MacBook Pro M5, 3 cose che ci piacciono e 3 che non convincono

MACBOOK PRO M5

Con il nuovo MacBook Pro M5, disponibile dal 22 ottobre, Apple rinnova la sua macchina professionale di riferimento senza toccarne l’aspetto esterno. Il design resta identico, ma la piattaforma interna cambia in modo sostanziale: CPU e GPU di nuova generazione, un Neural Engine molto più veloce e un’efficienza termica migliorata. È l’aggiornamento più tecnico che estetico, pensato per chi vive di prestazioni reali.

Cosa ci piace del nuovo MacBook Pro M5

Il nuovo MacBook Pro con chip M5 rappresenta per Apple un passo deciso verso la generazione di notebook completamente integrati con l’intelligenza artificiale. A un primo sguardo sembra identico al modello precedente, e in effetti lo è: stesso design, stessa scocca in alluminio e stesso display mini-LED. Ma sotto la superficie, la macchina è cambiata profondamente. Il nuovo chip M5, costruito con processo a 3 nanometri di seconda generazione, introduce una CPU più efficiente, una GPU di nuova architettura e un Neural Engine che triplica la capacità di calcolo AI. Il risultato è un portatile che, pur mantenendo peso e dimensioni invariati – 1,55 kg per 1,55 cm di spessore – porta prestazioni da workstation in un formato compatto e con un’autonomia che resta un punto di riferimento assoluto.

Cosa ci piace del nuovo MacBook Pro M5

Prestazioni e AI di livello desktop
Il cuore del nuovo MacBook Pro è il chip M5, che combina una CPU a dieci core (quattro ad alte prestazioni e sei ad alta efficienza) e una GPU a dieci core con accelerazione hardware per ray tracing, mesh shading e dynamic caching. Secondo i dati ufficiali di Apple, le prestazioni grafiche crescono fino al 60% rispetto all’M4, mentre il Neural Engine da sedici core può gestire carichi di intelligenza artificiale fino a 3,5 volte più velocemente. Questi numeri non restano teorici: nei flussi di lavoro reali, i tempi di rendering in Final Cut o Blender si riducono sensibilmente, e modelli di inferenza AI – come trascrizione automatica o generazione di immagini – si eseguono in locale con una fluidità che prima richiedeva il supporto del cloud. L’integrazione tra potenza e silenziosità è impressionante: anche nei benchmark più intensi, la temperatura resta sotto controllo e le ventole restano quasi impercettibili.

Efficienza e autonomia senza compromessi
In un panorama in cui la potenza cresce spesso a scapito dell’efficienza, Apple è riuscita a mantenere l’equilibrio. Il MacBook Pro M5 dichiara fino a 24 ore di riproduzione video e 18 ore di navigazione web in Wi-Fi, prestazioni che collocano questo portatile ai vertici assoluti del settore. Ciò è stato possibile grazie alla maggiore efficienza del processo produttivo a 3 nanometri e a un sistema di gestione energetica più evoluto, capace di distribuire dinamicamente i carichi tra i core ad alte prestazioni e quelli a basso consumo. La dissipazione è stata migliorata, e il sistema di raffreddamento entra in funzione più tardi e in modo più silenzioso rispetto alla generazione precedente. In sostanza, l’M5 riesce a offrire un incremento di potenza del 20-25% nelle operazioni CPU-based mantenendo gli stessi consumi, un traguardo notevole per un dispositivo portatile.

Storage e memoria più ampi e veloci
Altro punto a favore è la dotazione di memoria e archiviazione. La configurazione base parte da 16 GB di memoria unificata – non più 8 come in passato – con banda passante di 153 GB/s, contro i 120 GB/s dell’M4. È un dettaglio tecnico che però fa la differenza nei carichi multipli: editing video, rendering 3D, modellazione AI e multitasking intenso beneficiano di una gestione più fluida dei dati. Anche lo storage interno è stato potenziato: gli SSD di nuova generazione offrono velocità di lettura e scrittura quasi doppie e arrivano fino a 4 TB. Per chi lavora su progetti 8K o dataset di grandi dimensioni, la differenza si misura in minuti risparmiati ogni giorno. L’incremento di prestazioni I/O si accompagna alla consueta affidabilità della piattaforma Apple, con tempi di boot quasi istantanei e caricamenti di file pesanti che ora sono letteralmente immediati.

Cosa ci piace di meno del nuovo MacBook Pro M5

Design immutato e assenza di OLED
L’unico aspetto del MacBook Pro M5 che lascia l’impressione di “già visto” è il design. Dal 2021 a oggi la linea non è cambiata: stesso chassis, stesse linee squadrate, stessa tastiera Magic Keyboard e stesso display mini-LED XDR da 14,2 pollici con risoluzione 3024×1964 pixel e refresh rate ProMotion a 120 Hz. È uno schermo eccezionale per luminosità (fino a 1.600 nit di picco) e resa cromatica, ma nel 2025 l’assenza dell’OLED comincia a pesare. Molti competitor hanno già introdotto pannelli OLED con contrasto infinito e neri assoluti, più efficienti nei consumi e con resa HDR superiore. Anche la webcam resta ferma a 1080p e il notch non scompare. In sintesi, tutto ciò che circonda la potenza dell’M5 è rimasto fermo, e per un prodotto di questa fascia è una scelta conservativa difficile da difendere.

Prezzi e opzioni di upgrade impegnativi
Il modello base da 14 pollici con 16 GB di RAM e 512 GB di SSD costa 1.849 euro, una cifra in linea con la generazione precedente ma che continua a collocare il MacBook Pro in una fascia premium molto selettiva. Gli upgrade sono il vero nodo: passare a 24 GB di memoria costa 250 euro, portare l’archiviazione a 1 TB ne costa altri 250. Scegliendo display con nanotexture, 32 GB di RAM e 4TB di archiviazione, si superano i 4000 euro.
Inevitabilmente i futuri modelli M5 Pro e M5 Max (attesi verso la primavera 2026) alzeranno  ancora di più l’asticella.
Si tratta di cifre che lo rendono un prodotto eccellente ma poco accessibile, e il vantaggio prestazionale reale rispetto a un M4 ben configurato – intorno al 20% in CPU e al 60% in GPU – potrebbe non giustificare un nuovo investimento per molti professionisti. Apple offre un portatile straordinario, ma la soglia d’ingresso per sfruttarlo appieno è sempre più alta.

Connettività senza evoluzione
Anche sul fronte della connettività Apple ha scelto la prudenza. Il nuovo MacBook Pro M5 mantiene il Wi-Fi 6E e il Bluetooth 5.3, ma non adotta il più recente Wi-Fi 7, già presente su numerosi notebook concorrenti. È un dettaglio che oggi può sembrare marginale, ma in ottica di longevità – per una macchina che molti terranno diversi anni – è una mancanza evidente. Le porte restano le stesse: tre Thunderbolt 4, HDMI 2.1, slot SDXC, jack cuffie e connettore MagSafe 3. È una dotazione completa ma invariata, che non introduce nuove possibilità di espansione o velocità di trasferimento superiori. Anche la porta HDMI resta limitata alle specifiche 2.1, senza supporto per refresh rate elevati oltre gli 8K a 60 Hz. In un prodotto che punta all’eccellenza tecnologica, l’assenza di qualsiasi passo avanti nella connettività è una stonatura.

MacBook Pro M5: una buona evoluzione. Appuntamento al 2026 per cambiamenti radicali?

Il MacBook Pro M5 è il portatile più potente e coerente mai prodotto da Apple. Offre prestazioni AI da workstation, una silenziosità impeccabile e un’efficienza energetica che lascia indietro qualsiasi rivale. Ma l’assenza di OLED, le poche novità visive e il ritmo di aggiornamento sempre più rapido lo rendono un upgrade razionale, non entusiasmante. Per chi viene da M2 o M3 è un salto concreto; per chi ha già M4, il vero cambiamento arriverà forse solo con la prossima generazione: appuntamento al 2026?

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato sulle novità tecnologiche

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome