Home Apple MacLaw Group: avvocati e prodotti Apple, un rapporto sempre più stretto

MacLaw Group: avvocati e prodotti Apple, un rapporto sempre più stretto

Si potrebbe dire “31 ma non li dimostra”. Il MacLaw Group, il “gruppo” di avocati
che utilizzano (e amano) il Mac si è infatti ritrovato per la
31esima volta
da quando è stato creato agli inizi degli anni 90, per fare
il punto della situazione sui prodotti Apple e su come il loro impiego possa
oggi giovare all’ambito professionale. Gli argomenti in agenda erano molteplici
ma hanno lasciato ancora aperta una serie di interrogativi da cui traspare come
il MacLaw Group, pur poggiando su una solida e radicata base, abbia davanti a
sé ancora un futuro tutto da scrivere. Un futuro strettamente legato ad Apple. All’insegna
dell’innovazione.

Nella tavola rotonda che ha
caratterizzato l’incontro, l’Avvocato Franco
Toffoletto
, tra i fondatori del MacLaw Group assieme al Professor Paolo
Casella e agli Avvocati Maurizio Sala, Maurizio Leone e Gianluca Brivio Sforza,
ha ricordato come la comune passione per i prodotti Apple li avessi spinti a
sviluppare delle applicazioni per integrare i Mac nell’ambiente lavorativo. Per
ottenere i migliori risultati, i cinque amici si sono rivolti a un tecnico,
l’ingegner Roberto Targa. E così è nato il software Easy Lex, uno strumento per
la gestione dello studio dell’avvocato oggi molto diffuso.

Obiettivo del nostro Gruppo – ha detto Toffoletto – era costituire un gruppo di utenti Apple in
modo da condividere le esperienze e i problemi, trovando anche le soluzioni.
Dalla nascita di MacLaw Group è passato molto tempo e sono successe molte cose:
oggi è tutto molto più facile perché la tecnologia è entrata in tutti gli studi
mentre negli anni 90 non era così diffusa. La tecnologia servirà sicuramente a
rendere più efficienti quegli studi che oggi non lo sono sotto il punto di
vista del processo produttivo. C’è ancora molto da fare in termini di
organizzazione, ma si potrebbe fare molto di più di quello che si sta facendo
”.

D’altra parte – ha aggiunto Toffoletto – il software è ancora molto indietro e non è molto diverso da quello che
usavamo venti anni fa: non è cresciuto in termini di aiuto strategico sia
economico-gestionale sia professionale. Ciò che servirebbe è un applicativo intelligente
che faciliti il mestiere, offrendo le risposte giuste al momento in cui
servono. Il fatto poi che questa evoluzione possa essere trasformata in un
prodotto semplice è la sfida di sempre
”.

In parziale difesa degli sviluppatori è intervenuto Marco Zamperini, Chief Innovation Officer presso NTT DATA Italia e Docente presso IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione, che ha focalizzato io suo intervento sull’iPad, “il vero prodotto della svolta, che ha
definito un nuovo paradigma per il professionista. Questo perché permette una
nuova interazione con il cliente, senza alcuna barriera, come invece si crea
quando si usa un portatile. In questo senso, gli sviluppatori sono poco
preparati, soprattutto sulle applicazioni business, che nella maggioranza dei
casi continuano a essere create per un utilizzo verticale su schermo. Anche
quelle che sono trasportate su tablet. Trascurando così l’enorme potenziale che
è offerto dalla nuova interfaccia touch. Ma mi rendo conto che è difficile
educare a un nuovo modo di utilizzo differente da quello che abbiamo seguito
sinora
”.

Sono d’accordo che gli strumenti che vengono
forniti all’avvocato non sono ancora soddisfacenti perché il nostro mestiere è
costruito sulla carta e sinora quella con l’eliminazione della carta è una
guerra persa
”. Così si è espresso l’Avvocato Pierfilippo Capello. “Ma
forse
– ha continuato – quando si ha
la consapevolezza che la carta può essere gradualmente sostituita da nuovi
strumenti il passaggio può avvenire. C’è però da considerare anche un discorso
generazionale: i praticanti usano principalmente le banche date online e non
quelle a cui accede lo studio
”.

D’altro canto – ha puntualizzato Capello -, gli strumenti informatici che abbiamo a disposizione potrebbero darci
molto ma noi non gli chiediamo più di tanto. Il portatile è un concetto
vecchio, perché è ormai un computer da studio. Per il lavoro dell’avvocato,
l’iPhone e l’iPad sono più che sufficienti: il cliente non si aspetta più un
parere ma una risposta in tempi rapidi e con i dispositivi Apple gliela si può
dare
”.

Damiano Airoldi
di MagneticMedia Network ha toccato invece il tema dell’integrazione degli
ambienti Windows e Mac in ambito professionale. “E’ vero che il software non è cambiato molto, ma sono cambiate le
aspettative in termini di velocità ed efficienza di chi usa la tecnologia.
Questo anche perché è aumentata la consapevolezza e la cultura degli utenti.
Però è cresciuta anche la complessità del lavoro degli integratori. Ed Apple è
maestra nel celare la complessità. Noi tentiamo di portare questa filosofia
negli studi legali: non è tutto semplice ma cerchiamo di fare in modo che lo
sia per l’utente. In questo senso, il cloud può essere di particolare aiuto nell’avere
una continuità tra il computer che ho sulla scrivania e il prodotto che porto sempre
con me
”.

Secondo Francesco Bonelli, Consulente Direzione Area Software presso Il
Sole 24 Ore, “l’impatto che tecnologico che iPhone e iPad
hanno avuto (e stanno avendo) sugli utenti si sta trasferendo a fatica sul
software gestionale e applicativo in generale. Sinora ci si sta limitando a
portare sui dispositivi iOS quando già esistente su Pc o Mac, sfruttando al
meglio le nuove interfacce senza però cambiare i paradigmi di base. La nostra
l’app iStudio è stata un ottimo banco di prova per capire come sfruttare al
meglio le caratteristiche di interoperabilità che i nuovi strumenti mobili
Apple permettono. Stiamo anche lavorando a una versione cloud di Easy Lex per
consentire di mantenere app e dati nelle nostre server farm e interagire con iPhone
e iPad. Stiamo investendo molto anche nella formazione perché sempre più spesso
quando andiamo dai clienti ci troviamo i fronte persone molto competenti, che
sanno esattamente cosa vogliono e cosa possono ottenere dai dispositivi che
usano
”.

Ma quali sono i dati che
possono essere condivisi all’esterno dello studio? Per l’Avvocato Capello, “oggi questo aspetto non è ben chiaro e ciò è
un problema, perché blocca ogni processo. Nel momento in cui ci potesse fare
chiarezza, molti svilupperebbero delle applicazioni. Il cloud è una bellissima
promessa, però finché non ci vengono dati gli strumenti per interpretare cosa
si può o meno fare noi siamo ancora una volta quelli che rimangono legati alla
carta. La tecnologia corre, mentre il nostro ambiente professionale cammina
lentamente
”.

Però – ha concluso l’Avvocato Toffoletto – va considerato che probabilmente i dati sono più al sicuro nei server
di Apple che non i quelli dei nostri studi, che sono molto più facilmente
violabili. Per altro, precludere la via al cloud vorrebbe dire impedire molte
delle cose di cui abbiamo discusso. Indipendentemente dal mezzo usato, è sicuramente
fondamentale dimostrare ai clienti che si sempre è fatto il possibile per mantenere
i loro dati al sicuro
”.

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