Mobilità, privacy e buon senso…

Febbraio 2005, Il manager si trovava comodo sul suo Eurostar. Era salito a Firenze diretto a Milano, durante una giornata festiva, ed era in compagnia della moglie. Ma giusto per ammazzare il tempo tirò fuori il suo notebook e iniziò una …

Febbraio 2005, Il manager si trovava comodo sul suo Eurostar. Era salito
a Firenze diretto a Milano, durante una giornata festiva, ed era in compagnia
della moglie. Ma giusto per ammazzare il tempo tirò fuori il suo notebook
e iniziò una classica procedura di lavoro: leggere la posta. Ora si può,
ovunque e comunque. Peccato che su un treno la privacy sia difficilmente rispettabile.
Non puoi. O meglio puoi farlo, ma a scapito di innescare anche una generale
curiosità: mica sei il solo che sul treno ha voglia di ammazzare il tempo.
È troppo rischioso aprire documenti "personali", soprattutto
di altri, e lasciare scorrere su un monitor domande e risposte. Tanto più
che si trattava di proposte di incentivi al prepensionamento. Materiale delicato. Estremamente privato. Da
cui si deduce anche che quell’azienda (un vendor Ict internazionale molto noto)
era comunque in difficoltà (quale non la è oggi?).
Ora il punto della questione è: le tecnologie di mobilità mostrano
come vadano fatte alcune riflessioni legate più che alla normativa sulla
privacy al buon senso, perché lo spyware non è solo un programma
di intrusione on line come abbiamo approfondito nell’inchiesta sul phishing.

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