Nella giungla delle leggi l’imprenditore riscorpre l’associazione

Troppe leggi, complicate e mal ordinate. Tra il fai da te e la delega in toto, gli imprenditori italiani tornano alle associazioni industriali.

2 luglio 2004 Imprenditori e manager italiani
sono convinti che ci siano troppe leggi, spesso complicate e quasi mai
organizzate in codici complessivi che le semplifichino o le ordinino.

Inoltre il 53% pensa che siano prodotte senza tenere conto delle esigenze
delle imprese e il 48% le trova spesso in contraddizione tra loro.
Sono
alcuni dei dati che emergono da un’indagine commissionata dallo studio
Baker & McKenzie ad Astra che, oltre
all’opinione negativa, del mondo delle imprese verso la produzione
legislativa relativa al mondo delle imprese, rileva anche inquietanti aspetti di
mancanza di conoscenza delle più recenti norme da parte di manager e
imprenditori
.
L’indice di disagio rispetto all’abbondante
produzione del Parlamento è forte per il 20% dei 248 intervistati (che
appartengono a differenti tipologie di imprese), debole per il 29% e medio per
il 51%.
Ma tutto questo si traduce in una serie di attività e costi per le
aziende che vanno dalla catalogazione e conservazione degli articoli del
Sole 24 ore
o di altri giornali, alle informazioni ricevute dalle
associazioni di categoria fino all’utilizzo di consulenti esterni. Internet,
seminari e convegni, stampa specializzata sono le fonti di informazione anche se
poi studi legali, interni o esterni associazioni territoriali o persone interne
all’azienda sono i soggetti che si occupano delle varie questioni.
Enrico
Finzi, presidente di Astra/Demoskopea, ha individuato cinque profili di
top manager e imprenditori relativamente al loro rapporto con le leggi
.

Ci sono gli ingenui disinformati e non attrezzati (40%) che
di solito lavorano in imprese medio-piccole, percepiscono poco i rischi e si
affidano all’avvocato di fiducia che si occupa di impresa e famiglia. I
preoccupati pro-qualità top lavorano in aziende
chimico-farmaceutiche di media dimensioni e preferiscono rivolgersi ad esperti.
Gli informati, sereni a-problematici (16%) sono degli ottimisti
più pronti a percepire le opportunità piuttosto che i rischi delle nuove
normative, mentre i consapevoli tradizionalisti risparmiosi
(15%) lavorano soprattutto nell’It e nelle Tlc, sono molto scontenti della
produzione normativa e delega molto ai responsabili per le varie funzioni.
Infine, è la volta degli informati, angosciati e lobbisti (12%)
che ha cieca fiducia nei consulenti.
Aldilà dei dati, però ciò che emerge
dalla ricerca è la sostanziale utilità delle associazioni degli
industriali come fornitrici di servizi basici,
la preoccupazione
rispetto alla normativa che molto spesso viene vissuta come ostacolo e non come
opportunità e lo spreco di risorse verso personale interno, studi legali o
consulenti esterni di altro tipo che devono aggiornare e consigliare le imprese
sulle mosse da fare. Anche perché le conseguenze a volte sfociano nel penale.

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