Nell’agenda del Cio spazio alle pubbliche relazioni

Nessuno mette in dubbio le capacità tecnologiche del responsabile dei sistemi informativi. Qualcuno inizia anche ad apprezzarne le qualità strategiche e manageriali. In pochi, però, si rendono conto dell’enorme impegno verso la comunicazione che un Cio …

Nessuno mette in dubbio le capacità tecnologiche del responsabile dei sistemi informativi. Qualcuno inizia anche ad apprezzarne le qualità strategiche e manageriali. In pochi, però, si rendono conto dell’enorme impegno verso la comunicazione che un Cio, per essere tale, deve sviluppare. «Questo complesso di doti si compone in un insieme che permette al nostro ruolo di affrontare le problematiche di ogni giorno», ha spiegato Carlo Caifa, country It director di The Walt Disney Company Italia, che ha sempre creduto molto nella presenza sul campo, vicino agli utenti, per rendere l’It più efficace. «Una componente importante è anche il sostegno tra figure diverse e la comprensione dei diversi punti di vista, che permettono di lavorare meglio».

«Conoscere i nostri interlocutori – ha concordato Enrico Frascari, Ict corporate director di Azimut-Benetti, noto marchio nel mondo degli yacht – ha un grosso valore, così come farsi vedere negli uffici e, nel mio caso, al fianco di ingegneri e operai. In questo modo si ottiene un doppio risultato, si imparano a conoscere il prodotto e le peculiarità operative dell’azienda e, al tempo stesso, si sviluppa un linguaggio comune, un senso di complicità. La ristrutturazione dei processi resta senza dubbio un obiettivo, ma la comprensione del core business aziendale arriva prima perché, alla fine, che si usi la magia o le Soa per risolvere i problemi non è così fondamentale». Al suo arrivo in Azimut-Benetti, circa un anno fa, Frascari ha, infatti, dedicato tempo a incontrare le persone che lavoravano ai vari livelli per capire le difficoltà, i problemi, cosa percepisce e desidera il cliente finale. «Le pubbliche relazioni occupano buona parte del nostro tempo e del nostro lavoro – ha proseguito Frascari – oltre a richiedere, spesso, un profondo cambiamento culturale e di impostazione. Si deve imparare a delegare, dando maggiore dignità ai collaboratori». Mettendo in pratica questo concetto, Frascari ha creato un team autonomo (in totale una ventina di risorse) che si occupa dei progetti, mentre lui viaggia tra le varie sedi del gruppo, definendo con il management l’impostazione tecnologica da applicare per migliorare il prodotto. Azimut-Benetti, infatti, riunisce quelle che in passato erano tre aziende autonome, ognuna con propri amministratori delegati, processi e strategie di vendita. «La mia è una vita con la valigia in mano – ha spiegato -, per incontrare il presidente e i tre Ad delle società e spiegare loro, singolarmente, le direttive, condividere le decisioni e costruire il piano strategico. Per creare più sinergia tra le diverse anime del gruppo, infatti, su suggerimento del Cfo è stato deciso di introdurre in azienda una figura come la mia e di centralizzare e rendere di coordinamento le attività Ict. In questo modo, seguo tutti i progetti, dai telefonini alla scelta del soft­ware tridimensionale con cui studiamo il decor interno delle barche, oltre a gestire il budget».

L’abilità di sviluppare un profilo da manager attento alle pubbliche relazioni è determinante anche per Caifa, che in Disney Italia (realtà di circa 400 dipendenti, divisi in tre sedi, con un business che va dall’editoria alla distribuzione di dvd, alla televisione satellitare) coordina una quindicina di persone, tra interni ed esterni. «La conoscenza del prodotto è fondamentale, ma, spesso, si è costretti a impararla sul campo, così come le qualità di coordinamento. Io, ad esempio, ho seguito un master di business administration, ma non si tratta di una prassi frequente tra gli It manager, anche se permette di capire le diverse componenti di un’azienda e, di conseguenza, migliorare l’interazione tra le diverse funzioni». Allo stesso tempo, però, in modo molto onesto, Caifa ritiene esagerato attribuire al Cio un ruolo di assoluta leadership: «Per alcuni aspetti mi sento technology policy maker, ma considerare l’It come sinonimo assoluto di strategia mi pare esagerato. All’interno dell’organigramma, la posizione del responsabile dei sistemi informativi non dipende dalla sua volontà e, di conseguenza, può solo dare il massimo e sperare di crescere e migliorare. Anche la capacità di valutare i collaboratori e saperli stimolare fa parte del bagaglio che ogni manager dovrebbe avere». E parlando di caratteristiche personali, Caifa ha evidenziato come le sue prime linee siano principalmente di taglio business analyst. «Chi ha un profilo prettamente tecnico, sicuramente farà più fatica a svolgere attività di pr, che incideranno per una quota di tempo limitata sul suo quotidiano. Per me, invece, rappresentano l’80%, ma bisogna guardare i casi singoli».

«Non è, comunque, detto – gli ha fatto eco Frascari – che la facilità di dialogo con il top managment e il nostro punto di vista esterno portino a un effettivo contributo a livello decisionale ma, in ogni caso, nonostante a volte ci si senta un po’ frustrati, bisogna essere fieri della sedia che si occupa». Un’esperienza non solo di project ma anche di people management sicuramente contribuisce ad attribuire autorevolezza al Cio e a permettergli di discutere, suggerire, cooperare ad ampio raggio. Di aiuto anche la flessibilità e la capacità di autoanalisi «che si ottengono grazie a un’evoluzione mentale – ha specificato Frascari -, anche perché non esistono molte scuole cui far riferimento da questo punto di vista. Quando non si ha una responsabilità diretta sulle operation, quello che conta è il commitment, che si traduce in cogliere l’attimo e fare la cosa giusta al momento giusto. Un atteggiamento seduttivo, in questo, non guasta».

Anche per Caifa (che riporta direttamente al presidente della business unit Global Children Magazines), la vicinanza al business è positiva, «ma più ci sei dentro, più se ne subiscono gli alti e bassi – ha concluso -. L’It ha bisogno di intervalli più lunghi per costruire qualcosa di solido ma, spesso, quando anche si è pronti, i tempi non si dimostrano maturi o gli utenti al passo. A volte mi domando se non sarebbe meglio essere un po’ più impositivi».

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