Nel software, Hp diventa un vendor indipendente

Con Maria Letizia Mariani facciamo chiarezza sulle strategie della società, alla luce anche delle nuove acquisizioni, come quella di Peregrine

Prendendo spunto dalla recente acquisizione di Peregrine da parte di Hp, Linea Edp ha intervistato Maria Letizia Mariani, country manager della Software Global Business Unit di Hp Italiana, (che opera all’interno del Tecnology Solutions Group), per capire quali sono le strategie che negli ultimi tempi guidano le mosse della società, in seguito anche alle direttive del nuovo Ceo, Mark Hurd.


“L’acquisizione di Peregrine – ci spiega Mariani – in realtà ripropone una strategia che era stata già dichiarata da tempo, quella, cioè, di avere un portafoglio software che sia in grado di rispondere al meglio alle esigenze del cliente, con un approccio di indipendenza dalle piattaforme, per poterlo guidare verso l’evoluzione della sua azienda, secondo la logica che noi chiamiamo “adaptive enterprise” che poi altro non è se non la possibilità di rendere disponibili strumenti It che permettano di adattarsi velocemente ai cambiamenti del business. Il che significa potere gestire in massima sicurezza dati, identificare e risolvere problemi e raggiungere obiettivi chiave di gestione che ogni Cio oggi deve affrontare”.


Un’azienda può beneficiare di questi strumenti che offrite anche se la sua struttura It non è ancora ottimizzata e integrata?


“Sì, perché il nostro portfolio di soluzioni software offre la possibilità di disegnare un percorso e di poter iniziare il viaggio da qualsiasi tappa l’azienda decida. Si può incominciare a indirizzare una tematica specifica, avere immediati ritorni di business rispetto a quella tematica, e poi sapere esattamente quale può essere il passo successivo. Il tutto, con la logica di stabilire un legame stretto tra It e business, ottimizzando il ritorno economico, perché solo in quest’ottica un’azienda può migliorare performance e flessibilità”.


Mi può fare un esempio concreto di quanto ha appena detto?


“In Italia stiamo lavorando con Poste Italiane, per la creazione di una “service control room” con la quale, attraverso le nostre soluzioni tecnologiche, l’ente gestisce tutti i propri livelli di servizio che ha nei confronti dei clienti sia esterni che interni. Per ottenere questo obiettivo è stato creato un centro tecnologicamente all’avanguardia, che permette di gestire il business, di verificare in tempo reale tutto quanto l’ente sta facendo, se ci sono dei fermi e qual è l’impatto sul servizio. E questo è un progetto che abbiamo affrontato attraverso step successivi, ciascuno dei quali ha permesso un immediato riscontro dell’investimento fatto e oggi stiamo via via crescendo nell’implementazione e nella gestione di nuove soluzioni”.


In questa logica di approccio al mercato, come si inserisce l’acquisizione di Peregrine?


“Già qualche anno fa Hp aveva dichiarato di voler avere in portafoglio le tecnologie che ritiene essere chiave per realizzare l’evoluzione che propone ai clienti. La logica è che per certe aree che non riteniamo strategiche lavoriamo in partership con altre società. Se invece ci sono aree che riteniamo fondamentali in termini di differenziazione, possiamo procedere con gli sviluppi interni, se pensiamo di avere il time to market per farlo, o possiamo comprare la tecnologia sul mercato, se riteniamo che sia all’avanguardia. L’acquisizione di Peregrine rientra in quest’ultimo caso, in quanto è un’azienda che storicamente fornisce una soluzione di asset management che indirizza sotto diversi aspetti: gestione del ciclo di vita dell’asset, affrontato dal punto di vista finanziario, contrattuale e fisico. Inoltre, Peregrine complementa in modo estremamente articolato la nostra offerta di It service management”.


Ma sul fronte dell’asset management vi avvalete anche della partnership con Altiris. Non c’è sovrapposizione?


“No, non c’è sovrapposizione, perché in realtà la soluzione di Altiris, che viene chiamata genericamente di asset management, in realtà fa discovery automatico degli elementi e distribuzione, mentre l’asset management di Peregrine è proprio una gestione del ciclo di vita dell’asset aziendale. In realtà il problema di sovrapposizione con Altiris ce lo eravamo posto nel momento in cui abbiamo acquisito, all’inizio del 2004, Novadigm, il cui prodotto di punta, Radia, era una soluzione di Change and configuration management. In questo caso abbiamo però costruito il posizionamento in modo complementare, per cui continuiamo a collaborare con Altiris”.


La sensazione è che Hp sia un po’ ferma sull’evoluzione di OpenView. E sul fronte SOA, a che punto siete?


“Mi stupisce questa sensazione, perché OpenView, che è nato come brand di un prodotto, oggi è una famiglia con centinaia di prodotti, che spazia dalla gestione dell’infrastruttura a quella dei servizi It, dalle applicazioni alla parte di business management, quindi copre tutto il ciclo di vita dei servizi It all’interno di un’azienda, più alcune soluzioni cross di sicurezza. Per cui io ritengo che il portfolio offerta sia estremamente articolato. Sul fronte SOA abbiamo rilasciato una soluzione che si chiama SOA Manager, che indirizza la gestione delle nuove architetture applicative in termini di discovery, tracciamento, status management e Web service. Quindi, in realtà, siamo presenti in tutte le tematiche che riteniamo essere guida in questo periodo. Soprattutto in Italia siamo molto attivi nel proporre le nuove soluzioni e molti clienti si stanno muovendo per seguirci”.

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