Nel mercato Ict italiano diminuiscono gli investimenti di Pmi e famiglie

Il quadro delineato nell’ultimo rapporto Assinform evidenzia un comparto in crescita rispetto allo scorso anno, ma con una domanda sostanzialmente meno dinamica e soprattutto stimolata dalle grandi e medie imprese, mentre il mercato pc è in contrazione

Assinform ha reso
noti i dati inerenti all’andamento del mercato Ict in Italia nei primi sei mesi
di quest’anno. Dati peraltro positivi e all’insegna della continuità, anche se
non è mancato un invito alla prudenza per quanto riguarda il futuro più
prossimo.

In generale, nel primo semestre del 2001, il valore legato al
mercato dell’Information and Communication Technology nostrano
si è attestato a  quota 58.888 miliardi di lire, registrando una crescita
pari al 12,2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Sui numeri e
sulle percentuali appena snocciolati, il comparto informatico
ha pesato per il 10,7%, ovvero 19.478 miliardi di lire, mentre quello delle
telecomunicazioni – attestatosi a quota 39.410 miliardi -, ha
registrando un +12,9% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Ciò
nonostante, Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, la
società di ricerca che collabora con Assinform al monitoraggio del mercato Ict
italiano, non ha mancato di sottolineare come: «La continuità nella crescita
è una condizione che va interpretata. Il mercato dell’information Technology è
sostanzialmente diverso da quello delle telecomunicazioni. In particolare, la
crescita evidenziata nei primi sei mesi di quest’anno nell’ambito indagato è
fondamentalmente riportabile a due fattori di apparenza. Il primo è che,
rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sono sostanzialmente mutati i
soggetti che hanno determinato gli ultimi cambiamenti registrati. Il secondo è
che, nel periodo considerato, il mercato italiano ha registrato una progressiva
incertezza che ha penalizzato i soggetti più deboli, piccole imprese e segmento
consumer in testa
».

Insomma, nel primo semestre del 2001 la domanda
del mercato Ict è stata stimolata dalle grandi e medie imprese di casa nostra,
mentre gli investimenti da parte delle piccole aziende e la domanda
proveniente dalle famiglie hanno subito una netta
contrazione.

Conseguentemente, il primo a risentirne è stato il segmento
dei personal computer. Nonostante il mercato dell’informatica
abbia infatti registrato un incremento del 10,7% – passando da 17.593 miliardi
di lire, a 19.478 miliardi – la domanda meno dinamica nei target di utenza
pocanzi citati ha decretato una diminuzione sostanziale in termini di volumi
venduti.

Questi sono infatti letteralmente crollati dal 20,1% dello
scorso primo semestre, all’attuale 7,3%. Una situazione che ha decretato
l’abbassamento dei prezzi delle macchine da parte dei produttori allo scopo di
ridurre i margini e mettere in difficoltà i vendor di ridotte
dimensioni.

In linea con quanto detto, le vendite nel comparto
hardware sono cresciute “solo” del 6,3% rispetto al 7,4%
dell’anno precedente, attestandosi a quota 5.904 miliardi di lire.

Al
contrario, il comparto software e servizi, fermo sui
12.609 miliardi di lire, ha registrato una performance pari a un +14,2%, di poco
inferiore a quel +15% registrato solo un anno fa.

Con 46,8 milioni di
linee attive, il 33% in più rispetto al primo semestre 2000, la
telefonia mobile si riconferma ancora una volta vera e propria
locomotiva del settore Ict in generale.

Solo in questo comparto, le
infrastrutture sono cresciute del 39%, attestandosi a quota
2.860 miliardi di lire, contro il 13,6% della telefonia fissa,
mentre una crescita meno eclatante, ma pur sempre positiva, è stata registrata
dal segmento servizi su rete mobile, attestatisi su un +25,2%, ovvero 10.490
miliardi di lire.

E mentre Capitani sottolinea come l’acquisto di
software in modalità Asp sia ancora un fenomeno poco rilevante nel nostro Paese,
e il mercato Internet ben lungi dall’essere vicino alla saturazione, il
presidente di Assinform – Giulio Koch – auspica l’avvento di una Tremonti bis.
Ovvero di una legge che stimoli gli investimenti in formazione, e non solo in
macchinari, per supportare e consolidare la crescita del mercato Ict italiano di
oggi, ma soprattutto di domani.

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