole corrono sui cieli della Russia e
dei Paesi arabi. Forte ripresa degli investimenti nel 2010, ma con qualche
cautela per il 2011. Le imprese investitrici, aumentate dai tre quarti del
2008-2009 al 96% del 2010, nel 2011 saranno il 93,5%. Migliorano anche i
rapporti con le banche (la percentuale di imprese di media dimensione che ha
evidenziato difficoltà di accesso al credito nel 2010 si è ridotta al 22,3%
contro il 27% del 2009). Il 40% delle aziende monitorate però segnala un
peggioramento dei tempi di pagamento dei clienti: solo il 12% vede infatti i
propri crediti saldati entro 60 giorni, mentre il 47% riceve quanto le spetta
oltre i 90 giorni.

Dopo aver
toccato il minimo nell’esercizio 2003 (1,1% del fatturato), i profitti delle
medie imprese, che nel 2008 assicuravano il 16% circa del valore aggiunto della
manifattura italiana, percentuale che sale al 24% considerando l’indotto, sono
tornati a salire fino al 2007. Elevata anche la rappresentatività in termini di
investimenti fissi annui e di esportazioni (pari, rispettivamente, al 16% e al
17% del totale nazionale). Nel 2008 gli utili aggregati sono stati pari all’1,4%
del fatturato – peggiore risultato del periodo dopo il 2003 – registrando una
diminuzione del 16% circa rispetto al 1999. I risultati del 2009 dovrebbero
essere ancora in calo (-10%). Le esportazioni hanno registrato un incremento
pari al 58,9%, anche se, tra il 2008 e il 2009, la variazione è stata negativa,
registrando un -18,4%.

La struttura finanziaria resta solida. Il 53,7% delle medie imprese merita un
punteggio a livello di “investment grade” – la classe di merito di credito più
elevata – mentre la media nazionale per tutte le Pmi è del 34,3%, che arriva al 39,3%
per le Pmi manifatturiere. Il ricorso alla borsa e al private equity tuttavia
resta trascurabile. Le medie imprese quotate sono infatti solo lo 0,5% del
totale.

Buone notizie anche sul fronte dell’occupazione. Il 30,5% delle medie imprese
ha ricominciato lo scorso anno a espandere la propria base occupazionale,
riducendo progressivamente il ricorso agli ammortizzatori sociali. E, per dare
un’ulteriore iniezione di “qualità” alle proprie produzioni, queste imprese
hanno puntato principalmente su assunzioni qualificate di professioni tecniche e
sugli operai specializzati. Questo processo di innalzamento qualitativo del
personale e di riorganizzazione interna ha portato il 27% delle medie aziende a
maturare l’intenzione di riportare all’interno fasi di lavorazione prima
affidate all’esterno, mentre un ulteriore 80% ha intenzione di concentrarsi
maggiormente su attività strategiche di progettazione e produzione.

Un’elaborazione svolta all’interno dell’indagine
di quest’anno ha mostrato inoltre che se queste aziende avessero pagato gli
stessi oneri fiscali delle grandi imprese (32,9% invece del 45,5%), avrebbero
“risparmiato” in 10 anni quasi 9 miliardi di euro, pari al 20% dei mezzi propri
a fine 2008, al 16% del cumulo degli investimenti eseguiti ed al 24% degli
utili del decennio.

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