È quanto emerge anche da una analisi condotta dalla statunitense Idc che sottolinea come, al momento, non siano ancora disponibili strumenti in grado di sostituire l’invio e la ricezione di brevi messaggi di testo pubblicitari
28 giugno 2002 Che dire di un mercato, quello del mobile
advertising, di cui si è cominciato a parlare giusto un paio di anni fa? Che il
suo futuro si prospetta roseo e che buona parte del successo ottenuto finora
proviene dall’utilizzo di strumenti quali gli Sms (Short message system), che
permettono di inviare da una apparecchio telefonico all’altro, ma anche da
Internet a un numero di telefono, in maniera estremamente economica, brevi
messaggi di testo. E la tendenza positiva allo sviluppo del segmento della
pubblicità tramite dispositivi mobili è confermata anche da Idc che, tra l’altro, evidenzia la volontà di sempre più player di entrare nel mercato in
questione, visti i promettenti ritorni d’investimento.
Ma non è tutto rose e
fiori. Perché abbia successo una campagna pubblicitaria va pianificata,
targettizzata, personalizzata, ma soprattutto deve fornire valore aggiunto agli
utenti ai quali si rivolge. L’obiettivo è arduo. Occorre, infatti, non essere
invasivi e fornire un messaggio il più semplice possibile, che conquisti e
convinca l’utente della necessità di corrispondere un pagamento per il servizio
fruito. Ciò presuppone, però, anche la salvaguardia dei dati forniti dagli
utenti e raccolti nei database, sia per un discorso di privacy, sia per evitare
qualsiasi forma di spamming. I limiti alla tecnologia, poi, restano ampi. Basti
pensare che il sistema Sms permette d’inviare testi della lunghezza massima di
160 caratteri. Non stupisce allora l’attesa per gli handheld di ultima
generazione che dovrebbero introdurre sul mercato nuovi sistemi di messaggistica
che potranno essere arricchiti e supportati anche da immagini e fotografie.