Nel mercato pc cresce chi controlla i costi e si focalizza

Il Ceo di Fujitsu Siemens traccia un bilancio positivo dei quattro anni trascorsi dal merger che ha dato origine all’azienda nippo-tedesca. Gli utili attesi, per la prima volta, all’imminente chiusura di esercizio.

C’è di che compiacersi in casa Fujitsu Siemens Computers. Nel paesaggio economico depresso di questi tempi, fa sensazione il caso di un’azienda che, dopo quattro anni, trova proprio ora per la prima volta la via degli utili, attesi per l’imminente chiusura d’esercizio, dopo gli 11 milioni di euro raggiunti nel primo semestre. Certo, quando nel 1999 i manager giapponesi e tedeschi decisero di fondere le rispettive attività nel mondo pc e operare così sul mercato europeo, l’obiettivo neanche troppo segreto era di arrivare rapidamente allo stesso livello dei big del settore. Oggi, invece, l’azienda occupa il quarto posto, dietro a Dell, Hp e Ibm. Ma il presidente e Ceo della società, Adrian Von Hammerstein, incontrato da Linea Edp, preferisce porre l’accento sui risultati raggiunti e, soprattutto, sull’andamento particolarmente positivo dell’ultimo periodo. “Come confermano i dati preliminari di Idc, nel quarto trimestre siamo cresciuti, in termini di unità vendute, del 26%, contro il 19,7% fatto segnare dal mercato pc nel suo complesso. Sottolineo, poi, soprattutto il più 87,5% raggiunto nei prodotti mobile, ovvero quasi il doppio della media del comparto”.

Quindi, il bilancio di questi quattro anni di esperienza con il marchio Fujitsu Siemens è da considerare positivo, a conti fatti?


“Abbiamo unito due esperienze in partenza molto diverse fra loro e l’idea ha funzionato. Anche dal punto di vista interno, abbiamo compiuto sforzi organizzativi non indifferenti, ad esempio nell’unificazione del sistema informativo. Ma abbiamo ottenuto un ritorno sugli investimenti nel giro di otto mesi. L’andamento è stato finora in linea con quanto avevamo stimato. Se non abbiamo fatto meglio è perché siamo arrivati nel peggior momento di crisi di tutta la storia dell’informatica”.

Non si può, tuttavia, fare a meno di notare come Dell, Hp e Ibm siano ancora lontane in termini di quote di mercato. Quale strategia state attuando per cercare di recuperare terreno?


“Tengo a precisare che per noi la dimensione non è tutto. È importante anche riuscire a sviluppare una chiara focalizzazione e ottenere un’efficace risposta dai mercati. Fujitsu Siemens ha scelto di spingere soprattutto sulla mobilità e sul business critical computing. In particolare nel primo segmento stiamo già ottenendo risultati molto significativi. Da non trascurare è anche il fatto che siamo un’azienda europea che opera sullo stesso territorio con un evidente vantaggio in termini di efficienza e conoscenza della realtà”.

Non ritiene che il peso complessivo del mercato tedesco, poco sotto il 50% del totale, sia ancora eccessivo?


“Certamente sì. Dobbiamo modificare questo stato di cose e non certo indebolendo il nostro zoccolo duro, ma facendo crescere gli altri paesi. Per arrivarci, abbiamo investito soprattutto sul canale e i primi risultati cominciano a farsi sentire, soprattutto in Francia e Regno Unito, ma anche in Italia”.

A cosa si deve il recupero di efficienza che, nell’ultimo periodo, vi ha fatto addirittura produrre i primi utili della vostra storia?


“I nostri risultati dipendono sia dalla risposta del mercato cha da fattori organizzativi interni. Nel primo semestre dell’attuale esercizio fiscale abbiamo goduto di acceleratori come la server consolidation e, soprattutto, la crescita nei portatili, addirittura del 170%. Altrettanto importante, tuttavia, è il lavoro svolto sulla struttura dei costi portata avanti negli ultimi due anni. Infine, come ho già sottolineato, l’incidenza del canale distributivo è già oggi molto consistente e dovrà rafforzarsi ancora in futuro”.

State facendo grande affidamento sulle soluzioni per l’enterprise, come dimostra l’enfasi posta sull’informatica on demand dell’offerta FlexFrame per tutta la gamma dei vostri server. Tuttavia, siete presenti anche nel mondo consumer. Non ritenete di disperdere un po’ troppo le energie?


“Fujitsu Siemens è un’azienda che deve far leva anche sui volumi per cui la presenza nel consumer è necessaria. Ma non è tutto. Pensiamo che questo stia tornando a essereun comparto molto promettente, perché non è più centrato solo sul desktop, ma su nuovi fronti applicativi, come la mobilità, l’home entertainment e, più in generale, gli strumenti connessi a quella che viene definita come la “rivoluzione digitale””.

Quali sono le relazioni con i due costruttori che compongono il vostro marchio? Sono pensabili forme di collaborazione più strette, ad esempio con Siemens nei servizi?


“Con Fujitsu condividiamo un intero portafoglio di soluzioni It e per il mercato europeo siamo noi ad averne la piena responsabilità. Inoltre, c’è una forte collaborazione sul piano operativo, dopo una lunga fase di messa a punto. Siemens è già un nostro partner per i servizi e ovviamente traiamo beneficio dalle sinergie fra le rispettive attività. Va sottolineato, tuttavia, che questo non è un rapporto privilegiato rispetto ad altri interlocutori. Noi ci concentriamo sulle soluzioni e ci appoggiamo ai partner che riteniamo più adatti di caso in caso”.

I vostri annunci più recenti nel campo dei server sono avvenuti su architettura Intel o Amd, in direzione dei 64 bit. Questo lascia intendere che ci sarà un progressivo abbandono del supporto a Sparc?


“Assolutamente no. È importante poter disporre di tecnologie che si adattano a diversi potenziali impieghi. Per gestire grandi database, per esempio, occorre un’architettura robusta, come Sparc, che in più dispone di un importante catalogo di applicazioni. Per chi implementa, invece, blade server, la piattaforma Intel è senz’altro più adeguata. In varie aziende, inoltre, gli ambienti Solaris e Windows coesistono e poter supportare entrambi è un vantaggio competitivo”.

Fujitsu Siemens è uno dei principali attori nel settore dei thin client. Come vedete l’evoluzione di questo genere di dispositivi?


“Oggi è meglio parlare di server-based computing, un concetto che esprime chiaramente come vi sia un ritorno verso il centro della gestione delle risorse core dell’azienda, lasciando in periferia solo le operazioni funzionali. L’importante è avere una visione chiara per il complesso dell’impresa, in modo da tarare l’architettura e la sottostante tecnologia nel modo giusto e ottenere così i desiderati risultati in termini di miglioramento dell’efficienza e riduzione dei costi”.

I vostri principali concorrenti hanno sviluppato peculiarità tecnologiche o nel modello di business. Voi sembrate un po’ più “appiattiti” sugli standard…


“Non è affatto vero. Abbiamo sviluppato, per esempio, una competenza sui mainframe che oggi sono in pochi ad avere. Bs2000 è una tecnologia proprietaria che abbiamo consolidato negli anni e continuiamo a rafforzare. La sua caratteristica scale-based ci consente di muoverci con attenzione verso i sistemi aperti. Il programma SysFrame, pensato per l’autonomic computing, è un altro esempio di proposta originale, fatta in casa”.

In generale, quali sono le previsioni per questo 2004?


“Già nell’ultimo trimestre dello scorso anno si sono intravisti segni di ripresa, più forti negli Usa e in Giappone, ma destinati a fare radici anche in Europa. Ci sono però alcuni fattori di rischio che vanno considerati, primo fra tutti il cambio dollaro/euro. Molto dipenderà dalle Pubbliche amministrazioni dei vari Paesi, che devono fare di più per dar corpo alla ripresa”.

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