Nelle imprese italiane si fa ancora poca formazione

Secondo il XII Rapporto sulla Formazione continua, solo il 6,2% dei lavoratori italiani tra 25 e 64 anni ha partecipato nel 2010 a inizitive di formazione, contro una media continentale del 9,8%. Dirigenti e quadri sono le figure che hanno più occasioni di seguire corsi.

1
milione e 600 mila
sono gli adulti occupati e inoccupati che hanno
partecipato nel 2010 a inizitive di formazione, con un andamento crescente rispetto all’anno precedente. In
termini percentuali si tratta del 6,2%
dei 25-64enni, rispetto al 9,8% della media UE
e ai valori decisamente più
alti dei Paesi del Nord Europa (in Svezia si sfiora il 25%, nel Regno unito il
20%). Il dato italiano risulta leggermente inferiore al 7,7% tedesco e più alto
del 5% francese (tra l’altro in ribasso negli ultimi anni). E’ quanto emerge
dal XII Rapporto sulla Formazione
continua
realizzato dall’Isfol.

Le maggiori occasioni di partecipare a iniziative di formazione si hanno per dirigenti e quadri. Anche per quanto riguarda impiegati e liberi professionisti si rileva
una maggiore propensione a partecipare alle iniziative di formazione. Nel
caso dei collaboratori, la partecipazione è legata ai processi di inserimento
nelle imprese e riguarda spesso gli obblighi normativi.

Un’impresa
su tre dichiara di avere effettuato nel 2010 corsi di formazione
per i
propri addetti. Il dato è però ampiamente condizionato dalle aziende che
appartengono a classi dimensionali più basse. La propensione ad attuare
formazione è, infatti, direttamente correlata alle dimensioni dell’impresa: la
probabilità di ricevere formazione in un’azienda con più di 500 dipendenti
(85,1%) è quasi tripla rispetto all’analoga possibilità in un’impresa con meno
di 10 dipendenti (29,4%).

Relativamente alle risorse finanziarie, l’ammontare
di fondi pubblici e privati per la formazione continua dei lavoratori è pari a
circa 5 miliardi di euro l’anno, di
cui un miliardo messo a disposizione
dal Fondo
Sociale Europeo
, dalle leggi nazionali (236/93 e 53/00) e dai Fondi
Paritetici Interprofessionali. Si tratta di un importo significativo ma comunque inferiore rispetto a realtà
produttive meno estese come quella spagnola (oltre 1,1 miliardi di euro gestiti
dalla sola Fundación Tripartita) o
simili come la Francia
(circa 2,3 miliardi gestiti dai soli organismi paritari OPCA e OPACIF).

Si conferma il crescente interesse delle
imprese verso le opportunità offerte dai Fondi
Paritetici Interprofessionali

(attualmente ne sono attivi 20), che rappresentano lo strumento finanziario più
ricco dedicato alla formazione continua, mettendo a disposizione circa 500
milioni di euro l’anno. Al novembre 2011 le imprese aderenti ai Fondi
risultano essere oltre 721.000 e si attestano ben oltre la metà delle
potenziali (55,8%), mentre i dipendenti sono oltre 7,8 milioni (66%).

Nel periodo
compreso tra il gennaio 2010 e il giugno 2011, i Fondi paritetici hanno
approvato oltre 19.400 piani formativi a loro volta articolati in oltre 108.000
iniziative (mediamente circa 6 per ogni Piano), per un totale di 1 milione e 900 mila partecipazioni che
hanno coinvolto più di 61.000 imprese
. L’aula continua a rappresentare di
gran lunga il contesto di apprendimento più utilizzato, ma si registra un ruolo
crescente del training on the job e
della rotazione programmata nelle
mansioni lavorative
, cioé metodologie di apprendimento legate
all’esperienza diretta in azienda.

Le
finalità dei piani formativi finanziati sono in prevalenza legate alla
competitività d’impresa e all’aggiornamento delle competenze dei dipendenti.
Molto bassa è la frequenza di iniziative dirette sia alla formazione in
ingresso, sia alla mobilità esterna e all’outplacement.
Più del 50% delle iniziative si concentra sul rafforzamento delle competenze di
interesse generale (informatica e lingue) e sulla formazione per la sicurezza.
Le iniziative sono in genere di breve durata (dalle 16 alle 20 ore di
formazione). Benché i provvedimenti di contrasto alla crisi abbiano
reiteratamente consentito ai Fondi di allargare il loro intervento anche ad
altre tipologie di lavoratori (apprendisti, atipici e lavoratori in cig
e cigs, e così via), il loro peso resta minimo.

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