Lucarelli: con l’Ict cresce anche la produttività

I dati italiani a confronto con gli altri Paesi. “In questi anni abbiamo perso molte opportunità”

La crescita degli investimenti Ict nelle imprese non deve trarre in inganno. Se guardiamo agli ultimi dieci anni,. Spiega il presidente di Assinform Ennio Lucarelli, si è investito sempre meno in Information technology “perdendo in questo modo molte opportunità”.


L’Italia è passata dall’1,5 all’1,7% negli ultimi dieci anni come incidenza della spesa Ict sul Pil, mentre nello stesso periodo Uk è andata dal 2,9 a 3,5% e il Giappone dal 2,4% al 3,4%. “Non abbiamo aumentato la capacità competitiva, anzi l’Ict non è stato considerato come elemento che facilita lo sviluppo del Paese”.

Prima degli ultimi governi, ha osservato il presidente di Assinform, non si faceva nulla per innovazione. Se ne è iniziato a parlare da Stanca (il ministro per l’Innovazione del precedente governo Berlusconi, ndr) in poi. Nicolais ha avuto vita troppo breve e adesso con Brunetta si vedono iniziative promettenti. A tutto questo si aggiunge la grossa presenza di offerta pubblica in particolare sulla domanda pubblica di Ict. Negli altri Paesi, continua Lucarelli da sempre molto critico sul fenomeno dell’in house, la domanda pubblica è di solito un traino per la crescita di imprese di tecnologia, ma qui è un traino per le aziende pubbliche.


E chi in questi anni ha investito di più in tecnologie informatiche – ha proseguito il presidente di Assinform – ha ottenuto anche importanti ritorni sulla produttività“. Tra il 2000 e il 2007, per Francia, Germania, Usa e Gran Bretagna la produttività è aumentata con ritmi a due cifre, fra il 7% e il 14%, sostenuta da una crescita cumulata degli investimenti Italtrettanto elevata, con tassi dell’ordine tra il 16% e il 38%. Nello stesso periodo la media europea di crescita della produttività è stato dell’8%, quella della spesa It intorno al 30%, mentre in Italia l’aumento della produttività non è riuscito a superare il 2%, a fronte di una crescita cumulata degli investimenti It poco sopra il 5%.


L’utilizzo dell’e-government al 17% contro media europea 30%, l’Internet banking al 12% contro 25% dell’Europa e l’e-commerce fermo al 2% contro l’11% dell’Europa a 27 sono gli altri dati forniti da Lucarelli che confermano un quadro a tinte fosche di un Paese dove oltre il 56% della popolazione è analfabeta dal punto di vista informatico.


Sono, questi, i segnali di un processo di digitalizzazione del Paese che avanza in modo frammentario e discontinuo, privo di una politica economica capace di puntare sull’It in termini strategici come invece è avvenuto e avviene in altri paesi, ha concluso Lucarelli.

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