Microsoft: puntiamo sulle Pmi

Il presente e il futuro del colosso di Redmond secondo Mario Derba, amministratore delegato della filiale italiana

Si fa presto a dire software, magari anche a metterlo a disposizione dell’utenza online e gratuitamente e a pensare di gestire attraverso un simile prodotto anche le tonnellate di dati e informazioni critiche che i clienti creano, scambiano e archiviano. Un’altra cosa è garantire adeguati standard qualitativi sia a livello tecnologico sia di supporto.
Ecco il guanto di sfida di Microsoft, che piomba su un mercato del software in grande evoluzione tra nuovi modelli di vendita, open source, sviluppo degli applicativi come servizi e l’ingresso di nuovi e temibili player nel settore.
Una sfida che nel nostro Paese assume un sapore tutto particolare anche per il recente cambio al vertice che ha caratterizzato la filiale nostrana della multinazionale Usa. Mario Derba (nella foto), infatti, è dal 1° settembre 2007 l’amministratore delegato della filiale italiana di Microsoft, la settima al mondo per giro d’affari con oltre 800 dipendenti e oltre 25.000 aziende partner. Derba, classe 59, ingegnere elettronico, sposato e la bellezza di sei figli, è il quarto manager che si avvicenda al timone di Microsoft Italia, dopo Umberto Paolucci (che la fondò nel 1985 e della quale è oggi presidente, in aggiunta ai suoi incarichi di vice president Microsoft Corporation e senior chairman Microsoft Emea), Mauro Meanti e Marco Comastri, recentemente nominato vice president Mea (Middle East & Africa), con responsabilità per il business di tutta l’area Microsoft Mea.

Ingegnere, un’eredità importante da raccogliere
Coloro che mi hanno preceduto sono grandissimi manager che hanno contribuito in maniera determinante a fare di Microsoft Italia un’azienda importante, con numeri importanti in termini di business, partner, dipendenti. Non è un caso se gli obiettivi principali che il mio mandato si pone sono tutti sostanzialmente inseriti nella strada tracciata da chi mi ha preceduto.

Che anno è stato il 2007? Cosa aspettarsi dal 2008 di Microsoft?
I risultati sono sotto gli occhi di tutti; abbiamo lanciato il nuovo sistema operativo Vista e la nuova piattaforma Office e il mercato sta reagendo molto bene. L’evoluzione però continua e anche per il 2008 abbiamo in programma una serie di lanci serrati sulla parte desktop, su quella server, sulla parte dei device, ovvero tutta la sfera dell’intrattenimento e dei dispositivi digitali, sulla Tv basata su protocollo Internet, sull’integrazione con i servizi di messaging e quelli online. Tutti questi mondi evolveranno ma, in generale, non ci saranno grandi stravolgenti.

Il contesto di mercato anche per Microsoft, però, è molto cambiato rispetto a qualche tempo fa; quali saranno le vostre priorità?
Punteremo forte sulle Piccole e medie imprese, sul settore pubblico, sul mercato consumer. Infine, ci focalizzeremo anche su tutto ciò che concerne l’annosa questione della pirateria legata al software. Su queste priorità ben definite intendiamo costruire un piano di crescita importante per il prossimo triennio e rilanciare la nostra leadership in un momento così decisivo per il mercato Ict. Rispetto al passato, infatti, il top management delle aziende sta finalmente cantando una canzone diversa. Oggi c’è una voglia vera e concreta di innovare e non più solo di risparmiare in ogni modo. Per noi è una buona notizia perché nella partita dell’innovation ci sentiamo tremendamente a nostro agio. Sul piano tecnologico, poi, è sotto gli occhi di tutti la progressiva convergenza tra digital lifestyle e digital workstyle. Si gioca, ci si intrattiene, si lavora e si fa business sempre più con gli stessi dispositivi o quasi. In un simile processo l’ambizione di Microsoft è proprio quella di essere un ponte virtuoso capace di unire mondo consumer e mondo business. Per questo motivo continuiamo a investire oltre 7 miliardi di dollari ogni anno in ricerca e sviluppo, soldi che vanno direttamente alle applicazioni e alle soluzioni che finiscono poi nella roadmap.

Il mercato del software sta vivendo già oggi una fase di grande rivoluzione, ci sono nuovi competitor, rapidi, innovativi…
Si sta sempre più facendo strada la frontiera del software come un servizio e non più come un prodotto da possedere; noi crediamo molto in una simile strategia ma, ancora una volta, mi sento di dire che non ci saranno grosse rivoluzioni, nel senso che ogni cliente manterrà le sue specificità e ci sarà dunque chi preferisce usufruire dei nostri prodotti in maniera tradizionale, acquistando cioè la licenza, chi sposerà la mentalità del servizio, altri che sceglieranno la gestione online. Si fa un gran parlare dei numerosi applicativi che sono spuntati in rete e sono stati messi a disposizione dell’utenza anche in forma gratuita. Occorre però fare attenzione: si fa in fretta a mettere online un software. Per garantire però un’efficace gestione via remoto, per esempio della posta elettronica e di tutti i dati critici che passano attraverso questo sistema, ci vogliono standard qualitativi in termini tecnologici, di servizio e di supporto molto alti, altrimenti tutto può tramutarsi in un boomerang. Noi pensiamo di avere intuito bene questo trend e per questo stiamo cercando di non farci contaminare dai facili entusiasmi puntando molto sulla qualità.

Cosa pensa di poter dare a Microsoft?
Io penso di aver portato in quest’azienda un po’ di cultura delle operazioni, prima di entrarci ho lavorato per oltre vent’anni in Ibm e nel tempo penso di avere sviluppato una certa cultura dei processi, dell’organizzazione e della profondità. Microsoft è una società con una visione e una cultura veramente speciali, che riconoscono nel software e nella tecnologia lo strumento per realizzare il potenziale delle persone e delle organizzazioni in cui sono inserite.

In tema di passioni, che cosa sognava di diventare da ragazzo?
Sembra incredibile, ma sognavo di diventare un ingegnere elettronico. Ricordo un mio zio che una volta, da ragazzo, mi fece conoscere un ingegnere che governava queste mastodontiche macchine che erano i primi computer. Mi impressionò molto e anche senza sapere esattamente di che cosa si trattasse mi dissi che un giorno sarei diventato anch’io un ingegnere elettronico.

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