Meno subdistribuzione e tanto cash & carry per Brevi

Arrivati a 20 i c&c di proprietà (o in gestione) sparsi su tutto il territorio nazionale che spostano il focus sui piccoli dealer. Nuove operazioni e un trasloco in vista

Maggio 2004, Il modello dei cash & carry pare piacere ai rivenditori
italiani che hanno ormai preso l’abitudine di frequentarli con costanza, tanto
quanto una massaia frequenta il mercato per rifornirsi di cibi freschi. Ma soprattutto
piace a Giambattista Brevi (presidente dell’omonima realtà
distributiva) che da due anni a questa parte ha fatto di questa strategia di
go to market un chiodo fisso (privilegiandola, per esempio, sui clienti subdistributori),
tanto da aprirne dodici, solamente nel 2003, che si vanno ad aggiungere agli
altri otto già esistenti.

Dislocazione sul territorio
Chiamiamole filiali sul territorio – come ama definirle Brevi -, chiamiamoli
magazzini decentrati aperti al pubblico dei rivenditori – come in realtà
sono -, chiamiamoli l’unico modo vero di avere un contatto diretto con
i dealer locali, fatto sta che i cash & carry, almeno così pare,
riescono, mediamente, a marginare più di quello che riesce a fare la
sede anche perché – immaginiamo noi – l’acquirente che si reca
in loco è un po’ meno price sensitive, di quello che si attacca
al Web, chiede i prezzi migliori e dopo una lunga e sofferente cernita (anche
per i distributori) sceglie chi gli offre vantaggi esclusivamente economici.

L’importante sarà riuscire ad affiliare il più possibile il rivenditore
al proprio cash & carry perché diventi cliente costante, proprio
come la già citata massaia che non può fare a meno del suo negozio
di fiducia.

La seconda catena sulla Penisola
Fatto sta che i cash & carry tornano forzatamente in voga anche perché
esplicano una funzione di finanziamento sul territorio. E questo non vale solo
per Brevi. Anche se con le 20 realtà dislocate sul territorio, il distributore
bergamasco diventa la seconda catena italiana di c&c.
Sei di queste filiali derivano da una ex partecipazione che Brevi aveva siglato
con Pdm di Milano (realtà in sofferenza dallo scorso giugno, ma con segnali
di ripresa). Una volta rivenduta la quota del 50% ai soci iniziali (l’operazione
è avvenuta lo scorso dicembre), Brevi ha però siglato un contratto
di affitto per la gestione dei sei cash & carry fondati da Pdm. E l’intenzione
è acquisirli in futuro.
Dovrebbe avvenire, invece, nel corso del 2004 una nuova operazione su Athena
Informatica, «ma al momento – afferma Brevi – non abbiamo
ancora scelto le modalità operative»
. Insomma, il Gruppo Brevi
si compatta, mentre non è più "core" la produzione del
personal computer (altra cosa è la vendita di componentistica per l’assemblaggio,
ancora punto di forza del distributore).
La sensazione è che le operazioni messe a punto e sostenute da un’idea,
ormai lontana (visto che risaliva al 2000 e legata a una possibile quotazione
in Borsa), siano state onerose e non sempre altamente redditizie. Brevi la mette
così: «Avremmo dovuto credere di più sulla crescita
per linee interne, forse sarebbe stato uno sviluppo meno veloce, ma sicuramente
più interessante»
.

Buono il fatturato e il margine
Comunque sia, lo stato di salute di questa azienda è buono. Non per niente
è stato recentemente effettuato un nuovo aumento di capitale, ora pari
7,5 milioni di euro interamente versati.
E sui 180 milioni di euro di fatturato (cresciuto del 3% rispetto al precedente
anno) c’è del margine sufficiente prima e dopo le tasse e anche
dopo gli investimenti effettuati per l’avvio dei nuovi cash & carry.
Entro l’estate è, poi, previsto il trasferimento in una nuova sede,
felice anche per la vicinanza con l’aeroporto di questa zona.
Brevi, quindi, traslocherà in quel di Grassobio (sempre in provincia
di Bergamo) dove è previsto «un magazzino di 5mila metri quadri
e 14 ribalte»
. Di sicuro un passo decisivo nei confronti di una logistica
molto attenta al rifornimento dei magazzini delocalizzati presso i cash &
carry.

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