L’uomo e la tecnologia. Da sempre uniti nel rincorrere l’evoluzione

La BioIt è una nuova frontiera di business per i vendor, ma il suo fine è lo stesso perseguito da Leonardo: migliorare la condizione umana. Siamo, però, a un punto di svolta, dato dalla disponibilità di tecnologia a costi abbordabili. L’interazione detta i ritmi dello sviluppo.

A un anno dalla prima inchiesta sul futuro della bioinformatica (BioIt) torniamo sull’argomento per comprendere le variazioni che il mercato, quello fatto dai principali vendor, ha portato al fenomeno. E se nell’ottobre del 2003 ci fu una voce sola (Ibm) a esprimersi in maniera chiara e forte, già quest’anno lo schieramento è più popolato. Segno che il settore sta lievitando, che le missioni da compiere sono più definite e anche che il segmento è foriero di un volano economico da cui tutti possono trarre vantaggio. Lungi da noi isolare, come erroneamente spesso si fa, il tema della BioIt alla sola biometria, che risulta essere solo un aspetto meccanicistico della questione. A monte c’è molto di più. E lo raccontano gli stessi vendor. A cominciare proprio da Ibm.


Secondo Leopoldo Frati, Business Area Leader, Healthcare and Life Sciences, di Ibm Emea South Region Ibm ha individuato nel Life Science una delle aree a maggiore potenziale di sviluppo per quanto riguarda la gestione, l’integrazione e l’analisi dei dati. Oggi è ormai quasi impossibile riuscire a effettuare la maggior parte delle ricerche in campo biologico senza l’ausilio di sistemi di elaborazione ad alta velocità, sistemi di storage e software in grado di gestire in maniera integrata ingenti volumi di dati. Parliamo di dati che arrivano dall’area della ricerca di base e quindi genomica e proteomica, che interessa le aziende farmaceutiche, le biotech, il mondo dell’università, dei centri di ricerca governativi e dall’area della ricerca clinica, che interessa i medical research center. La prospettiva è l’integrazione di tutti i dati clinici e genetici dei cittadini per migliorare e personalizzare i trattamenti medici. È un mercato ampio, anche in Italia. Infatti, se la ricerca genomica e proteomica si è sviluppata soprattutto nei paesi anglosassoni, ora si sta affermando anche nel resto d’Europa. In Italia la ricerca farmaceutica è soprattutto sviluppata in ambito chimico, ma anche da noi ci sono esperienze e competenze a livello accademico, nei medical research center, nelle aziende farmaceutiche e biotech. In particolare, il nostro Paese si è caratterizzato per un ritmo di crescita elevato delle imprese biotecnologiche negli ultimi anni".


Riguardo le tecnologie e i prodotti coinvolti nel campo di applicazione della BioIt, Frati invita a considerare tutte le soluzioni che riguardano gestione, integrazione e analisi dei dati.


"In primo luogo – dice il manager – abbiamo le soluzioni di elaborazione ad alte prestazioni per la modellazione, simulazione e visualizzazione computazionale. Si tratta di una delle aree nella quale troveranno maggiore applicazione gli strumenti di High performance computing. Ci sono poi le soluzioni per l’integrazione dei dati provenienti da tutte le strumentazioni, come high throughput screening, micro array, o per aggregare dati di laboratorio, immagini mediche e situazioni familiari, per avere un quadro clinico completo sul paziente. Le banche dati sulla genomica, sulla proteomica e sulla sanità stanno crescendo e vengono utilizzate anche in Italia da aziende biotech, centri di ricerca e università. Vi sono poi le soluzioni per l’archiviazione dei dati. Per esempio, le aziende farmaceutiche devono sottostare a leggi per la conservazione delle informazioni, in termini temporali, di sicurezza e di privacy. Molto importanti sono, infine, le soluzioni per analizzare i dati in modo integrato, estrarre informazioni e identificare schemi attraverso domini eterogenei. Parliamo di dati che arrivano da strumentazioni eterogenee, in formati complessi e difficili da correlare, perché per molti di essi non esistono formati standard".


Proprio perché trattare dati relativi all’uomo comporta anche l’avere a che fare con le normative, circa il grado di coinvolgimento di Ibm con il mondo istituzionale italiano, Frati sostiene che oggi vi è grande attenzione da parte del ministero della Salute, del ministero dell’Innovazione Tecnologica e degli assessorati regionali nel favorire l’integrazione dei dati clinici sul territorio, affinché tutti gli operatori sanitari autorizzati possano condividere le informazioni cliniche relative a ogni singolo paziente, senza inutili ripetizioni di esami e con la possibilità di ottenere un quadro clinico completo e condivisibile. Progetti di Clinical data repository e teleconsulto rendono possibile l’accesso da parte di operatori sanitari locali alle competenze specialistiche concentrate in centri di eccellenza; il tutto senza dover procedere al trasferimento dei pazienti. Si tratta di un processo ancora agli inizi, ma destinato a generare vantaggi, sia da un punto di vista clinico, per i pazienti, sia da un punto di vista economico, per la Pa, che Ibm intende affiancare come partner progettuale di assoluta affidabilità". E dando un occhio al futuro, quanto del fatturato di Ibm sarà generato dalla BioIt? Secondo Frati, l’organizzazione Ibm dedicata al Life Science conta oggi oltre 1.200 dipendenti nel mondo, inclusi biologi, bioinformatici, chimici e scienziati dell’informazione. Dalla sua nascita, nel 2000, ha registrato valori di crescita di fatturato a due o tre cifre anno dopo anno. Secondo Idc, il mercato life science presenta un tasso composto di crescita annuo del 18,8%, dai 14,6 miliardi di dollari del 2002 si arriverà a oltre 34,4 miliardi nel 2007. In sostanza, la BioIt sarà alla base dei futuri investimenti in tecnologia delle aziende operanti nel mondo farmaceutico e sanitario".


Oracle, dal database al paziente italiano


Per Tiziana Valzelli, Product maketing manager di Oracle Italia, il contributo di Oracle al tema Bio It è indirizzato alle soluzioni e tecnologie applicate attorno all’uomo per l’immagazzinamento e l’elaborazione di dati sanitari e intese a ottimizzare i processi. Anche in Italia – sostiene la manager – le nuove strutture organizzative tendono a porre il cittadino-utente al centro della struttura sanitaria. Ciò rende necessari livelli di efficienza impensabili in passato, non solo sul fronte clinico, ma anche nella gestione delle attività complementari e di servizio secondo modelli non burocratici. Efficienza, controllo e tutela del malato: sono le parole d’ordine della modernizzazione in atto anche nella sanità pubblica e privata italiana".


Con quali tecnologie e quali prodotti è presto detto. Nel contesto sanitario – dice Valzelli – oltre alla tradizionale integrazione fra dati, applicazioni e processi operativi, è necessario che ospedali e strutture sanitarie si dotino di strumenti idonei a generare un flusso di informazioni chiare, precise, aggiornate e uniformi sui processi di cura e terapia, con l’obiettivo di ottenere una visione completa, dettagliata e univoca del rapporto con il singolo paziente a ogni livello dell’organizzazione e sotto tutti i profili rilevanti. Flessibilità e integrazione di dati, applicazioni e processi sono da sempre i punti di forza delle tecnologie Oracle. Queste caratteristiche permettono di realizzare una perfetta sincronia fra i dati Erp e i dati sanitari. L’integrazione dei sistemi dell’area clinico-sanitaria è effettuata attraverso Oracle Health Transaction Base, Htb, una composizione di sistemi nuovi ed esistenti, che dà una visione unica e unificata del paziente in tutti i suoi rapporti con la struttura sanitaria. Il tutto con al centro la sicurezza, dalla scrittura dei codici delle applicazioni, eseguita sulla base di standard di sicurezza certificati, alla struttura del database, dall’architettura dell’application server ai modelli di autenticazione e di autorizzazione, dalla sicurezza dichiarativa a livello di servlet alla cifratura delle informazioni nel database".


In merito ai progetti in atto, Valzelli ricorda che Oracle da tempo segue le aziende sanitarie che si muovono sulla strada dell’informatizzazione del malato. L’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Roma – dice – è stata un precursore in questo senso, con un progetto che ha visto la creazione di un vero sistema integrato e un’anagrafe aziendale unica e centralizzata. A regime, il progetto prevede la digitalizzazione delle cartelle cliniche e consentirà l’interazione automatica tra tutti i processi clinico-sanitari con uno snellimento delle procedure e il controllo dettagliato dei consumi. Attualmente, dalle postazioni informatiche dei reparti è possibile prenotare le sale operatorie ed effettuare richieste di farmaci, consulenze mediche, esami di laboratorio analisi, esami di radiodiagnostica, gestendo interamente online i dati clinici del paziente ricoverato. Al momento i pazienti stessi che usufruiscono di prestazioni radiologiche e dei laboratori di analisi hanno la possibilità di consultare le proprie cartelle via Internet. Anche l’Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo di Busto Arsizio ha in cantiere l’implementazione del modulo Oracle Htb quale piattaforma tecnologica che consentirà di integrare e rendere disponibili i dati sia di natura clinica che amministrativa di ogni paziente. E a conferma dell’attenzione che poniamo sull’essere umano, stiamo lavorando anche con Loquendo, società del Gruppo Telecom Italia che sviluppa soluzioni nel campo delle tecnologie vocali, per integrare le rispettive tecnologie e consentire così l’accesso attraverso la voce a tutte le soluzioni applicative e i siti Web sviluppati con Oracle Application Server. Rendere navigabile un sito Internet senza il mouse, rendendo disponibili tutte le informazioni e i servizi che vi sono contenuti con una semplice telefonata, significa abbattere una vera e propria barriera per l’accesso alla rete da parte di disabili e anziani in particolare. Peraltro, in un portale vocale, è possibile essere riconosciuti e autenticati con la garanzia di una tecnologia biometrica. In questo modo l’utente potrà accedere da remoto ad aree riservate per monitorare lo stato di una pratica amministrativa o prenotare un servizio con estrema semplicità".

Cisco e il tessuto infrastrutturale


In questo quadro anche le infrastrutture giocano un ruolo forte. Lo conferma Isabelle Poncet, Business development manager settore pubblico, education e sanità di Cisco: Riteniamo che lo sviluppo dell’It orientata alla gestione del dato umano, sanitario o genetico, rappresenti un’area strategica che si traduce nel continuare a investire in attività di ricerca e sviluppo per progettare apparati sempre più performanti e integrati, in grado di ottimizzare l’accesso, la disponibilità e la trasmissione del dato, salvaguardandone l’integrità e la riservatezza. In Italia, ci sono due aree che darebbero un impulso all’utilizzo di queste infrastrutture e sulle quali si potrebbero attivare cambiamenti epocali, con una specifica volontà delle istituzioni di attivare finanziamenti verificabili, le aree della ricerca negli ambiti della genomica/farmaceutica e della sanità digitale".


Riguardo alle tecnologie e ai prodotti coinvolti nel campo di applicazione della BioIt, Poncet invita a soffermarsi sulleinfrastrutture trasmissive che rispondono all’esigenza di condividere database distribuiti di grandi dimensioni online e di disporre di strumenti collaborativi che caratterizzano i progetti di ricerca sulla genomica tra più centri di ricerca. Sono strutture basate su Ip che vanno dallo storage networking alle tecnologie di videocomunicazione, con una protezione proattiva dai rischi legati ai virus/worm. Queste stesse infrastrutture possono giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo della sanità digitale, caratterizzata dalla necessità di dare accesso alle informazioni più svariate legate al dato umano, ad esempio per attuare politiche di prevenzione analizzando le cronicità, oppure fornire, sull’intera catena del percorso diagnostico, informazioni sul paziente e, infine, riuscire a fornire a ogni singolo cittadino il proprio fascicolo sanitario personale in rete". Per il futuro del business BioIt, Poncet nutre una forte aspettativa che una porzione rilevante del fatturato possa essere generato dalla BioIt, ma l’esistenza della sola tecnologia non è condizione sufficiente per l’innovazione. Ci vogliono politiche di incentivazione e volontà di reingegnerizzare i processi".


Anche per Carlo Musacchio, responsabile area education e research di Sun Microsystems la BioIt è un settore di investimento strategico. Pure in Italia, dove la società intende intensificare i rapporti con il mondo della ricerca. In particolare con quelle realtà impegnate sull’ampio fronte della biologia computazionale, che si segmenta nelle aree della genomica, studio della struttura molecolare, ricerca farmaceutica, bioengineering, informatica clinica e medical imaging. A queste aree Sun indirizza hardware, software e servizi. La biologia computazionale, oltretutto, è uno specchio di come le cose oggi vadano affrontate in senso "comunitario", come attestano le attività del Computing Biology Interest Group costituito dalla società in seno ai propri centri di eccellenza.

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