Home Digitale Modelli IT a consumo e on premise, post-Covid la coesistenza è necessaria

Modelli IT a consumo e on premise, post-Covid la coesistenza è necessaria

I responsabili IT si trovano oggi a un punto della storia decisamente critico dal punto di vista commerciale: le loro decisioni su come e dove investire saranno messe sotto esame come mai prima d’ora proprio mentre dipendenti, clienti e partner si rivolgono alla tecnologia per ottenere una risposta alle sfide che hanno di fronte.

Ma l’innovazione fine a se stessa porterà facilmente a sforare i budget a fronte di risultati deludenti. Le aspettative circa quello che è o che sarà normale sono cambiate sotto molti aspetti. Il modo di operare delle aziende si è trasformato enormemente rispetto a soli sei mesi fa.

In questo periodo i riflettori puntati sulla tecnologia e sulla sua capacità di adattarsi e avere successo in un contesto in continuo cambiamento non sono mai stati così numerosi. I dipendenti vivono, lavorano e interagiscono tra loro in ambienti del tutto nuovi dovendo gestire al contempo figli e didattica online.

Ad accompagnare questo cambiamento deve esserci una strategia tecnologica adatta alle circostanze attuali, come osserva Mauro Bonfanti, Regional VP Emea di Pure Storage.

Basta cicli di diciotto mesi

Per i responsabili IT, dice Bonfanti, questo significa dimenticarsi del tradizionale manuale degli investimenti. I classici cicli di diciotto mesi, tra messa a punto del budget e procurement che si basano su un modello di spesa capitale (CAPEX) e aggiornamenti che richiedono l’interruzione del business, non sono più in linea con le esigenze operative attuali, che richiedono cambi di piano spesso repentini per riflettere nuovi e inaspettati bisogni.

Gli investimenti dovrebbero invece concentrarsi su modelli di consumo flessibili con infrastrutture capaci di supportare i massimi livelli di flessibilità e varietà di opzioni, consentendo ai team di implementare e scalare rapidamente nuovi progetti e nuove applicazioni.

Oltretutto, col crescere dell’incertezza economica, i budget sono destinati a restringersi come non mai. Per i responsabili IT ciò può creare grandi difficoltà quando si tratterà di farsi approvare dai CFO nuovi progetti o nuove infrastrutture.

Il vantaggio derivante dall’adozione di un modello a consumo flessibile è che le aziende possono evitare le scommesse”che spesso accompagnano le trasformazioni che richiedono un uso intensivo di capitali; al contrario, possono perseguire attivamente progetti di modernizzazione a basso rischio di crescita dei costi, esaurimento dei budget o vendor lock-in.

Non è ancora il momento di liquidare l’on premise

Nei momenti di cambiamento, osserva Bonfanti, le difficoltà di pianificare per tempo le spese e le infrastrutture IT si sommano. Per i responsabili IT è facile incorrere in un provisioning eccessivo o, al contrario, insufficiente, oppure focalizzarsi sulla soluzione sbagliata per la trasformazione di business che si vuole ottenere.

Una ricerca mostra come la migrazione verso il cloud rimanga la priorità principale per molti business leader impegnati in progetti digitali grazie alla capacità del cloud di scalare, semplificare la gestione dei dati e contenere i costi.

Anche se la situazione attuale può aver accelerato questa tendenza verso il cloud, questo non rappresenta l’unica opzione. Le aziende assegnano la priorità a semplicità, agilità e flessibilità: caratteristiche del cloud che esistono anche on-premise. Oggi più che mai, dunque, permane la necessità di un approccio ibrido all’IT.

Sebbene sia vero che l’architettura cloud possa permettere alle aziende di estendere le loro strategie IT, far velocemente progredire le applicazioni a un altro livello e mantenere dataset di grandi dimensioni, le risorse on-premise continuano tuttavia a rivestire un ruolo essenziale nelle operazioni di business.

Mauro Bonfanti, Regional VP Emea di Pure Storage

Per i business leader che guardano avanti, intenzionati a inserire nelle loro strategie tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e deep learning, le infrastrutture on-premise restano preziose: aiutano a sfruttare meglio i dati permettendo di alimentare applicazioni mission-critical che non possono risiedere nel cloud, come quelle che richiedono livelli estremamente ridotti di latenza e un throughput elevato.

Rendendo l’on-premise esattamente simile al cloud, le aziende hanno l’opzione di sfruttare cloud pubblici o privati a fianco delle loro infrastrutture on-premise a seconda del workload e degli obiettivi di business. Facendo leva su un modello a consumo flessibile, i clienti possono soddisfare le esigenze in costante cambiamento del loro business.

È importante sottolineare che questo approccio ibrido non ha bisogno di pesare particolarmente sul bilancio. Nell’ambito di un modello a consumo flessibile, dove l’infrastruttura viene scalata on demand, il TCO ne risulta diminuito.

Improvvisamente, le tecnologie critiche diventano accessibili e alla portata di aziende di ogni dimensione indipendentemente dal livello di fatturato. Questo, a sua volta, libera capitali che possono essere investiti in altre aree del business.

Verso un nuovo ordine tecnologico

Che si tratti di retail, industria o servizi finanziari, tutti i business leader devono allineare la strategia aziendale a quella tecnologica, e questo diventa più facile quando i benefici sono tali da eliminare i rischi.

Una delle costanti è l’affinità di questi responsabili ad analizzare con attenzione le uscite finanziarie riducendole ovunque possibile. Il nuovo ordine del deployment tecnologico deve essere dunque all’insegna della flessibilità.

La flessibilità consente di avere un maggiore controllo sull’utilizzo della liquidità e dei capitali nel breve e nel lungo termine nell’ambito del data storage e delle opzioni relative al possesso piuttosto che all’abbonamento.

Si tratta della spina dorsale di un processo decisionale rapido e della capacità di superare i competitor sul mercato attraverso l’innovazione di prodotto.

Che si tratti di shopping personalizzato basato su intelligenza artificiale nel retail o dell’applicazione di deep learning all’interno di veicoli a guida autonoma, aziende di qualsiasi dimensione dovrebbero avere l’opportunità di competere e creare rapidamente applicazioni on demand. In ultima analisi, solamente i modelli a consumo flessibile possono fornire questo livello di accessibilità e avversione al rischio.

La situazione attuale causata dalla pandemia non deve essere vista come un catalizzatore del cambiamento, bensì come un acceleratore dell’impulso verso una maggior efficienza della spesa IT e la crescita dei servizi digitali.

Tuttavia, nonostante questo focus sui progetti digitali, molte aziende non possiedono i capitali necessari per procedere a una significativa revisione del proprio IT.

CFO e business leader, inoltre, sono sempre più consapevoli dei limiti dei loro budget e saranno facilmente propensi a investire solo a fronte di ritorni garantiti.

Di conseguenza i responsabili IT devono guardare a un modo diverso di gestire i loro ambienti tecnologici. I modelli a consumo flessibile, grazie a un TCO limitato, alla rapidità di integrazione e alla loro agilità, sono perfettamente adatti alle numerose sfide dell’ambiente operativo di oggi e diventeranno senza dubbio un pilastro del business supportando i workload alla base della futura innovazione dell’Industry 4.0.

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