Marketing presidenziale

BlackBerry si, BlackBerry no: ovvero come una questione di sicurezza si trasforma in modello di marketing.

Poteva essere un boomerang, e in fondo forse lo è stato, anche se chi lo ha lanciato non si era reso conto di cosa avesse in mano.
Con il sarcasmo tipico con il quale si guarda alla squadra che sembra vincere troppo, all’indomani della proclamazione della vittoria di Barack Obama alle presidenziali statunitensi, numerosi quotidiani e agenzie annunciavano a gran voce che, una volta insediato, l’allora presidente eletto avrebbe dovuto rinunciare al proprio BlackBerry.

Problemi di sicurezza, era l’unanime spiegazione, che inevitabilmente finiva per puntare il dito contro il sistema di Research In Motion, vulnerabile, per lo meno in base agli standard necessari per un presidente.

Col passare delle settimane, però, a balzare agli onori delle cronache non era più la vera o presunta insicurezza del BlackBerry, quanto l’ostinazione con la quale l’ancora presidente eletto continuava a ribadire la sua contrarietà alla rinuncia.

Ora che l’inauguration è un ricordo da sfogliare su Flickr, pare che il presidente in carica potrà tenersi il suo BlackBerry. Per lui, come ha ripetuto all’infinito, uno spazio di privacy salvaguardato.
Per gli esperti di marketing un caso da manuale.
Per Research in Motion un ritorno di immagine senza pari. E un tester senza precedenti per tutte le soluzioni di sicurezza che l’azienda vorrà integrare nelle proprie soluzioni.

Un po’ come accade nella Formula 1, in fondo.
Dove nessuno, finora, ha però potuto dire: “Se va bene per il Presidente degli Stati Uniti, andrà bene anche per l’uomo della strada“.

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