Mainframe: like a rolling stone

Un sistema sempre verde che sa diventare piccolo per essere grande.

Il mainframe può essere un valido esempio di come il cambiamento non sia una minaccia, ma diventi sempre un’opportunità.

Del resto se questa piattaforma è da oltre quarant’anni sul mercato un motivo che vada oltre alla bontà meccanica e scientifica di chi lo ha progettato la prima volta ci sarà.
Forse anche più d’uno.

Non lo diciamo noi, ma, per esempio, personaggi autorevoli come Alessandro Profumo, che recentemente agli alumni del Mip ha detto che se le banche vogliono continuare a lavorare bene non possono prescindere dall’usare con oculatezza il mainframe.

Solitamente Ibm ne rinverdisce l’offerta i primi di luglio, e lo fa per motivi tattici: da sempre in America è il momento delle pianificazioni, chiusi i bilanci annuali.

Lo ha fatto anche quest’anno e il sistema che ha varato è tanto americano nella misura in cui l’America ora ama volgere al “piccolo”, quanto europeo.
Anzi, italiano, per la capacità che ha di saper indirizzarsi a imprese con datacenter non mostruosi, ma che intendono puntare all’efficienza, e per il prezzo d’ingresso.

Molti oggi concordano che il sistema It può e deve essere ripensato in modo da essere centralizzato, flessibile e differenziato in termini di volumi di erogazione.

Una musica non nuova per il mainframe, che così avrà sempre strada davanti a sé.
Quasi come una rockstar che gira il mondo e riempie le arene.
In questo il mainframe non è come Vasco Rossi, ma come i Rolling Stones.

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