Motori di ricerca. Adesso il business entra nel vivo

Non sono giocattoli, ma macchine da soldi. Dai search engine, con la benedizione di Microsoft, che ci sta investendo concretamente, prende spunto una riedizione (corretta) della net economy. Google (anche in Borsa) tira un gruppo eterogeneo di realtà che puntano al business.

Tutto comincia da Microsoft, come spesso accade. È noto da tempo l’interesse manifestato da Redmond per il business dei motori di ricerca, iniziato con un’apertura di credito fatta da Bill Gates a Google. Ma come sempre è accaduto nella storia di Microsoft, dopo i riconoscimenti arrivano le azioni. E presto o tardi Microsoft avrà un search engine. Ciò comporta che attorno al concetto di motore di ricerca si sta sviluppando un business che riporta, per certi versi indietro nel tempo, all’epoca della new economy. Per intanto Microsoft ha deciso di costituire un gruppo di esperti con cui lavorare sulla valutazione delle costituende funzionalità di Msn Search, per avere feedback utili allo sviluppo della tecnologia.


Tecnologia sulla quale Google sta catalizzando l’attenzione della comunità It e finanziaria proprio come ai “bei tempi”. Quotatasi in Borsa dopo ferragosto con numeri elevati, all’inizio di ottobre la creatura di Brin aveva già segnato un aumento del 56%. Il che significa, al di là dei calcoli di matematica finanziaria, che gli investitori in quello che c’è sotto, il motore, ci credono. Suffragati in ciò dalle azioni della comunità It. Perché Google non è un motore nel deserto. Altri ce ne sono e tutti con alta valenza di business.


Come quello di Amazon, A9.com, che utilizzando database e algoritmi di Google promette di personalizzare le ricerche. Con A9, Amazon punta a incentivare le vendite sul proprio portale, ma è probabile che intenda espandere il business su altri fronti. Proprio come Yahoo!, che ha fatto partire il test di My Yahoo Search, una “lavagna” che consente al singolo utente di ricercare e-mail, documenti e informazioni partendo dagli archivi creati sull’area My Web, e che negli Usa e in Uk si è specializzata in aree verticali (Yahoo! Local, servizio georeferenziale) con tutto ciò che ne consegue per la pubblicizzazione delle attività di small-business.

Advertising e clustering


Yahoo!, poi, con la posseduta Overture alimenta il canale dei servizi commerciali di ricerca. Dopo Precision Match (l’offerta di search advertising), il listino Overture ora comprende anche Contextual Match, una modalità di advertising che punta a posizionare le inserzioni nelle sezioni tematiche dei portali partner.


E poi c’è il fenomeno Clusty, un search engine che aggrega i risultati facendo risparmiare tempo. Un motore di ricerca con intelligenza in più rispetto al solito, che non si sa bene se sia già il caso di chiamarla Business intelligence. Frutto dello sviluppo tecnologico di Vivisimo, società che ha beneficiato dell’investimento di un milione di dollari da parte della National Science Foundation nell’ambito di un programma per lo small business, avvenuto tre anni fa, Clusty è un motore per certi versi rivoluzionario. Nel senso che fa quello che un utente mediamente intensivo di search engine, dopo un po’ si aspetterebbe dall’intelligenza che governa i meccanismi tecnologici sottostanti: l’aggregazione di risultati. Le ricerche impostate con la tradizionale metodologia per parola chiave, danno un frutto immediatamente aggregato, per competenza logica, in tante categorie quante il motore di clustering riesce a trovarne. Vivisimo è una società profittevole, che ha già dato in licenza la propria tecnologia di base ad aziende, enti governativi e altri siti Web. Ma, soprattutto, spera che la popolarizzazione del motore di ricerca sia foriera di sviluppi sul fronte business. E le premesse ci sono tutte.

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