Milano ha bisogno di un pivot

Secondo Gian Paolo Corda, responsabile del dossier trasporti per la manifestazione del 2015, manca ancora un tavolo comune e qualcuno che coordini i lavori

Il viaggio di 01net.it dentro i lavori dell’Expo inizia in una Milano sommersa da quaranta centimetri di neve che l’hanno duramente provata. Può una città in grave crisi per una nevicata organizzare un evento per il quale sono previste 29 milioni di presenze?

E’ questa la domanda che in molti si fanno in questi giorni, ma Gian Paolo Corda, ricercatore del dipartimento di architettura e pianificazione del Politecnico di Milano e responsabile delle verifiche della sostenibilità trasportistica nel progetto di candidatura dell’Expo 2015, non abbocca alla polemica e afferma che Milano è in grado di farcela.

A patto che si metta in moto un lavoro di squadra che da una parte permetta la realizzazione delle infrastrutture necessarie e dall’altra riesca a costruire un sistema che governi quel 7% in più di traffico previsto per la manifestazione che ha come titolo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e che sarà dedicata ai temi dell’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti. Al momento però manca ancora un tavolo comune e qualcuno che, mutuando il linguaggio utilizzato nelle indagini della School of management del Politecnico di Milano, reciti il ruolo di “pivot” assumendo la guida delle operazioni e coordinando gli attori in campo.

La società di gestione Expo 2015 è il naturale candidato per seguire il dossier trasporti che deve occuparsi della mobilità delle persone e delle merci che coinvolge anche comuni come Pioltello, Gallarate, Novara senza dimenticare l’asse con l’aeroporto di Genova e la possibilità di ricevere le merci nella stazione ferroviaria di Certosa. “L’assunto – spiega il docente – è che la mobilità non si autogoverna, ma deve essere indirizzata”.

Un punto di partenza fondamentale che allarga l’orizzonte dell’impegno oltre strade, raccordi e metropolitane per arrivare a sistemi informatici di regolazione del traffico e informazioni in tempo reale agli utenti. Corda parte dai dati dello studio secondo il quale a Milano sono previste 29 milioni di presenze nei sei mesi di durata della manifestazione per i quali sarà necessario abbinare il mezzo utilizzato al ticketing cercando di distribuire i flussi durante la settimana. Anche perché nei sei mesi di svolgimento dell’Expo, durante i quali sono previsti settemila eventi, la fiera non fermerà le sue attività.

Secondo lo studio coordinato da Corda, che prevede 160 mila visite giornaliere con picchi di 250 mila persone, i visitatori della manifestazione arriveranno per il 29% con l’aereo, il 30% con il treno, il 25% con i pullman dei tour operator e il 16% in auto. Quest’ultimo dato è quello da tenere sotto controllo visto che le stime indicano una soglia massima del 17% per le auto che se superata creerebbe molti problemi.

Prima di arrivare a porsi il problema del governo dei flussi è stato però necessario comprendere “quali fossero le opere strategiche cercando di imparare anche dai fallimenti precedenti come quelli di Saragozza e Siviglia. Conoscendo le insufficienze dell’area di Milano e della Lombardia – spiega il docente – abbiamo utilizzato l’Expo come fosse il nostro Giubileo. Solo eventi eccezionali, infatti, possono convogliare risorse e rendere nazionale un problema milanese e lombardo”.

Le opere previste, infatti, erano già in programmazione ma l’Expo le ha rese plausibili e soprattutto urgenti. Per esempio il terzo binario della linea del Sempione era, secondo Corda, inevitabile. Poi c’è il quarto binario della Rho-Parabiago, le linee 4 e 5 del metro, il potenziamento della linea 1, la linea 6 che innerva una direttrice come quella di via Ripamonti con l’uscita dalla città verso Pavia. Il tutto mentre Milano punta a espandersi verso l’alto “con grosse concentrazioni fondiarie e poli attrattivi e i trasporti che devono marciare di conserva. Una volta si diceva che non si costruiva se non c’erano le fogne, adesso se non ci sono i trasporti. Per questo è importante far collimare i tempi di programmazione e costruzione con quelli dei trasporti”.

Il lascito dell’Expo, Corda ne è convinto, non sarà vacuo. Soprattutto se tutto il movimento di persone e merci avrà una logica e sarà indirizzato. “Il punto è l’informazione rivolta alla mobilità pubblica e privata. Ci vuole un forte indirizzo della mobilità privata verso il pubblico”. Il cardine del sistema dovrebbe essere la centrale operativa dei vigili urbani di piazza Beccaria a due passi dal Duomo tramite la quale un sistema di telecamere controlla il traffico milanese e da qualche mese rileva gli accessi per il sistema Ecopass che prevede il pagamento di un ticket per le auto (tranne quelle meno inquinanti) che entrano nelle zone centrali della città.

Il problema è però attivare il flusso di informazioni per questo è necessario sperimentare la gestione del traffico in un’area significativa intorno la Fiera. “Il progetto deve coinvolgere le aziende Ict, le case automobilistiche e magari anche i navigatori per una soluzione che invii informazioni bidirezionali agli utenti”.

Per esempio potrebbe venire utile la soluzione realizzata dai ricercatori dell’Università di Berkeley e il Nokia research center di Palo Alto. Il software trasforma i normali telefonini in dispositivi per il monitoraggio della viabilità. Ogni cellulare dotato di Gps invia dati sulla propria posizione e la velocità dell’andatura del veicolo a un server centrale. I dati, grazie anche all’utilizzo delle mappe Navteq, vengono poi inviati ai possessori dei telefonini sotto forma di indicazioni sui flussi di traffico.

“I problemi di tempo per la tecnologia non sono drammatici”, osserva con ottimismo Corda. Ma quest’anno, o al massimo l’anno prossimo, dovrebbero partire i test sul traffico.

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