Mobile vs. desk: è il team che deve decidere come e dove lavorare

Lo afferma John McGeachie di Evernote, convinto assertore di un modus operandi libertario.

Il panorama della tecnologia in azienda oggi è diverso rispetto a soli cinque anni fa.
«Il modello originale di iPhone di Apple – ricorda John McGeachie, Vp Evernote Business – era in vendita solo da un anno ed era appena stato lanciato un marketplace per le app che sarebbe cresciuto fino a raggiungere quasi un milione di applicazioni. Android è diventato disponibile sugli smartphone quasi 5 anni fa e da allora la sua adozione è cresciuta a un ritmo pazzesco. Per non essere da meno, anche Microsoft è presente in questo mix con quello che le persone sentono come un’offerta molto interessante in termini di esperienza utente e interoperabilità e connettività con le infrastrutture e dati critici aziendali».

Come è cambiato il knowledge worker
All’avvento del mobile i knowledge worker per McGeachie sono stati sdoppiati in due persone, «costretti a fare delle scelte di dispositivi, cercando di anticipare di quali strumenti avreste avuto bisogno in un dato giorno. Piattaforme dedicate, rigidamente configurate per operare in modo efficiente in un singolo dominio».

Il punto è che oggi non si vuole essere costretti a vivere in una sola dimensione per tutto il tempo. Per esempio, dice McGeachie, «io non voglio più essere limitato ad un ristretto numero di strumenti per fare il mio lavoro e tantomeno essere incatenato tutto il giorno ad una scrivania a lavorare».

Ecco allora che la decisione su larga scala sugli strumenti di business (hardware e software) diventa un minimo comune denominatore, una soluzione one-size-fits-all.

Il team decide
Per McGeachie «il team di lavoro è nella posizione migliore per decidere, ogni giorno, qual è lo strumento migliore da utilizzare per ciò si sta facendo. E prendere questa decisione non è solo produttività ed efficienza, è divertimento. È abilità. Significa che se scelgo i miei strumenti e, per estensione, il mio ambiente di lavoro, poi non ci saranno scuse per il fallimento. Ho la libertà di controllare i fattori di distrazione e concentrarmi su una sola cosa: la qualità e la rilevanza del mio lavoro».

Questa, spiega McGeachie, è la filosofia che sta alla base della progettazione di Evernote: «focalizzarsi su una grande esperienza utente, sconfinata. Le persone usano un prodotto in modi e in luoghi che non ci si aspetta. Meno limiti possibili e la libertà di usare uno strumento come più piace».

Il mobile deve continuare ad essere così: «anzi, direi che gli ambienti desktop come concetto stanno diventando obsoleti. Sempre più spesso, il knowledge worker di oggi lavorerà al fuori di una combinazione di dispositivi mobili di diversa potenza di calcolo. Lo storage è quasi un non-fattore data l’ubiquità del cloud».

E questo non è solo Evernote, ammette McGeachie: «ci sono molte opzioni per l’archiviazione di tutti i tipi, spesso specializzati su un particolare formato: foto, musica, immagini, video, note e ovviamente documenti di tutti i tipi. Aggiungi dei servizi di cloud computing come Amazon Web Services, la virtualizzazione desktop con strumenti come Citrix e Parallels, e c’è ora un mix pressoché illimitato di dispositivi locali e cloud per lo storage da commercializzare facilmente».

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