Microsoft sconfitta, ma pronta a ribellarsi

Ormai e noto che il giudice Thomas Penfield Jackson ha ritenuto scorretto e monopolista il comportamento della societa, in particolare con il bundle tra sistema operativo Windows e browser Internet Explorer.

Com’era prevedibile, dopo la rottura delle
x-link

trattative di patteggiamento
x-fine-link
, il giudica Thomas Penfield Jackson ha stabilito che Microsoft
avrebbe violato le leggi antitrust americane, in particolare con il
bundle fra sistema operativo Windows e browser Internet Explorer. Le
parole usate per la sentenza appaiono dure e inequivocabili:
"Microsoft ha costruito un deliberato assalto agli sforzi
imprenditoriali che, lasciati liberi di avere successo o meno per
meriti propri, avrebbero potuto introdurre maggior concorrenza nel
mercato dei sistemi operativi per pc Intel-compatibili"
, si legge
nel documento finale, di 25 pagine. E non è tutto: "Le azioni
anticompetitive hanno troncato il processo competitivo attraverso il
quale l’industria del software per computer generalmente stimola
l’innovazione e si comporta per offrire il massimo dei benefici per i
consumatori"
, ha sentenziato il giudice federale. A Bill Gates e
soci è stato addebitato il tentativo (riuscito) di aver imposto la
presenza del browser Explorer su ogni pc, ma gli accusatori, ovvero
il Dipartimento di giustizia Usa e una ventina di stati, non sono
riusciti a provare che ci siano stati fraudolenti accordi di
marketing con altri costruttori. Complessivamente, il giudice ha
accettato 23 dei 26 argomenti presentati dall’accusa. Anche gli
applicativi Office avrebbero contribuito, creando barriere
all’ingresso, a rafforzare il monopolio.
Naturalmente, Microsoft ha prontamente reagito alla sentenza,
preannunciando il ricorso in appello. Bill Gates, oggi presidente e
capo-architetto software, ha detto che Jackson "volta le spalle
all’attuale realtà del mercato software"
. Il fondatore della
società ha anche ribadito gli sforzi compiuti per trovare una
soluzione extragiudiziaria del contenzioso e ha citato un precedente
giudizio della Corte d’appello che riconosceva all’azienda il diritto
di inserire funzionalità Internet nel proprio sistema operativo.
Proprio questo precedente infonde fiducia in Microsoft circa il buon
esito dell’appello.
Ora che le conclusioni di Jackson sono state rilasciate, inizia la
fase di ricerca dei possibili rimedi. Su questo fronte si era
impegnato anche il mediatore, Richard Posner, incaricato dallo stesso
giudice federale per trovare un componimento amichevole fra le parti.
Ma Posner, nel corso del weekend, aveva ufficializzato il fallimento
dei negoziati, riscontrando un eccessiva distanza fra gli
interressati. Il punto dolente è l’ipotesi di divisione di Microsoft
in due o più aziende, che soprattutto i rappresentanti degli stati
Usa avevano caldeggiato, ma alla quale l’azienda si è sempre opposta.
Nel documento finale, Jackson ha sottolineato come Microsoft abbia
pervicacemente agito per impedire a Netscape Navigator e al
linguaggio Java di penetrare nel mondo Windows, sostanzialmente
riuscendoci. Dunque, si può desumere che i rimedi debbano essere
indirizzati a un ristabilimento forme concorrenziali più adeguate.
Gli esperti, in linea di massima, non ritengono che, nonostante la
durezza delle accuse e del giudizio, si possa arrivare a uno split
forzato della società. Invece, sembra che tra le ipotesi proposte
durante i negoziati ci fossero l’ingiunzione a Microsoft di
sviluppare una versione di Office per Linux e una seria limitazione
alle tecnologie che il costruttore potrebbe aggiungere a Windows.
Per quanto riguarda l’Europa, la Commissione preposta ha avvisato di
voler continuare nella propria indagine volta a stabilire se
Microsoft abbia violato le leggi continentali sull’antitrust, senza
tener conto del verdetto americano. L’inchiesta è stata annunciata
dal commissario sulla concorrenza, Mario Monti, in febbraio, si
riferisce a Windows 2000 e si basa sull’eventualità che i bundle con
server software e altri prodotti Microsoft impediscano operazioni
dello stesso genere con soluzioni di altri fornitori. L’indagine
potrebbe durare diversi mesi e non è detto che sia l’unica, poiché lo
stesso Monti ha lasciato intendere che l’Ue avrebbe altri punti da
controllare, senza specificare però ulteriori dettagli.

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