L’open source porta le tecnologie sul piatto delle Pmi

I problemi sono gli stessi delle realtà strutturate, ma mancano i mezzi idonei per risolverli. L’adeguamento delle infrastrutture It, nelle medie aziende, passa sempre più spesso attraverso le soluzioni a sorgente libero. E la modernizzazione è stimolata dalle associazioni di categoria.

Le Piccole e medie imprese rappresentano l’ossatura portante del sistema produttivo italiano. Spesso proiettate sugli scenari competitivi internazionali, si trovano a dover affrontare, con strumenti spesso inadeguati, le stesse sfide delle grandi multinazionali. Le tecnologie informatiche, in questo scenario così turbolento, rappresentano il volano in grado di accelerare lo sviluppo del business delle Pmi. Un’infrastruttura It adeguata permette, infatti, non solo di migliorare la ricettività delle sfide che il mercato impone ma, soprattutto, di accelerare le risposte dell’organizzazione, in ottica propositiva e proattiva. La questione da affrontare è con quale nuovo modello di business questo può accadere, visto che quelli passati non si sono rivelati universalmente adeguati. Le Pmi, infatti, non possono affrontare né gli investimenti né i tempi normalmente richiesti dall’adozione di grandi suite Erp o Crm. L’obiettivo diventa quello di avere accesso a soluzioni che consentano di far crescere l’azienda, ma che siano acquistabili con investimenti inferiori a quelli tradizionali.

Soluzioni a valore aggiunto


Il software a sorgente libero offre l’opportunità di utilizzare soluzioni a valore aggiunto, a costi e tempi compatibili con i budget delle Pmi. Presuppone che il codice sia disponibile in rete a chiunque lo voglia scaricare, in modo gratuito e con modalità di utilizzo definite da chi ha creato l’applicativo. "Il basso costo di passaggio dall’uno all’altro fornitore di tecnologie open source – sottolinea Giuseppe Gigante, marketing manager di Novell – rende questo tipo di approccio la scelta ideale per le Piccole e medie imprese, che non possono permettersi costose sperimentazioni". La disponibilità del codice gratuito garantisce all’utente che non sarà mai legato a uno specifico produttore, perché sul mercato ve ne sono molti altri in grado di offrire servizi analoghi. Inoltre, il clente è tutelato sul fatto che il programma prescelto non sarà dismesso. Non vanno dimenticati, nella storia recente, i casi di soluzioni, anche molto note, scomparse dal mercato dall’oggi al domani. Investendo nell’open source, le Pmi non pagano più licenze d’uso ai produttori di programmi, ma soltanto i servizi che ricevono, mirati alle loro specifiche esigenze di business. "Un esercizio che spesso propongo – sostiene Gianni Vota, director di Sun Microsystems Italia e responsabile del progetto Erp open source, Job – è quello di vedere quanto si spende all’anno in licenze software e convertirlo in commesse di sviluppo per prodotti open source, quindi in investimenti a variazione di bilancio nulla. Questo permette di innestare un processo virtuoso. La commessa crea lavoro alla software house, la quale sviluppa una verticalizzazione o una soluzione idonea per la Pmi che, a sua volta, avrà un vantaggio competitivo sul mercato. Queste soluzioni, condivise poi all’interno della comunità di sviluppo open source, arricchiscono il prodotto a vantaggio di tutti. Il codice così distribuito verrà testato, modificato, corretto e sviluppato con tempi, garanzie e qualità non possibili per il software proprietario".

Benefici immediati


Abbassando drasticamente i costi di introduzione della tecnologia nelle Pmi, si possono adottare tutte quelle soluzioni che erano, prima, solo alla portata delle grandi aziende. "L’approccio open source – gli fa eco Gigante – è utile perché è realmente orientato all’ottimizzazione dei costi, il che non significa un risparmio nel senso stretto del termine, quanto una tutela nei confronti dell’azienda. Nel momento in cui l’impresa investe in It, ha l’esigenza di rendere stabili, performanti e utili le risorse. Gli investimenti devono rendere il più a lungo possibile. È altrettanto vero che questa resa è inversamente proporzionale al numero di tecnologie proprietarie che si hanno all’interno dell’infrastruttura, che possono diventare un giogo. Molto spesso le aziende rimangono vincolate alle tecnologie perché non hanno la possibilità di incrementare il loro rendimento, che è direttamente proporzionale alla capacità di integrarsi". Il fatto importante è che le soluzioni open source sono disponibili già oggi, testate e supportate, praticamente per qualsiasi ambito applicativo, dagli Erp ai database, dal data warehouse alla sicurezza, dal VoIp fino all’integrazione legacy. Tra le aree sulle quali gli investimenti in applicazioni aperte aumentano, anche da parte delle Pmi, i due manager non hanno dubbi. "La sicurezza non può che essere open source per definizione – conclude Vota -. Chiunque lavori in quest’ambito sa che un codice chiuso è in antitesi con il concetto stesso di sicurezza. Le applicazioni business sono quelle che, però, impattano maggiormente sullo sviluppo dell’azienda e sono quelle nelle quali il software a sorgente libero offre il maggior potenziale di sviluppo abbinato al più alto valore aggiunto".

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